L‘horror di Bloober Team, The Medium arriva anche su PS5, ecco la nostra recensione di questa nuova versione del gioco
A distanza di molti mesi dalla prima recensione di The Medium, quando ancora era un’esclusiva temporale per Xbox Series S/X, il titolo arriva ora anche su PlayStation 5, con alcune piccole novità legate soprattutto al sistema di controllo. Il titolo è stato sviluppato da Bloober Team, studio polacco che si sta sempre più specializzando in titoli horror dopo aver fatto uscire due capitoli di Layers of Fear chiaramente ispirati dal famoso P.T. creato da Hideo Kojima. Adesso il loro ambizioso horror next gen è finalmente giunto anche sulla nuova console Sony, andiamo a scoprire in questa recensione se l’esperienza di The Medium è cambiata molto rispetto a quanto visto pochi mesi fa nella nostra prima prova del titolo.
Due mondi in contatto
A livello di storia ci troviamo ovviamente di fronte allo stesso gioco, infatti nulla del gameplay o della trama è stato ritoccato in questa versione per PS5. La trama ruota intorno alla figura di Marianne, una giovane dotata di un dono molto particolare, infatti è in grado di vedere il mondo degli spiriti, cosa che viene splendidamente rappresentata dalle due versioni delle ambientazioni all’interno del gioco. Il giorno in cui muore il padre adottivo, Marianne riceve una chiamata che la spinge a recarsi nell’ormai abbandonato resort Niwa, spinta dalle rivelazioni di un uomo misterioso che dice di conoscerla.
Marianne inizierà quindi un viaggio nel suo passato, tra ricordi confusi e riaffiorati improvvisamente e altri che non le sembrano appartenere. In tutto questo, nel piano spirituale incontrerà anche una bambina che sembra volerla guidare nel suo viaggio. Non tutto quello che si trova nel mondo spirituale è amichevole però: Marianne si ritroverà a dover fuggire anche dalla temibile creatura chiamata “La Fauce”, un conglomerato di odio che si nutre di anime e che cerca per tutto il gioco di catturarla.
Enigmi tra le dimensioni – Recensione The Medium
The Medium è un’avventura a tinte horror basato molto sull’atmosfera e sugli enigmi. Il titolo non vuole spaventare a tutti i costi il giocatore, ma vuole fondamentalmente raccontare una storia con diversi sottotesti lasciati da analizzare poi al giocatore. Il punto centrale dell’esperienza è la dualità dei mondi con cui Marianne può interagire, fulcro del gameplay, dato che i tanti e interessanti enigmi presenti all’interno del gioco si basano soprattutto sull’agire sia nel piano materiale che in quello spirituale. Marianne potrà anche lasciare il suo corpo temporaneamente per agire principalmente in quello spirituale, stando attenti a non far durare troppo il distacco con il corpo materiale, pena la morte della protagonista.
Ci sono poi le fasi di fuga dalla Fauce, che sono indubbiamente le parti meno riuscite del gioco, in quanto basate su uno stealth troppo basilare e una progressione in stile trial and error che spesso è piuttosto tedioso. Tutto sommato le 10 ore circa che servono per finire l’avventura di Bloober Team sono piuttosto godibili e interessanti, soprattutto per la voglia di cercare di scoprire la verità dietro la trama. L’ispirazione tratta da Silent Hill è palese, ma nonostante ci troviamo di fronte a un horror piuttosto competente in quello che fa, siamo ancora lontani dalle impressionanti atmosfere del titolo Konami che ha ridefinito l’intero genere horror.
L’esperienza con il DualSense – Recensione The Medium
Per questa recensione abbiamo giocato la versione PS5 di The Medium, dove è stato subito chiaro come il DualSense sia stato ben implementato all’interno del gioco. Bloober Team è stato attento a calibrare le potenzialità del nuovo pad di PS5 per l’avventura di Marianne. Il feedback aptico riesce a calare il giocatore nell’atmosfera, ad esempio in alcune fasi in cui saremo circondati da una bolla protettiva per attraversare le aree invase dalle falene, sentiremo la massa di insetti sbattere contro la protezione in maniera molto convincente. I grilletti adattivi invece sfrutteranno la resistenza che sono in grado di generare per farvi sentire la carica di energia spirituale che Marianne è in grado di trasmettere.
Anche le sezioni di fuga guadagnano qualche punto grazie alla possibilità di gestire il respiro tramite i grilletti, tentando di trattenerlo per sfuggire alla temibile creatura al nostro inseguimento. Gli altoparlanti del pad poi renderanno l’esperienza ancora più immersiva emettendo alcuni suoni ambientali in alcuni punti specifici, mentre sarà anche possibile utilizzare il touchpad e i sensori di movimento per analizzare alcuni oggetti. Indubbiamente l’utilizzo del DualSense è la cosa che differenzia maggiormente il giocare The Medium su PS5 o su Xbox Series X.
L’aspetto grafico – Recensione The Medium
A livello tecnico l’esperienza non si discosta molto da quanto visto sulle console di casa Microsoft e su PC. Se nella versione iniziale di The Medium, appena iniziato a lavorare alla recensione, c’era un’inferiorità dovuta all’assenza del Ray Tracing sulla console Sony, con la patch 1.02 uscita pochi giorni dopo l’uscita del titolo, la situazione è cambiata, dato che adesso quest’opzione grafica è ora finalmente attiva. Il gioco è quindi ora molto più bello da vedere e senza grossi problemi che lo penalizzano a livello grafico rispetto alla controparte su console Microsoft.
Per il resto il titolo è una buona prova dal punto di vista grafico, specialmente grazie a una direzione artistica del team di sviluppo parecchio ispirata, ma non è ancora una grafica che fa davvero gridare al miracolo nonostante questo non sia un titolo cross gen. Nota finale per la colonna sonora, realizzata da due diversi compositori: Arkadiusz Reikowski e il leggendario Akira Yamaoka, autore delle colonne sonore di Silent Hill, che qui ha collaborato ad alcuni brani molto suggestivi.
Considerazioni finali
Arrivati alla fine di questa recensione dedicata alla versione PS5 di The Medium, possiamo dire che sostanzialmente il titolo ha ben poche differenze rispetto alla sua controparte vista mesi fa su console Xbox Series S/X e su PC. La differenza più grande è un buon utilizzo del DualSense, qui sfruttato per bene in tutte le sue caratteristiche principali. A livello grafico invece, nonostante la partenza con il piede sbagliato per l’assenza del Ray Tracing, gli sviluppatori si sono fatti perdonare inserendo l’opzione grafica con una patch, migliorando sia l’esperienza visiva che la stabilità del titolo.
Per il resto se avete già giocato The Medium su console Microsoft o PC non c’è veramente nessun motivo per cui dovreste giocarlo anche su PS5. Se invece lo stavate aspettando apposta per la console di casa Sony, sappiate che vi troverete di fronte a una buona avventura a tema horror, con una discreta storia e un gameplay interessante, ma senza gridare al capolavoro.
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Punti a favore
- Atmosfere ben fatte
- Storia interessante
- Il DualSense è sfruttato per bene
Punti a sfavore
- Sezioni di fuga e stealth poco riuscite
- A volte ritmo un po' lento
- Qualche difetto grafico minore
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