In questa recensione andremo ad analizzare i pregi e i difetti di El Shaddai: Ascension of the Metatron. Se questo titolo vi dice qualcosa, è del tutto normale: infatti il gioco è uscito originariamente poco più di 10 anni fa per Xbox 360 e PS3, e solo di recente è stato realizzato il porting per PC
Qualcuno di voi forse avrà memoria di El Shaddai: Ascension of the Metatron. Uscito originariamente nel 2011 per Xbox 360 e PS3, questo action molto particolare, nonostante non sia mai stato un grande successo commerciale, si distinse per la sua ambientazione e il suo stile grafico peculiarissimi, che ancora oggi fatichiamo a ritrovare negli altri titoli. L’opera di Ignition Entertainment e di Sawaki Takeyasu (già conosciuto per essere stato character designer del primo Devil May Cry e di Okami) non era un progetto ad alto budget, e perciò prestò il fianco ad alcune criticità che vennero contestate da quasi l’unanimità della stampa specializzata, condannando El Shaddai a rimanere nelle retrovie per lasciare spazio ad altri titoli di maggiore successo.
Ebbene, dopo 10 anni dalla release originale, il director Takeyasu e il suo nuovo studio di sviluppo Crim (con il quale aveva comprato i diritti del titolo pochi anni dopo la release) hanno deciso di portare El Shaddai: Ascension of the Metatron anche su Steam, permettendo a tanti nuovi giocatori di provare questo hack ‘n’ slash dallo stile più unico che raro. Perciò, come già detto prima, in questa recensione analizzeremo la versione PC di El Shaddai: Ascension of the Metatron, così da avere un parere tecnico sul porting. Riuscirà quindi il nostro Enoch a reggere il peso degli anni?
Un unicum mai replicato
Basta poco per accorgersi della particolarità di questo gioco, partendo anche solo dal titolo. Il termine “El Shaddai” infatti è uno dei nomi che si utilizzano nella tradizione ebraica per indicare Dio, e dando un’occhiata alla trama, ci rendiamo velocemente conto di quanto questo gioco sia legato alla tradizione giudaica. Ispirato infatti al libro apocrifo di Enoch, noi giocatori prenderemo i panni, appunto, di Enoch, un monaco guerriero incaricato da Dio di trovare i 7 angeli ribelli caduti sulla Terra, accusati di aver traviato gli umani, e di riportarli nel regno dei cieli prima che si scateni un diluvio universale che rischia di spazzare via l’umanità.
Ad accompagnarci nella nostra avventura ci saranno i 4 arcangeli Raffaele, Uriel, Gabriele e Michele, insieme a Lucifel, uno strano personaggio che si presenta vestito con camicia e pantaloni neri e che è sempre occupato a parlare al cellulare. Essendo El Shaddai un hack ‘n’ slash, la trama serve da pretesto per catapultarci in un mondo nel quale combatteremo contro innumerevoli nemici. Nonostante ciò, la narrazione può suscitare qualche perplessità, soprattutto nell’incipit: la scelta di raccontare gli eventi iniziali senza una spiegazione chiara e precisa sul nostro ruolo e sul nostro obbiettivo può confondere il giocatore, soprattutto magari se non è a conoscenza delle vicende narrate nel libro apocrifo. Arrivati a questo punto, procediamo nella nostra recensione di El Shaddai: Ascension of the Metatron parlando del porting per PC.
Una conversione solida ma povera – Recensione El Shaddai: Ascension of the Metatron
El Shaddai: Ascension of the Metatron ai tempi si distingueva per la sua grafica curata e il suo stile tanto peculiare quanto insolito. Chiaramente non ci si può aspettare che nel processo di conversione da console a PC venga migliorata la grafica o vengano aggiunte nuove feature, d’altronde non si tratta di una remastered o di un remake. Una cosa che però avrebbe potuto far piacere sarebbe stata la possibilità di modificare i settaggi grafici del gioco, siccome di solito sui giochi per PC è possibile farlo. In El Shaddai invece, prima di avviare il gioco ci viene offerta la possibilità di modificare alcune impostazioni, ma oltre alla risoluzione, all’aspect ratio e al v-sync non si può ritoccare nient’altro.
Detto ciò, c’è da dire comunque che questa build fatta per PC risulta solidissima, e non ha presentato (almeno nell’esperienza di chi sta recensendo) quasi nessun problema di natura tecnica. Il gioco infatti risulta essere fluidissimo, cosa che permette al giocatore di vivere le avventure di Enoch senza incappare in problemi che potrebbero rovinare l’esperienza. Nonostante l’assenza di impostazioni grafiche, potremo comunque goderci in maniera solida e fluida lo spettacolo visivo che è El Shaddai: Ascension of the Metatron, come vedremo più approfonditamente nel paragrafo che segue.
Stile grafico ed estetico – Recensione El Shaddai: Ascension of the Metatron
Come già accennato, lo stile grafico è uno degli aspetti che, ancora oggi, a 10 anni dalla release originale, è capace di meravigliare il giocatore. Egli si ritrova spettatore di un enorme quadro in movimento. Oltre alle scene dei combattimenti molto cinematografiche, possiamo trovare le ambientazioni dai colori più disparati, ognuna con la propria identità e memorabile a modo proprio. Tra i tanti combattimenti si intervallano anche sezioni di platform (sia in 3D sia in 2D a scorrimento laterale) molto standard e mai troppo difficili, grazie alle quali potremmo osservare gli ambienti che ci circondano, tanto strani quanto affascinanti.
Procedendo nella recensione di El Shaddai: Ascension of the Metatron, il gioco ovviamente non brilla per potenza tecnica, ma, come già accennato prima, si tratta una cosa normalissima per un porting di questa natura, e perciò non è il caso di annoverare questo fattore tra i difetti. Anche perché potremo notare, durante la nostra partita, un leggero cel-shading che sicuramente rende il risultato finale più godibile, permettendoci avere un’esperienza visivamente bizzarra ma decisamente spettacolare.
Menare umani e gli angeli – Recensione El Shaddai: Ascension of the Metatron
Parliamo adesso del nucleo dell’esperienza di El Shaddai: Ascension of the Metatron, ovvero del sistema di combattimento che ci accompagnerà per tutte la durata dell’opera. Esso si basa semplicemente sull’utilizzo di 4 tasti: c’è quello del salto, quello dell’attacco, quello della parata e quello per rubare e/o purificare le armi. Mentre la funzione dei primi 3 è intuitiva, dell’ultimo si parlerà in seguito. In generale, il sistema di combattimento si basa sull’utilizzo di un solo attacco che, messo in combinazione con gli altri tasti, può dar forma a delle combo molto basilari. Anche il timing di pressione dei tasti è importante: se tra un attacco e l’altro si aspetta qualche secondo, la combo messa a segno sarà diversa, proprio come succede, per esempio, nei Devil May Cry.
Avremo 3 armi a disposizione da utilizzare durante la nostra campagna, tutte dal design unico e peculiare. Queste armi le potremo trovare in giro per i livelli oppure rubare ai nostri nemici. Una volta in mano a Enoch, ognuna di queste armi va purificata con una certa frequenza, pena la diminuzione del danno inflitto dalla stessa. Come possiamo renderci conto che è arrivato il momento di purificare la propria arma? Nel gioco non è presente HUD, e perciò l’unico modo per accorgersene è guardare l’arma stessa (l’arma ha un colore di partenza bianco, per poi annerirsi sempre di più per ogni colpo andato a segno). Anche la vita del giocatore non è visibile tramite una barra, bensì tramite la sua armatura: man mano che perderemo vita, si steccheranno sempre più pezzi di armatura, finché non rimarremo quasi completamente nudi, e ciò vale anche per i nemici.
In generale, nonostante alcune idee siano assolutamente degne di lode (come il sistema della purificazione o la totale assenza di HUD), l’utilizzo di soli 4 tasti durante i combattimenti risulta inevitabilmente in un sistema blando e poco vario. Non essendo molte le combo da mettere a segno, spesso i combattimenti risulteranno monotoni e ripetitivi: se già ai tempi il gioco aveva ricevuto qualche critica sotto questo punto di vista, oggi risulterà ancora più noioso, soprattutto in confronto agli hack ‘n’ slash più moderni, il che è davvero un peccato date le potenzialità del titolo.
Verdetto finale
Mettendo insieme tutto quanto, in fin dei conti, il nostro giudizio non può che esser generalmente positivo. Salvo alcune piccole pecche, il gioco colpisce per la sua unicità nel raccontare vicende bibliche con questo stile estremamente stravagante, cosa che ha permesso all’autore di esprimere il proprio estro artistico al massimo delle sue potenzialità. Trattandosi di un hack ‘n’ slash votato all’azione però, c’è da dire che è veramente un peccato che non si possano spendere le stesse parole di elogio per il sistema di combattimento, che risulta poco approfondito fin dalle prime ore di gioco. Per quanto riguarda il lato tecnico, anche qua il giudizio sul porting per PC è positivo, in quanto il gioco gira fluidamente senza (quasi) nessun problema tecnico in vista.
Giunti quindi alla fine di questa recensione di El Shaddai: Ascension of the Metatron, la palla passa a voi. Che cosa ne pensate? Siete d’accordo con le opinioni espresse in questo articolo, o avete idee diverse riguardanti il gioco? Se non ci avete ancora giocato, la recensione ha suscitato il vostro interesse? Nell’attesa di una risposta, non ci resta che invitarvi a restare sintonizzati sulle pagine di tuttoteK per tutti gli aggiornamenti più importanti sul mondo videoludico. Se invece preferite comprare chiavi di gioco a prezzi scontati, potete farlo tramite questo link a Instant Gaming.
Punti a favore
- Graficamente datato ma ancora spettacolare
- La versione PC è solida e fluidissima
Punti a sfavore
- Il sistema di combattimento oggi risulta blando
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