In questa recensione parleremo del nuovo gioco di Heart Machine, Solar Ash, opera in cui ci si scontrerà con la malinconia scolpita dalla propria esistenza
Solar Ash è il nuovo titolo pubblicato da Annapurna Inteactive e sviluppato dallo studio indipendente Heart Machine, fondato ormai nel lontano 2013. Mentre Solar Ash risulta essere la loro prima opera costruita interamente in 3D, il team di sviluppo si era già prestato all’istituzione dell’universo in cui questo nuovo titolo è ambientato, con il loro gioco in pixel-art 2D Hyper Light Drifter.
Si può affermare come questi due titoli siano collegati da ben più di alcuni aspetti in comune, a partire per esempio dall’ambientazione post-apocalittica e dai colori sgargianti che caratterizzano l’estetica del mondo. In realtà, mentre le due opere appartengono allo stesso universo creativo, gli elementi del titolo originale stavolta sono stati riformulati e ricreati, per dare un senso di profondità e una fisica maggiormente dettagliata, cosa che era difficile ottenere con la creazione precedente.
Le marcate somiglianze che si possono individuare in Hyper Light Drifter e Solar Ash, anche nonostante l’evoluzione grafica che è stata donata a quest’ultimo, rendono inevitabile la comparazione tra i due giochi, soprattutto considerando come quello appena uscito non sia stato ideato come un sequel, ma un vero e proprio gioco a sé stante. In questa recensione, vedremo quale sarà il modo in cui Solar Ash riuscirà a distinguersi, per trovare un successo che possa rivaleggiare con quello ricevuto dal primo gioco dello studio indie.
Le aspirazioni verso il successo
Alx Preston, fondatore di Heart Machine, nel descrivere Solar Ash aveva accennato a diversi importanti titoli che hanno fatto da ispirazione in alcune meccaniche presenti nel gioco, nominando opere di grosso calibro come Shadow of The Colossus, Super Mario Galaxy e anche Jet Set Radio. Se non si avesse familiarità con questo suo nuovo titolo, o si fosse a digiuno di informazioni a riguardo, sarebbe normale avere non poche difficoltà nel capire cosa lo sviluppatore intendesse, ma tutto risulterà molto più chiaro una volta iniziato a giocare.
Alcune delle idee applicate nel gioco, inoltre, sembrano derivare anche da altri giochi indie che si sono fatti valere negli scorsi anni, citando come riferimento un gameplay simile ad Haven e uno stile visivo che richiama Furi; tuttavia, le vivide tonalità di colori neon in realtà sono presenti sin da Hyper Light Drifter. La nostra recensione di Solar Ash si aprirà partendo dall’inizio del gioco, introducendo quindi la protagonista Rei, una biotica dalle parvenze umane caratterizzata però da dei capelli costantemente ondeggianti, ed una pelle dal colorito luminoso.
Rei è una Voidrunner (tradotto con un dubbioso Staffetta del Vuoto in italiano), facente parte di un ordine che ha utilizzato una tecnologia antica ritrovata nel proprio pianeta natale, e che gli ha permesso di entrare nei buchi neri. Appartenendo ad una squadra addetta all’esplorazione di queste calamità spaziali, Rei avrà come obiettivo quello di salvare il proprio pianeta dalla distruzione, finendo con l’essere stata catapultata all’interno di un temibile buco nero denominato Ultravuoto, che ha sino a quel momento risucchiato in modo imparziale e impietoso qualunque pianeta e civiltà ad esso circostante.
L’imperscrutabilità del cielo – Recensione Solar Ash
Sarà necessario affermare nella nostra recensione come le possibilità di scoprire l’universo di Solar Ash siano una parte fondamentale per l’opera. Esplorando le varie aree che andremo ad aprire di volta in volta, esse ci porteranno ad approfondire le vicissitudini delle popolazioni eradicate, ed erroneamente ritenute da tempo scomparse. L’apprendimento di questa triste realtà motiverà sempre più la protagonista nel voler portare a termine la propria missione, in modo da evitare che anche la sua casa finisca in quest’oscuro e inquieto dimenticatoio.
Per portare a compimento questo suo obiettivo, sarà necessario sbarazzarsi del terrificante e sempre più minaccioso Buco Nero, andando quindi ad utilizzare lo Starseed, un gigantesco cannone posizionato nella prima zona sbloccata. Ad aggiungersi ai vari problemi da risolvere prima di eliminare il corpo celeste ci sarà anche la scomparsa dei compagni di Rei, giunti all’interno dell’Ultravuoto prima di lei, e la battaglia per difendere il pianeta natio che diventerà man mano più difficile che mai, dovendo affrontare da sola i grandi pericoli che intercorreranno costantemente lungo la strada.
Un universo ostile – Recensione Solar Ash
Questi pericoli saranno una parte onnipresente nell’Ultravuoto, luogo che non avrà alcuna esitazione nel difendersi. Ogni posto, spazio e fenditura pullulerà di entità oscure, dalla consistenza melmosa e catrameggiante, e che si occuperanno di proteggere il proprio ecosistema. Tra esse, vi saranno anche dei particolari nemici a guardia di ogni zona della mappa, le Remnants (Vestigia in italiano). Queste gigantesche creature saranno la principale causa d’intralcio al ripristino delle comunicazioni con le Intelligenze Artificiali chiamate Cyd, personaggi che allevieranno la sensazione di solitudine di Rei.
Esse la assisteranno nella sua missione fornendole slot per lo scudo, informazioni sulle vicende avvenute sino a quel momento, e la scannerizzazione della mappa per individuare i rapporti lasciati dai compagni della Voidrunner. Le Vestigia sono dei nemici che sembrano essere chiaramente ispirati a Shadow of the Colossus. Assumono dimensioni mastodontiche e possono essere di varie forme, come ad esempio quella di un drago-serpente, un uccello gigante, una balena o un enorme insetto, e possiedono un corpo in grado di raggiungere una temperatura elevatissima, capace di vaporizzarci all’istante.
Salire sulla loro groppa, per poi attaccarle in dei punti nervosi specifici, ci permetterà di rimuoverne parzialmente l’armatura, arrivando ad esporne il nucleo energetico e potendo infine abbatterle completamente. Poiché esse non saranno consapevoli della nostra presenza nell’area, per attirarle sarà necessario liberarsi di tutte le Anomalie nella zona, ulteriori esseri catramosi “spiaccicati” sopra delle superfici all’apparenza irraggiungibili.
Possibilità e modi d’esecuzione – Recensione Solar Ash
Portiamo adesso la nostra recensione verso uno degli aspetti più divertenti (anche se con delle potenzialità non sfruttate al meglio) che caratterizza Solar Ash, ovvero il gameplay. Il titolo appare sin da subito come un gioco esplorativo e al contempo un 3D platform, e Rei sarà in grado di muoversi molto rapidamente nell’ambientazione, grazie alla sua abilità di “pattinare” sulle superfici. Tenendo premuto un pulsante specifico, si potrà letteralmente sfrecciare nell’Ultravuoto, saltando su porzioni di terra e materiali vari sospesi nell’aria, lanciandosi da un dirupo all’altro usando un rampino, scattare e al contempo ammirare i maestosi panorami decadenti.
Il catrame residuo presente su delle pareti aiuterà anche a scalare eventuali punti troppo ostici da raggiungere solo con il salto, e nel frattempo si raccoglieranno delle gocce di plasma fucsia; questo sarà anche la ricompensa che verrà ottenuta una volta abbattute le Vestigia, e risulterà utile per acquistare dalle IA Cyd dei potenziamenti. Non saranno però necessari per ottenere nuove abilità: anzi, non ci saranno proprio abilità da dover sbloccare, all’infuori di quelle che verranno date dalle uniformi, suddivise in vari pezzi sparpagliati all’interno delle mappe.
Esse forniranno delle aggiunte passive alla protagonista, come la rigenerazione della salute o l’aumento della velocità. Il combattimento sembra essere uno degli aspetti meno curati se paragonato alla varietà data dal platforming, con una quantità di mosse limitata alla pressione di un unico tasto, da poter eventualmente combinare al rallentamento del tempo per poter mirare con precisione verso il punto in cui lanciarsi all’attacco. L’esecuzione del combattimento sarebbe dunque potuta essere resa più profonda. In più, anche le conseguenze che si avranno nel venire abbattuti dai nemici o morendo a causa di qualche salto troppo azzardato non risulteranno in alcun modo troppo influenti.
Ci ritroveremo semplicemente resuscitati, e a dover ripartire da un punto di salvataggio sulla quale siamo passati precedentemente, ripercorrendo quindi l’intero tragitto; fattore che a lungo andare risulterà piuttosto ripetitivo. Una buona parvenza di sfida si avrà però quando ci si troverà a dover buttare giù una Vestigia o un’anomalia prima che il contatto con essa ci incenerisca. Nel combattere i boss, pattinando di punto in punto in modo frenetico sul corpo di queste imponenti e oscure materie appiccicose, si dovrà tentare di eseguire le azioni il più rapidamente possibile, circumnavigando l’intera creatura entro pochi istanti.
Lo spazio infinito – Recensione Solar Ash
Ma come detto nella parte precedente della recensione, Solar Ash è comunque un titolo che, declinandone le potenzialità non utilizzate, vanta comunque una grande quantità di aspetti più che apprezzabili. All’interno del gioco sono presenti numerosi enigmi, non sempre facilmente risolvibili, che portano a dover esaminare con attenzione le strutture sulla quale andare poi a tracciare il proprio cammino per poter raggiungere un bersaglio specifico.
Tutto sommato, forse lo sfruttamento dell’ambientazione è uno dei maggiori punti di pregio di quest’opera: la mappa si presta ad un’esplorazione sempre variegata e in alcuni tratti verticalizzata all’estremo, in grado di “capovolgere” la gravità e di conseguenza la prospettiva del giocatore, finendo così con l’aprire a degli scenari che sembreranno sino a quel momento inediti, nonostante fossero già presenti all’interno della scena.
Dei ricordi effimeri – Recensione Solar Ash
In Solar Ash, la storia che si sviluppa viene raccontata non tanto attraverso i dialoghi, considerando come un buco nero risulti naturalmente piuttosto esiguo di esseri viventi, ma soprattutto mediante i vari file audio e note lasciate dalle persone che sono finite al suo interno. Raccogliendo queste registrazioni si comporrà un quadro completo dietro la scomparsa delle civiltà, e si svelerà la sorte che è toccata anche ai nostri compatrioti.
La fine di ogni esistenza sarà il nucleo tematico centrale dell’opera, e nonostante si tratti di una storia piuttosto lineare, spesso guarnita di definizioni fantascientifiche all’apparenza incomprensibili, durante l’avanzamento della trama e con l’esplorazione del empio mondo alieno si può percepire il velo di mistero che di volta in volta si solleva lentamente.
Le tragedie e la disperazione che va consumandosi all’interno dell’Ultravuoto viene accompagnata da un comparto sonoro che contribuisce ottimamente all’immersione nel gioco, donando un’atmosfera marcatamente sci-fi e sensazioni di inquietudine al punto giusto. Il compositore Richard Vreeland non è nuovo a questo genere di titoli, ed aveva già contribuito al gioco da cui è stato generato poi Solar Ash, cioè Hyper Light Drifter.
L’elemento ludo-visivo – Recensione Solar Ash
Parlando degli aspetti visivi di Solar Ash, nella nostra recensione non possiamo fare altro che esprimerci in modo estremamente positivo. La direzione artistica delle visual, con dei luminosi colori caldi e freddi ricalcati in stile neon, fa da supporto più che ottimale alle texture dalle definizioni minimali. Questo genere di colorazione dona allo spazio una rappresentazione surreale ed affascinante. I vari biomi che si andranno ad esplorare portano ulteriore variazione allo scenario, passando da lande verdastre o rosseggianti, piene di acido o lava, montagne coperte di violacee foreste di funghi giganti, grotte buie illuminate solo dal nostro passaggio, pianure dai verdi vibranti e celestiali città sospese nello spazio.
La telecamera del gioco è forse un secondo punto sulla quale vogliamo maggiormente esprimere le nostre perplessità. Essa non risulta facilmente gestibile in alcuni frangenti, e spesso quando sarà il momento di alterare rapidamente il nostro “piano di prospettiva” finiremo quasi sempre con il sentirci momentaneamente disorientati. Questo fattore potrebbe anche essere stato fatto di proposito per dare un’esperienza che impressioni ulteriormente il giocatore, ma rimane comunque difficile abituarsi e non risulta tanto efficace quanto può accadere, per esempio, con un gioco come Gravity Rush.
La fine del Cosmo, e la nostra
Concludendo la nostra recensione, possiamo dire che ne è valsa la pena di aspettare quei due mesi in più presi dallo studio Heart Machine per migliorare Solar Ash. L’unico bug che è stato riscontrato si è presentato mentre ci siamo ritrovati a cadere in eterno da una piattaforma, bloccandoci in un’infinita discesa nel vuoto cosmico. Per il resto, Solar Ash ha girato in modo fluidissimo su PC. Alx Preston ha voluto creare un’evoluzione significativa del suo titolo di punta Hyper Light Drifter, e stavolta la narrativa non si concentrerà più sulle esperienze personali.
In Solar Ash, la trama sarà ombreggiata da un costante alone di ignoto, mentre si procederà a scoperchiarne alcune delle tematiche più comuni a tutti, come il desiderio di rimanere ricordati, la volontà di andare avanti a tutti i costi, la disperazione nella solitudine che viene generata da una verità ineludibile. Con Solar Ash, Heart Machine ha potuto sfruttare tutte le idee inserite nel titolo madre, per infonderle all’interno di un’ammaliante struttura tridimensionale e dai connotati unici. Le funzionalità prese dagli altri giochi più famosi vanno ad elevare l’esperienza, risultando qualcosa di molto più profondo di una semplice e raffazzonata scopiazzatura.
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Punti a favore
- Storia interessante e sorprendente
- Solido world building
- Stile artistico eccellente
- Gameplay piacevole e divertente
Punti a sfavore
- Combattimento poco sviluppato
- Telecamera a tratti disorientante
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