Il 2022 si è chiuso con uno dei film più attesi dell’anno, ovvero Avatar: la via dell’acqua, di cui riporteremo la recensione.
TITOLO ORIGINALE: Avatar: The Way of Water. GENERE: Avventura, Azione, Fantascienza. NAZIONE: USA. REGIA: James Cameron. CAST: Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang. DURATA: 190 minuti. DISTRIBUTORE: Walt Disney Studios Motion Pictures. PRODUTTORE: James Cameron, Jon Landau. USCITA CINEMA: 17/12/2022.
Dopo aver atteso 13 anni, ecco che è arrivato il seguito di Avatar, una pellicola avvincente e riflessiva, che ha regalato ulteriori effetti speciali, raccontando una storia diversa, con molti altri personaggi. Trama interessante che ha portato moltissimi spettatori nelle sale dei vari Cinema, sia per curiosità, sia per soddisfare la lunghissima attesa. Aspettative molto alte che sono state – nel complesso – rispettate. Di seguito, la recensione di Avatar: la via dell’acqua, sequel di Avatar.
La trama del film | Recensione Avatar: la via dell’acqua
Dal 2009 al 2022, catapultati in un’altra era di Pandora. I protagonisti sono sempre loro, Jake Sully e Neytiri. I due, nel corso degli anni, hanno messo su famiglia e, insieme ai loro figli, conducono una vita piacevole, all’interno del proprio villaggio, ricoprendo un ruolo molto importante. I due, di fatto, guidano il popolo. La lotta contro gli umani, però, non è ancora terminata. Si ripresenta, infatti, sulla loro strada il colonnello che, proprio al termine del primo film, fu sconfitto dalla coppia, perdendo la vita. Rinascerà proprio come Avatar, in cerca di vendetta.
Per questo la famiglia Sully si ritroverà ad affrontare un nuovo scontro e, insieme a loro, prima il proprio popolo e poi un’altra popolazione, cambiando completamente ambiente. I due non dovranno soltanto badare ai propri figli ma dovranno fare i conti anche con i primi conflitti coniugali, causati da un’educazione – e una visione del mondo – differente. Per ottenere la sopravvivenza, saranno molte le perdite e le rinunce, che lacereranno il cuore dei protagonisti e dei tanti Avatar coinvolti.
I temi affrontati | Recensione Avatar: la via dell’acqua
Tra i diversi temi affrontati in Avatar: la via dell’acqua, i principali sono sicuramente quello sulla famiglia e sulla natura, sull’ambiente. Ad unirsi ai personaggi principali ci sono i membri della loro famiglia, ovvero Lo’Ak, Neteyam e Tuk; a questi si aggiunge Kiri, la figlia di Grace. Da menzionare Spider, umano che vive a Pandora, figlio del colonnello morto.
A causa di una ripresa della lotta contro gli umani, Sully e la sua famiglia sono costretti a scappare, contro la volontà di sua moglie. Chiedono riparo al clan dei Metkayina, che si trova sulla barriera corallina, guidato da Tonowari e Ronal. Sully e Neytiri, passati da capi a “semplici” abitanti di una nuova realtà, devono dunque imparare a rispettare nuove regole e nuovi stili di vita, tipo quello di rispettare l’ambiente marino, facendo di flora e fauna un ulteriore punto di appoggio e di forza.
Il tema dell’adattamento ad una nuova realtà appare evidente, visto che i figli dei protagonisti – spesso molto anarchici – devono fare i conti con le gerarchie del nuovo clan e non mancheranno i momenti in cui si cacceranno nei guai. A questo elemento si lega quello famigliare, visto che Jake Sully si ritrova a coprire due ruoli: quello di marito e capo (sullo sfondo patriarcale) che ha la meglio sulla moglie e decide per tutti; e quello di padre che, consapevole della difficile situazione, inizialmente non riesce a comprendere il punto di vista dei propri figli, a causa di un’impostazione militare. Solo nel corso del film questo suo lato severo comincia a sgretolarsi, aprendosi maggiormente – verso il finale – ad una interazione molto più emotiva e sentimentale nei confronti dei propri figli, alla ricerca di se stessi.
Il rispetto per la natura e gli animali | Recensione Avatar: la via dell’acqua
Al centro di tutta la storia c’è il rispetto per la natura – in primis – e per gli animali, visti come amici fidati e vere e proprie guide per il mondo di Pandora e per i vari clan. Il rispetto è tanto elevato (e reciproco) da mettere in difficoltà lo spettatore, costretto a interrogarsi – e per certi versi rimproverarsi – sulla poca attenzione rivolta al proprio mondo. Non è un caso che ci si soffermi sull’acqua, visto che mari e oceani sono quasi del tutto ancora sconosciuti all’uomo.
L’attaccamento alla flora e alla fauna è una caratteristica principale di ogni Avatar. In questo caso, animali di riferimento sono i Tulkun, legati ognuno al proprio avatar, attraverso un rapporto quasi fraterno e indissolubile. La lotta con gli umani porterà alla perdita di moltissimi animali, colpiti quasi come segno di sfida e, dunque, sacrificati per una causa più grande, ma evitabile. Stessa condizione la si vive con le tribù e il luogo in cui vivono, visto che molti clan subiscono le angherie degli antagonisti, i quali bruciano tutto il territorio alla ricerca di Jake Sully e Neytiri.
Il dolore per la perdita dei Tulkun causerà una battaglia ancora più grande, che vedrà coinvolti anche i Metkayina, pronti a vendicare i propri amici.
In conclusione
In conclusione, la recensione di Avatar: la via dell’acqua è positiva. Sebbene i temi affrontati siano ormai all’ordine del giorno, non è scontato lasci uno spunto di riflessione chiaro e coerente: gli ideali della famiglia e il rispetto per l’ambiente che ci circonda.
La trama, non sempre lineare, è comunque ben compensata dagli effetti speciali e dalla costruzione di un mondo completamente nuovo (quello dei Metkayna) e dall’aggiunta dei nuovi arrivati, i rispettivi figli.
Finale, per certi versi, a sorpresa, che a tutti gli effetti anticipa il susseguirsi di questa saga, che non sembra James Cameron voglia concludere. Il successo era quasi annunciato, visto il grandissimo riscontro del primo film.
Una pellicola che ha comunque rispettato le attese e che lascia la curiosità per il seguito.
Punti a favore
- Effetti speciali
- Temi affrontati
- Rispetto per la natura e per gli animali
Punti a sfavore
- Trama non del tutto lineare
- Un utilizzo eccessivo di termini troppo adolescenziali
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