Dopo una lunga attesa è finalmente arrivato Far Cry 6 e siamo pronti ad analizzarlo in tutte le sue sfaccettature in questa nostra recensione della versione PS5
Il concetto di rivoluzione ha delle radici storico sociali complesse, variegate e ben diversificate. Nel corso della storia ci sono state tante rivoluzioni e tante rivoluzioni sono in atto ancora oggi. Ciò che le rende affascinanti è la capacità, oltre che il coraggio e la forza, di battersi, lottare e dare la vita per un senso di giustizia che supera qualsiasi finitudine. I protagonisti, poi, di queste rivoluzioni, portano sulle proprie spalle un peso non indifferente.
Un peso che li renderà protagonisti, ancora una volta, anche di rivoluzioni future, a cui non potranno prendere parte perché già morti e, infine, un peso che li renderà eroi per sempre. Ubisoft aveva già flirtato con il concetto di rivoluzione con Watch Dogs Legion ma è con Far Cry 6, titolo che analizzeremo in questa recensione, che si è finalmente celebrato questo matrimonio. Un matrimonio complesso da analizzare, non esente da difetti ma sicuramente in grado di appassionare chiunque provi a mettere il dito fra moglie e marito.
Si parte dalle certezze
Tutti i titoli della saga di Far Cry hanno un minimo comune denominatore. O meglio, ne hanno diversi. A partire da una componente narrativa molto forte e, lo diciamo fin da subito, ottimamente strutturata (anche in questo sesto capitolo), una mappa aperta completamente esplorabile, un arsenale di armi e veicoli, oltre che di velivoli, decisamente ampio e un pizzico (forse anche un po’ più di un pizzico) di follia. Tutto ciò, nel tempo, ha creato un vero e proprio ecosistema facilmente riconoscibile e associabile non solo ad Ubisoft ma proprio alla saga di Far Cry.
Si è parlato, nel corso degli anni, di Open World alla Ubisoft e questo, a nostro avviso, non va assolutamente considerato come un aspetto banale e/o secondario. Con questo intendiamo dire che, sempre a nostro avviso, l’idea di offrire un prodotto ben identificato è sicuramente positiva ma, allo stesso tempo, poi, bisogna entrare in quel prodotto e verificare i vari elementi di crescita e sviluppo presenti. Dunque, partiremo da quelle che sono le certezze di questo Far Cry 6 nell’analisi che faremo in questa nostra recensione e tenteremo, certezza dopo certezza, di smembrare le varie componenti, esaminando pezzo per pezzo tutta quella che è l’opera completa.
“Ehi, ma è Gus Fring!” – Recensione Far Cry 6
Il senso di stupore prodotto dalla presenza di Giancarlo Esposito ha accompagnato tutti quando venne mostrato per la prima volta il teaser trailer di questo Far Cry 6. Senso di stupore accompagnato poi da una vagonata di hype. Hype giustificato ampiamente proprio da una di quelle certezze che poc’anzi abbiamo citato. In ogni capitolo della saga di Far Cry, un elemento ricorrente relativo alla narrazione è sempre stato la presenza di un villain dalla fortissima personalità.
Collegare dunque, la capacità di scrittura di un villain di alto livello dimostrata da Ubisoft nei precedenti capitoli e le capacità di Giancarlo Esposito (che tutti conosceranno, tra le altre, per l’interpretazione di Gus Fring in Breaking Bad), ci ha fin da subito dato la sicurezza di avere tra le mani, una volta uscito, un prodotto – almeno dal punto di vista narrativo – di altissima qualità. Così infatti è. Far Cry 6, narrativamente, non ha nulla da invidiare ai precedenti titoli della serie e Giancarlo Esposito, o meglio, Antòn Castillo, è un villain molto molto convincente.
Capo del governo dittatoriale dell’isola di Yara, un’isola caraibica che da anni vive un embargo imposto dai vicini Stati Uniti d’America (qualcuno ha detto Cuba?), El Presidente ha l’obiettivo di far emergere tutto lo splendore dell’isola, attuando però una politica reazionaria e violenta, oltre che utilizzando un vero e proprio veleno (il Viviro) per massimizzare la produzione del tabacco (principale merce d’esportazione dell’isola).
La figura di Castillo, però, verrà anche analizzata dal punto di vista del rapporto con il figlio Diego. Le cut-scene con protagonisti entrambi saranno un vero e proprio fiore all’occhiello. La nostra rivoluzione, portata avanti da Dani Rojas (protagonista) ed altri personaggi che incontreremo lungo il nostro cammino, si andrà a scontrare con la forza militare del Presidente Castillo. Un contesto al contempo semplice ma dettagliato quanto basta per rendere la nostra avventura quanto più coinvolgente possibile.
L’isola di Yara – Recensione Far Cry 6
Mai come in Far Cry 6, la narrazione si pone al servizio del gameplay e dell’esplorazione dell’isola. L’isola di Yara si presenta chiaramente con una struttura open world e con un’ambientazione tropicale, molto vicina a Far Cry 3. L’isola è, altrettanto chiaramente, completamente esplorabile e per farlo potremo servirci di diversi mezzi di trasporto: auto, aerei, elicotteri, barche e chi più ne ha più ne metta… e ricordatevi di mettere anche i cavalli! In questo Far Cry 6, infatti, avremo a disposizione anche i cavalli da poter cavalcare e con cui poter esplorare l’isola che si sviluppa sia in orizzontale che in verticale.
Molto interessante la gestione degli ambienti che variano leggermente da regione a regione e, soprattutto, risulta molto interessante la diversificazione fra le aree più naturali e le cittadine che potremo esplorare, a loro volta molto ben caratterizzate e realizzate. Tra i vari “mezzi” di trasporto che non abbiamo citato va segnalato il viaggio rapido. Anche qui, il viaggio rapido è ormai una feature ovvia in qualsivoglia open world. In questo caso, però, ci teniamo a sottolineare la presenza del viaggio rapido perché ci aiuta ad introdurre una meccanica direttamente collegata.
Il viaggio rapido si sbloccherà una volta arrivati al primissimo accampamento (o campo di guerriglia). Tutta la nostra esperienza all’interno dell’isola di Yara si svilupperà, di regione in regione, tramite la conoscenza di diversi personaggi, rivoluzionari affiliati a Libertad, il movimento di cui anche Noi faremo parte. Personaggi tutti ben caratterizzati e che daranno il via a diverse sotto trame che porteranno all’abbattimento di diversi “boss” per poi arrivare, infine, ad El Presidente.
La qualità della scrittura dei singoli personaggi è eccelsa e grazie ad essi (e non solo) saremo in grado di esplorare Yara in lungo e in largo. Ogni campo di guerriglia, dunque, ci farà vivere delle storie secondarie e non, sulla scia di quanto fatto da Bend Studio con Days Gone. Inoltre, sarà possibile sviluppare e far evolvere ogni campo, andando ad aggiungere, in maniera decisamente meno invasiva, una meccanica già vista in Far Cry New Dawn.
Da New Dawn a… – Recensione Far Cry 6
Esattamente qualche lettera fa, nel corso di questa nostra recensione di Far Cry 6, abbiamo citato Far Cry New Dawn, titolo uscito in seguito al quinto capitolo della saga e che aveva diviso molto l’utenza e i fan più appassionati per l’introduzione di un sistema a livelli. Questa componente, in Far Cry 6, non c’è… o meglio, c’è, ma come nel caso dello sviluppo dei campi di guerriglia, viene posta in maniera davvero poco invasiva.
Avremo a che fare con uno sviluppo del personaggio che, in base all’esperienza raccolta, salirà di grado e, inoltre, avremo a che fare con missioni e situazioni facilmente affrontabili o meno, proprio in base al grado. Parliamo, dunque, di gradi consigliati che, in un certo senso, nell’economia del titolo sono accettabili, soprattutto considerando la strada che Ubisoft aveva deciso di intraprendere proprio con New Dawn. Su questa scia risulta chiaro come l’esplorazione dell’isola di Yara sia sì libera ma, allo stesso tempo, anche abbastanza guidata.
A offrire ulteriore linfa all’esplorazione vi sono le attività secondarie: molteplici e interessanti come la pesca, le zone di caccia, i gran premi, la raccolta di materiali all’interno di casse FND e casse Libertad (fondamentali nell’ottica del sistema di crafting delle armi), gli attacchi alle carovane militari, la raccolta di galli da utilizzare nelle battaglie fra galli all’interno dei campi (al PETA non piace Ubis…questo elemento) ecc…
Non mancheranno i classici avamposti o le classiche aree da liberare. Introdotti, in questo Far Cry 6, i posti di blocco, che saranno strutturati come dei mini avamposti che, una volta conquistati, permetteranno una navigabilità via terra molto più semplice. Così come la distruzione dei cannoni antiaerei permetterà una navigabilità aerea (ed eventualmente un supporto aereo) più agevole.
Una struttura ben collaudata… forse troppo – Recensione Far Cry 6
Come abbiamo già accennato nel corso di questa nostra recensione di Far Cry 6, dal punto di vista della struttura open world, Ubisoft e in particolar modo la saga di Far Cry – principalmente con l’iconico terzo capitolo – hanno fatto scuola. In molti hanno imitato il modello offerto da Ubisoft nel corso degli anni. Riproporlo in questo Far Cry 6 non è sbagliato ma, allo stesso tempo, risulta poco coraggioso oltre che una vera e propria occasione mancata. Chiariamo un aspetto: se siete fan della saga o se semplicemente questa struttura open world vi piace e vi soddisfa, avrete di che essere soddisfatti anche giocando a questo titolo.
Il punto della questione, però, non risiede tanto nella struttura, quanto nell’incapacità o nella paura di uscire da questa zona di comfort. Una zona di comfort dettata forse dal nome del brand su cui non è così semplice andare a sperimentare? (New Dawn, per l’appunto) Probabile. A noi, però, tocca l’analisi del prodotto che è e non di quello che potrebbe essere. Far Cry 6 è un prodotto solido, godibile ma che non innova. L’unico elemento di novità, che abbiamo apprezzato, risiede nella diversificazione dei nemici. Avremo nemici vulnerabili a diverse tipologie di proiettili e colpi.
Starà a noi, dunque, tramite un ottimo ed intuitivo sistema di crafting delle armi, equipaggiarci a dovere per fare più o meno male ai nemici che ci toccherà affrontare. Sempre rimanendo in tema di “struttura”, tutte le missioni risulteranno essere un po’ ripetitive con pretesti diversi ma, fondamentalmente, azioni sempre uguali o molto simili da effettuare. Il tutto verrà condito da un ottimo shooting, per nulla legnoso e molto godibile pad alla mano e un arsenale infinito di armi. Dalle classiche pistole a delle sparadischi, fucili d’assalto, shotgun, fucili da cecchino e, mai come ora, chi più ne ha più ne metta. Interessante anche l’introduzione del Supremo.
Uno zaino, o meglio, diversi zaini, che avremo la possibilità di scegliere e che ci potranno offrire un ottimo vantaggio in combattimento. Si passa dal Supremo in grado di sparare dei missili, al Supremo in grado di massimizzare le vostre cure e ancora al Supremo in grado di avvelenare tutti i nemici circostanti. Un condimento molto ricco da cui emerge anche la presenza degli Amigos, dei pet con peculiari caratteristiche da portare in missione (se si vuole) ed emerge, però, anche qualche nota stonata. Su tutte un’intelligenza artificiale dei nemici e degli NPC amici non al livello.
In che anno siamo? – Recensione Far Cry 6
“Dove crede che siamo?” Disse il buon JD al dottor Cox in quella perla che è il quattordicesimo episodio della terza stagione di Scrubs. “In che anno siamo?” Invece è la domanda che qualcuno, legittimamente, potrebbe porsi una volta avviato Far Cry 6. Parlare del comparto tecnico di questo gioco non è semplice e, mantenendo l’impostazione precedente del: “Parleremo del prodotto che è e non che sarebbe potuto essere”, ci tocca dire che, nonostante l’impatto d’insieme – dal punto di vista grafico – sia apprezzabile, riteniamo Far Cry 6 un titolo graficamente mediocre.
Considerando che la nostra prova è avvenuta su PS5 e che siamo ormai ad un anno dall’uscita della nuova generazione di console, ci aspettavamo, almeno su next gen, un qualcosa di diverso. Molti dei “problemi” legati alla grafica di questo titolo risiedono nello stile adottato e, in particolar modo, nell’utilizzo di texture che poco si differenziano dal quinto capitolo datato 2018 e nell’utilizzo di modelli dei personaggi davvero deludenti.
Ciò è un peccato se si considera l’ottimo lavoro fatto con la scrittura di questi stessi personaggi, con la regia esemplare con cui sono state strutturate le varie cut-scene e con la totale assenza, al contempo, di animazioni facciali convincenti. Giancarlo Esposito aka Antòn Castillo aka El Presidente risulta credibile nonostante il lavoro, non all’altezza, effettuato sul suo modello. Chapeau alla performance attoriale. Il frame rate risulta molto stabile (almeno). Presente qualche bug ma, a dirla tutta, ci aspettavamo anche qualcosa in più da questo punti di vista.
Manca il doppiaggio italiano ma, a nostro avviso, questo non è considerabile un reale problema, soprattutto tenendo conto dell’ottimo doppiaggio inglese e dell’apprezzabilissimo accento ispanico (con l’aggiunta di termini in spagnolo) con cui i personaggi sono stati doppiati. Nota assolutamente di merito per quanto riguarda il comparto audio. Sia per quanto riguarda i suoni delle armi e delle esplosioni che le musiche di sottofondo, e sia per quanto riguarda le canzoni che il nostro o la nostra Dani si divertirà a canticchiare durante i viaggi in auto.
Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso
Con questa frase vogliamo concludere la nostra recensione di Far Cry 6. Una frase che ci invita a riflettere su tanti aspetti e che può facilmente adattarsi a quel contesto videoludico che è Far Cry 6. Una frase che esprime l’anima rivoluzionaria di cui è impregnata l’eccellente narrazione di questo titolo ma che, allo stesso tempo, punta un po’ il dito su chi non ha troppa voglia di spostarsi dalla propria zona di comfort. Un po’ quello che è successo ad Ubisoft che ha offerto un prodotto ed un’opera sicuramente godibili, sicuramente apprezzabili ma…
Ed è proprio il senso del più classico dei “ma”, individuabile in un comparto grafico non all’altezza della generazione, in una struttura un po’ stantia e in una serie di dettagli poco curati (come l’inspiegabile assenza del salvataggio manuale) che impossibilitano questo Far Cry 6 ad essere il migliore della sua stirpe.
Fateci sapere se avete giocato questo titolo che ricordiamo essere disponibile per console PlayStation, Xbox, PC, Google Stadia e Amazon Luna dal 7 ottobre. Rimanete sintonizzati su tuttoteK per ulteriori novità e aggiornamenti. Qualora, invece, vogliate acquistare qualche videogame a prezzo scontato, date un’occhiata ad Instant Gaming.
Punti a favore
- Narrazione e scrittura dei personaggi ottime
- Giancarlo Esposito è un villain straordinario
- Shooting molto godibile
- Comparto audio eccellente
- Yara è molto divertente da esplorare
Punti a sfavore
- Missioni un po' ripetitive
- Intelligenza artificiale dei nemici (e degli amici) non all'altezza
- Modelli dei personaggi e grafica non al passo con l'attuale generazione
- Manca il salvataggio manuale
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