Ecco la nostra recensione del nuovo film di Gianni Amelio: Hammamet. Il film racconta gli ultimi anni del famoso politico italiano Bettino Craxi che per decise di trasferirsi in Tunisia dopo l’inchiesta Mani Pulite nel 1999. Ci avrà convinti? Scopriamolo insieme
TITOLO ORIGINALE: Hammamet. GENERE: biografico. NAZIONE: Italia. REGIA: Gianni Amelio. CAST: Pierfrancesco Favino, Livia Rossi, Luca Filippi, Claudia Gerini. DURATA: 126 min. DISTRIBUTORE: 01 Distribution. USCITA CINEMA: 09/01/2020.
Favino trasformato salva il film di Gianni Amelio | Recensione Hammamet
Siamo alla fine del secolo scorso, Craxi caduto in rovina a seguito dell’inchiesta Mani Pulite si ritira ad Hammamet con la sua famiglia. Malato e solo, vive momenti di sconforto e nostalgia per gli anni d’oro della sua politica in Italia. Additato dai suoi connazionali come “ladro, il ladro più fituso che abbiamo mai avuto” viene detto da un turista nel film. Una famiglia a volte fin troppo presente, a partire dalla figlia e un vecchio amico che in qualche modo torna a tormentare i suoi ultimi mesi di vita.
Craxi come non lo avete mai visto | Recensione Hammamet
Hammamet non è ciò che ci si aspetta. Dimenticate i film politici o biografici classici, quello di Gianni Amelio è una sorta di epitaffio a colui che è stato un uomo, un padre, un marito e un amico solo dopo aver smesso di essere un politico. Il forte contrasto cromatico che si crea fra l’inizio in cui viene mostrata l’assemblea del PSI presso l’Ansaldo di Milano, accompagnato da il rosso socialista con tanto di garofani all’occhiello, con il bianco e il grigio di Hammamet sono sicuramente simbolici di una vita passata in mezzo alla passione e al lavoro con il ritiro, quasi silenzioso di un uomo ormai in rovina.
Non è un film che si schiera, è un film che porta a galla ciò che qualsiasi uomo giusto o meno è durante l’autunno della propria vita: umano. Da forte capo a decadente. Craxi come non è mai stato raccontato, al di là delle condanne e delle telecamere. Pierfrancesco Favino non si limita ad interpretare Craxi, Favino diventa Craxi tanto da essere praticamente irriconoscibile per tutta la durata del film. Voce, movenze, intenzione, pathos, tutta la bravura di uno dei migliori attori del panorama mondiale al servizio del regista Gianni Amelio rendono il protagonista assolutamente perfetto e catalizzante di tutta l’attenzione dello spettatore.
Non basta il protagonista a soddisfare completamente | Recensione Hammamet
Veniamo alle note dolenti. Il film per quanto interessante e “inedito” degli ultimi mesi di vita del Presidente, come viene chiamato per tutto il film, risulta in alcune parti un po’ lento e con qualche pecca nella sceneggiatura. Ci sono passaggi, soprattutto quando Favino non è in scena, che sembrano non avere molto senso nel fine ultimo del film. In particolare l’attrice che interpreta la figlia del protagonista, Livia Rossi, manca nel catturare lo spettatore. Piuttosto, carica talvolta troppo le proprie espressioni di preoccupazione e angoscia. Il risultato è quello di rendere a volte pesante la visione, inficiando sulla resa finale del film.
Menzione d’onore va senza dubbio al trucco e ai costumi che hanno reso il film non solo credibile ma anche uno dei migliori sotto questo punto di vista degli ultimi anni nel panorama non solo italiano, ma anche mondiale. Basti pensare che Pierfrancesco Favino veniva truccato la sera prima per le riprese del giorno seguente, il che significa che protesi e trucco erano create per reggere alla notte e ad eventuali imprevisti: magnifici.
La fotografia è eccellente, gli scorci tunisini regalano attimi suggestivi e abbracciano in modo avvolgente un uomo in decadenza. Le musiche sono misurate e talvolta raccontano lati inediti della storia, come il momento in cui Craxi canta “Garibaldi fu ferito” scoprendo una sorta di passione dello stesso per la storia di Garibaldi e dei Mille. Passione ripresa anche nell’appellarsi alla figlia come Anita e non Stefania. Anche i momenti di silenzio sembrano parlare, così come gli sguardi nei primi piani.
Luci e ombre di un uomo mai dimenticato
Ciò che viene fuori dopo la visione di Hammemet è il ritratto di un uomo che per tutta la vita ha ha indossato una maschera per rimanere leader fermo e di riferimento ma che, dopo aver perduto ciò che di più caro aveva, è quasi un involucro vuoto di dolore e nostalgia. Scatti d’ira e amore per i nipoti si intervallano come la riconoscenza e l’insofferenza verso i suoi figli. La predilezione per la figlia a discapito del figlio che sembra non saper prendere le redini politiche di un’Italia ormai in mano ad altre figure di spicco quali Berlusconi e Andreotti.
La cosa che lascia perplessi ma in parte affascina è che non vengano mai fatti nomi e cognomi. Tutti hanno appellativi o ruoli con i quali vengono identificati: Presidente, Giudice, Democristiano. Il film non si sofferma sull’identità ma sull’essenza di un uomo .
Un piccolo passo falso del film è legato al personaggio di Fausto, figlio di un amico e compagno di partito di Craxi, interpretato da Luca Filippi. Il giovane attore è forse ancora un po’ acerbo, e nella recitazione sfigura se confrontato con Favino. Il personaggio in sé di Fausto potrebbe, invece, sembrare “di troppo”, quasi a rimanere lì sospeso in un ruolo marginale e allo stesso tempo ridondante, che di fatto non porta ad alcuna svolta nella trama.
Se vi piace il genere non perdetevi la recensione de Il Traditore con protagonista sempre il fantastico Pierfrancesco Favino.
Punti a favore
- Pierfrancesco Favino incredibile
- Storia originale
- Fotografia eccellente
Punti a sfavore
- Attori secondari non all'altezza
- Alcuni buchi nella sceneggiatura
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