Scopriamo insieme, in questa recensione dedicata, se e quanto sia risultata convincente la crime story raccontata da Matt Ruskin in Lo Strangolatore di Boston, la nuova pellicola con protagonista Keira Knightley disponibile su Disney Plus
TITOLO ORIGINALE: Boston Strangler. GENERE: Drammatico, Poliziesco, Thriller, Storico. NAZIONE: Stati Uniti d’America. REGIA: Matt Ruskin. CAST: Keira Knightley, Carrie Coon, Alessandro Nivola, Chris Cooper, David Dastmalchian, Morgan Spector, Bill Camp, Rory Cochrane, Peter Gerety, Robert John Burke. DURATA: 112 minuti. DISTRIBUTORE: Disney Plus. PRODUTTORE: LuckyChap Entertainment, Scott Free Productions. USCITA: 17/03/2023.
Albert Henry DeSalvo. Questo il nome che storicamente è ricondotto al serial killer maggiormente noto come “Lo Strangolatore di Boston” e che ha “svolto la sua attività” negli anni ’60, per l’appunto a Boston. DeSalvo confessò l’omicidio di tredici donne, ma la sua reale colpevolezza è ancora oggetto di discussione e di dispute ed è, attualmente, ricollegato con certezza, tramite il test del DNA, ad uno solo di questi omicidi. Tralasciando il versante storico, la storia di DeSalvo ha ispirato un film nel lontano 1968 diretto da Richard Fleischer e con protagonista Tony Curtis ad impersonare proprio l’assassino.
Lo Strangolatore di Boston: una recensione che ci sta stretta
Nel 2023, Matt Ruskin ci ha riprovato portando però sotto il riflettore non il sospetto pluriomicida, ma una delle due giornaliste che, all’epoca, indagarono sui fatti: Loretta McLaughlin. Interpretata dalla sempre bellissima (seppur con questo taglio anni ’50…) Keira Knightley, Loretta è una giovane ed intraprendente giornalista di una testata locale di Boston e si occupa, principalmente, di articoli dedicati a “Moda e Costume”. Fra un tostapane e l’altro, Loretta si ritrova immischiata, di sua sponte, nelle indagini legate ad un misterioso serial killer che ha iniziato a seminare morte in città. Lo Strangolatore di Boston è tornato, stavolta su Disney Plus, e ve ne parliamo in questa recensione dedicata.
Fra detective e giornalista | Recensione Lo Strangolatore di Boston
Loretta sarà dunque la prima persona a trovare delle effettive correlazioni fra le crudeli morti di anziane (sulle prime battute) signore che stanno avvenendo recentemente in tutta Boston. Ad affiancarla arriverà anche l’amica e confidente Jean Cole, interpretata da una Carrie Coon sempre al top e che innalza, già da sola, la qualità generale della pellicola. A far da sfondo alla narrazione degli eventi che porteranno poi all’arresto di DeSalvo, c’è in realtà la parte più interessante del film: la critica sociale.
Come detto, la vita e la carriera di Loretta è, fino al momento di svolta, figlia dei suoi tempi. Quello del giornalismo era, negli anni ‘60 (ma anche successivamente, fino a non molto tempo fa) un ambiente fortemente maschilista e maschiocentrico. Ovviamente, le poche donne che riuscivano ad entrare a far parte di redazioni di una certa importanza, come quella del Record American dipinta in Lo Strangolatore di Boston, venivano costantemente relegate ad articoli di secondaria importanza e maggiormente incentrati sui ruoli più prettamente femminili dettati dalla società.
Attention shift | Recensione Lo Strangolatore di Boston
Proprio per questo motivo, ad essere protagonista di questo nuovo Strangolatore di Boston non è più il DeSalvo interpretato da Tony Curtis del 1968, ma l’attenzione viene diametralmente spostata sulle due giornaliste, epicentro di tutta la pellicola. La loro tenacia e il loro spirito di volontà si scontrerà presto contro la durezza del mondo reale e contro la spietatezza di un killer che inizia a prenderle di mira, seguendole e minacciandole con telefonate anonime e silenziose. Le due passano quasi dall’essere giornaliste a vere e proprie investigratici: un vero e proprio fuoco di passione le spinge verso la verità. Una verità che, purtroppo, ancora oggi è piena di incongruenze e non detti.
E questo è quanto di buono c’è in Lo Strangolatore di Boston. Se si va a prendere in considerazione la parte crime della narrativa, questa è stata gestita in maniera superficiale e poco coinvolgente, abbastanza da far risultare quasi noioso l’intreccio nella seconda metà. L’interesse iniziale, dato principalmente dalla possibilità, data allo spettatore, di calarsi in un setting riuscito (seppur parzialmente a causa di una fotografia fin troppo basilare e “spenta”) e quasi iconico, scema via via a causa di scelte registiche non proprio azzeccate. Spiegandoci.
Lacrime amare | Recensione Lo Strangolatore di Boston
A nostro parere, Lo Strangolatore di Boston ha tentato così tanto di essere un film crime, di inserire tutti i cliché del genere, di creare un’aria di tensione palpabile, da fallire miseramente nell’intento. La fiera dell’eccesso, oseremmo dire, specialmente in contesti in cui sarebbe bastato davvero un’inquadratura diversa e meno volutamente scenica per rendere un dialogo meno appariscente. Lo stesso cast, ad eccezione di una Carrie Coon praticamente impeccabile, va a risentirne.
Una premessa: chi vi scrive adora Keira Knightley come attrice. In questo contesto, però, oltre all’opinabilissimo taglio di capelli (figlio anch’esso, ahimè, dei suoi tempi), il suo enorme potenziale viene stoppato completamente da dialoghi e scelte sceneggiative di basso valore. Ci è anche dispiaciuto molto non vedere approfonditi alcuni aspetti della vita delle due donne, che ricordiamo essere le protagoniste della pellicola, non tanto il serial killer. Ad esempio, la vita privata di Jean non viene in alcun modo approfondita, mentre quella di Loretta rimane su uno strato di superficialità a tratti irritante: il marito, in particolare, passa dall’essere l’uomo più comprensivo del mondo al non volerne sapere più niente nel giro di tre scene. Un grande peccato, sotto molti punti di vista.
Un peccato!
Al termine di questa recensione de Lo Strangolatore di Boston, possiamo affermare tranquillamente, da appassionati di crime stories, di non consigliarlo agli appassionati di crime stories. Sebbene lo spaccato sociale dato dalla pellicola scritta e diretta da Matt Ruskin e che verte sul maschilismo tossico che permeava ogni aspetto dell’epoca sia veramente interessante e ben reso, d’altro canto il versante meramente dark e legato alla figura stessa di Albert DeSalvo viaggia sul filo della banalità e della superficialità. Peccato!
Punti a favore
- Carrie Coon è in forma smagliante
- Intrigante, in prima battuta, la componente crime...
- Interessante la critica sociale
Punti a sfavore
- ... ma che perde d'impatto molto presto
- Seconda parte lenta e noiosa
- Regia e fotografia poco d'impatto
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