No, non è fantascienza, talvolta determinati trattamenti che l’essere umano subisce possono davvero conferirgli “certe capacità”. In questo articolo leggerai del particolare caso della vista notturna, indotta da alcune cure anti-cancro
Molte persone che ricevono certi trattamenti anti-tumorali, come la terapia fotodinamica, spesso segnalano un insolito effetto collaterale. Oltre a vedere strane forme e sagome nel buio, spesso affermano anche di avere acquisito una sorta di vista notturna. Proprio di recente alcuni ricercatori francesi hanno spiegato come questo effetto, simile a quello dei supereroi, si manifesti a livello atomico, come riporta il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (CNRS). Questo particolare fenomeno è legato al modo in cui la rodopsina, una proteina sensibile alla luce presente nelle retine dei nostri occhi, interagisce con il cloro e6, una molecola fotosensibile utilizzata in questo tipo di trattamento del cancro.
Vista notturna: cos’è la terapia fotodinamica?
La terapia fotodinamica è un particolare trattamento medico che coinvolge la capacità del corpo di reagire alla luce che riceve. L’agente fotoattivo cloro e6 viene immesso nel flusso sanguigno oppure viene applicato sulla pelle e infine giunge alle cellule cancerose. La luce irradiata sull’area interessata attiva il farmaco e questo poi uccide le cellule anormali. Questo processo però coinvolge anche la fotosensibilità degli occhi, aumentandola. Alcuni dei fotorecettori nella retina, noti come bastoncelli, contengono grandi quantità di rodopsina, un pigmento fotosensibile che può assorbire la luce visibile grazie a un composto attivo chiamato retinale. Il retinale si trasforma quando viene colpito dalla luce e questo viene poi tradotto in informazioni dalla nostra corteccia visiva.
Sotto livelli di scarsa luminosità, la maggior parte della luce esiste a livello di infrarossi, non di luce visibile, il che spiega perché non possiamo vedere in condizioni di scarsa luminosità, come fanno altre specie. Tuttavia, sembra che l’introduzione del cloro e6 faccia reagire la rodopsina nello stesso modo all’infrarosso di quando riceve luce visibile, spiegando l’effetto vista notturna. Il chimico Antonio Monari, dell’Università della Lorena in Francia, ha affermato:
Gli esperimenti condotti dai biologi hanno confermato che sotto la luce infrarossa la struttura chimica del retinale si modifica, in presenza del cloro e6, nello stesso modo in cui riceve luce visibile. Ciò spiega l’aumento di acuità che induce una sorta di vista notturna. Tuttavia, non sapevamo esattamente come la rodopsina e il suo gruppo retinico attivo interagissero con il cloro. È questo meccanismo che siamo ora riusciti a chiarire tramite la simulazione molecolare.
Pian piano il “mistero” si risolve
Una ricerca, riportata nel Journal of Physical Chemistry Letters, riferisce che i ricercatori hanno usato algoritmi e simulazioni molecolari per capire esattamente come si verificasse questo complesso processo biochimico. Viene spiegato che il cloro e6 interagisce con l’ossigeno presente nei tessuti dell’occhio dopo essere stato “colpito” con radiazione infrarossa e lo trasforma in ossigeno singoletto, uno stato elettricamente eccitato di ossigeno molecolare. Questo ossigeno singoletto entra nella molecola della rodopsina e si accumula lungo la retina, provocando l’isomerizzazione come se stesse ricevendo “normale” luce visibile.
Il dott. Monari conclude:
I nostri super-calcolatori hanno operato per diversi mesi eseguendo milioni di calcoli, prima che fossero in grado di simulare l’intera reazione biochimica. Ciò riflette l’estrema complessità di questi fenomeni, che si verificano in poche centinaia di nanosecondi
Ad ogni modo voi non provate ad acquisire particolari abilità facendovi mordere da un ragno radioattivo! Per ora questo è tutto, continuate a seguirci per avere sempre notizie interessanti e tenete sempre un occhio sulla nostra sezione scienze.
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