Per noi il blu è uno dei tanti colori che siamo in grado di percepire, inoltre alcuni possono cogliere maggiori sfumature di altri. Ma in passato forse la situazione era un po’ diversa
Il colore blu è al centro di un mistero che collega biologia, psicologia, arte e linguistica. Molti credono che il modo in cui noi lo vediamo, cioè come un colore distinto, sia in realtà uno sviluppo moderno. Per i popoli del passato il suo concetto potrebbe non essere esistito affatto, persino alcune culture attuali non vedono il blu allo stesso modo delle persone in Occidente. Questo fatto può sembrare strano ma è vero. Potresti sostenere che il cielo è blu e lo è anche il mare, ma è possibile che la tua esperienza stia mettendo un’etichetta su di esso. Si potrebbe dire che esso è reale, ma per citare erroneamente Morpheus in The Matrix, “…quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello”. Come esseri umani abbiamo molti esempi che ci rivelano che il nostro cervello non è una scatola logica perfetta, ma è piuttosto piena di pregiudizi e facilmente ingannabile.
Domande sul passato
Le discussioni sul colore blu spesso iniziano con le osservazioni di William Gladstone, che è stato Primo Ministro britannico più di un secolo fa. Nel terzo volume di “Studies on Homer and the Homeric Age”, Gladstone discute l’uso del colore nell’opera del poeta greco, in particolare nella mancanza di varietà. Ad esempio tale colore non viene affatto menzionato. Per arrivare al fondo di questo, Gladstone ha usato esempi di cose che sappiamo essere blu per elaborare il termine greco per il colore. Ciò ha favorito la nascita di numerosi articoli di ricerca. Gladstone ha riferito che Omero ha usato la parola “ferro” e la parola “rame” per descrivere il cielo. Ancora più sconcertante è l’aggettivo impiegato nell’Iliade per descrivere il mare: “οἶνοψ πόντος” (oinops pontos), letteralmente “mare di vino”. Gladstone lo ha interpretato come un colore “vinoso”. Altri l’hanno visto da allora come “simile al vino”, suggerendo che potrebbe avere a che fare con lo sciabordio del vino simile al mare agitato, piuttosto che con il colore.
Blu, colore sconosciuto
Mentre il vero significato del concetto rimane incerto, ha senso che le descrizioni nel mondo antico fossero limitate quando si trattava dei colori. Nei regni animale e vegetale il blu è raro, anche i pigmenti, le gemme e le rocce di tale colore erano rari nell’antichità. Le persone allora non avevano bisogno di tanti aggettivi per esso come nei tempi moderni, perché non c’era nulla nella loro vita per quanto riguarda le tonalità specifiche. Il blu non compare nelle storie cinesi, nelle saghe islandesi o nelle antiche versioni ebraiche della Bibbia. Gli antichi egizi, tuttavia, avevano una parola per definirlo. Erano anche l’unica cultura antica a sviluppare una tintura unica e comunemente lo usavano in gioielli e ornamenti. Linguisticamente questo colore è apparso tardi nelle lingue occidentali. In diverse lingue, tra cui giapponese, tailandese, coreano e Lakota Sioux, la parola blu viene utilizzata per descrivere le sfumature di colore che includono il verde. In gallese invece deriva dalla parola verde, quindi la traduzione letterale di erba (glasswelt) è paglia blu.
Il mistero del blu permane
Diverse culture di cacciatori-raccoglitori che vivono oggi allo stesso modo, hanno una sola parola per descrivere le sfumature di verde e blu. Un esempio particolarmente interessante è il popolo Himba, una popolazione indigena nel nord della Namibia. Non hanno una parola separata per distinguere il blu dal verde. Quindi, quando la loro capacità di distinguere il blu dal verde è stata testata, cosa ovvia per noi, l’esperimento tuttavia non ha avuto molto successo. Per gli Himba, le tonalità che noi descriviamo come verde hanno nomi diversi e i ricercatori hanno scoperto che alcune di esse, che sono indistinguibili dalla maggior parte degli occidentali, sono drasticamente diverse per gli Himba. La percezione, non solo la bellezza, sembra essere negli occhi di chi guarda.
Blu o non blu, questo è il dilemma
La connessione del blu ad altri colori non è esclusiva del verde. Nelle lingue indoeuropee, il blu ha le sue radici in una parola che descrive colori come marrone, grigio e giallo. Questo collegamento è particolarmente chiaro nelle lingue slave, dove la parola per blu (plavi, polovyi, plowi, ecc.) può anche essere usata per descrivere i capelli biondi. L’intero campo della percezione del colore in diverse lingue è pieno di esempi di parole che corrispondono a sfumature specifiche che non hanno equivalenti in inglese. Ma man mano che le lingue si evolvono per incorporare più colori, queste sfumature diventano distinte. Il blu ha variazioni ampie, dal ciano, blu oltremare, all’azzurro e blu marino. Mentre usiamo il linguaggio per descrivere ciò che vediamo nel mondo, sembra che il linguaggio stesso modelli anche la nostra percezione della realtà. Forse finché non impariamo o inventiamo nuove parole, non saremo in grado di descrivere o persino distinguere facilmente tra certe tonalità. Quindi non scoraggiatevi troppo se vi viene detto che un maglione non è blu, turchese o lapis, ma in realtà è ceruleo. Restate sintonizzati sulla nostra pagina.
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