La ricerca di una possibile vita aliena sul pianeta Marte è una delle punte di diamante delle esplorazioni spaziali. Confermata la presenza di acqua, almeno in passato, la composizione chimica del letto dei laghi prosciugati potrebbe portare a nuove scoperte
Marte, il pianeta rosso colorato dalla polvere di ossido di ferro è il più vicino alla Terra e quindi il più indicato per l’esplorazione spaziale. Non è di certo un ambiente molto ospitale: si tratta essenzialmente di una distesa desertica molto fredda – le temperature variano tra -14 C° e -120 °C – circondata da un’atmosfera molto rarefatta che non fornisce un’adeguata protezione dalle radiazioni cosmiche e dalle meteore – oltre il 60% della superficie di Marte è costituita da crateri di origine meteorica; il più grande presenta un diametro di circa 10 000 km.
Il rover Curiosity sulla superficie di Marte
Tuttavia nel primo periodo di vita del pianeta chiamato Noachiano e compreso tra circa 4,1 e 3,7 miliardi di anni fa, Marte si presentava molto più caldo e umido. In particolare la regione di Tharsis era caratterizzata da una un’intensa attività vulcanica e da una copiosa inondazione confermata dalle caratteristiche del terreno. La commistione di acqua allo stato liquido, attività vulcanica e meteoriti in arrivo dallo spazio profondo avrebbe creato delle condizioni molto simili a quelle della Terra primordiale e quindi compatibili con la vita, almeno a livello microscopico. Successivamente Marte fu soggetto ad un drastico cambiamento climatico che gli fece assumere l’aspetto arido e glaciale che conosciamo oggi. Tuttavia la vita potrebbe essere stata in grado di sopravvivere in regioni circoscritte o nel sottosuolo.
In ogni caso capire se Marte abbia ospitato la vita o meno potrebbe essere un passo avanti nella nostra comprensione dell’origine della vita e aiutarci a cercare altri possibili candidati in giro per lo spazio.
Rappresentazione del Monte Olimpo, il più grande vulcano del sistema solare e fulcro dell’area vulcanica di Tharsis
Marte: molti grandi laghi, almeno 5 avrebbero potuto ospitare la vita
Dopo molte indiscrezioni arriva finalmente uno studio che conferma la presenza di grandi laghi nel passato del pianeta rosso. Lo studio è stato coordinato dall’italiano Francesco Salese per l’università olandese di Utrecht in collaborazione con il gruppo di Gian Gabriele Ori, dell‘Università “Gabriele D’Annunzio” di Pescara e i risultati sono stati pubblica nella rivista Journal of Geophysical Research-Planets.
Simulazione di un lago su Marte
I dati analizzati hanno portato alla scoperta di 24 laghi risalenti al periodo Nochiano, più precisamente le tracce rinvenute sulla superficie di Marte risalirebbero a 3,5 miliardi di anni fa. Almeno 5 tra questi avrebbero presentato una composizione chimica compatibile con la vita.
Oltre alla scoperta di laghi sotterranei che hanno incuriosito molto gli studiosi, i nuovi dati provenienti dai satelliti Mars Express dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) della Nasa confermano che l’emisfero Nord del pianeta era ricco d’acqua. In un’intervista all’ANSA, Salese ha spiegato i risultati della ricerca:
Finora più modelli avevano ipotizzato la presenza di acqua nascosta nel sottosuolo marziano, ma adesso ne abbiamo la prima evidenza geologica.
Grazie a questa ricerca però abbiamo ottenuto anche informazioni dettagliate sulla morfologia dei laghi marziani. Innanzitutto erano tutti molto profondi, almeno 4000 metri. Su Marte erano presenti quindi grandi quantità di acqua allo stato liquido, almeno durante queste prime fasi della vita del pianeta. I grandi laghi potrebbero essere stati contemporanei ad un grande oceano che si estendeva sulla calotta settentrionale del pianeta e ne ricopriva circa il 20% della superficie.
Simulazione del grande oceano marziano
Il ricercatore continua a spiegare:
La presenza di acqua per un lungo periodo è una condizione necessaria per l’esistenza di un’eventuale vita passata, ma da sola non sufficiente. Altre possibili spie sono i minerali, come quelli scoperti in uno dei bacini analizzati, il cratere McLaughlin: i sedimenti sul fondo di questo antichissimo lago sono ricchi di minerali compatibili con l’ipotesi della vita, come smectiti ricche di magnesio, serpentino e minerali di ferro-idrato.
Questi depositi permettono di individuare i siti ad alta priorità per la ricerca della vita, dove prodotti organici potrebbero avere avuto una alta probabilità di conservarsi.
I minerali rilevati infatti sono legati alle reazioni chimiche che si suppone abbiano dato origine alla vita. Almeno 14 degli antichi laghi presentano inoltre tracce associabili a delta di fiumi, confermando l’ipotesi che Marte avesse un sistema idrologico molto complesso.
Le probabilità che il pianeta rosso abbia ospitato la vita quindi si fanno sempre più elevate. Queste scoperte ci aiutano a capire dove cercare perché, nonostante Marte sia più piccolo della Terra, per i piccoli rover della NASA è comunque enorme. E forse in futuro questi luoghi potrebbero essere quelli prescelti per l’arrivo del primo uomo su Marte. Continuate a seguire la sezione scienze per ulteriori news dal mondo naturale!
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