Scopriamo insieme, in questa nostra recensione, quanto effettivamente Hades, nuovo arrivato tra le perle di Supergiant Games, si avvicini alla definizione di “perfezione”
“Perfezione”. Inutile affannarsi a negarlo: esistono videogiochi, film, serie tv o libri che, nel loro genere di appartenenza, possono essere assimilati al concetto di “perfezione”. Non bisogna però pensare che qualcosa di “perfetto” lo sia universalmente. Ogni giudizio su un prodotto, e questo vale sia per l’industria videoludica sia per qualsiasi altro medium di intrattenimento, deve essere rapportato alle circostanze e al contesto in cui quel prodotto nasce. Proprio per questo motivo è quasi sempre inutile guardare il voto di una recensione senza leggerne il testo. I numeri sono solo numeri, e spesso qualcosa di eccellente si cela dietro un voto non “perfetto”. La perfezione non è un numero, la perfezione è contestuale.
Supergiant Games è una piccola azienda americana, nata nel 2009, che ha saputo far parlare di sé con toni entusiasti fin dal 2010. In questo ormai lontano anno, infatti, arrivò sul mercato il loro primo piccolo capolavoro, Bastion, che ha fatto innamorare pubblico e stampa allo stesso modo, portandolo nell’olimpo dei titoli che nessuno dovrebbe schivare nel corso della propria “carriera videoludica”. Non siamo però qui a fare un excursus della storia di Supergiant Games, per quello ci saranno tempi e luoghi adatti. Parlavamo di “perfezione” in apertura e tanto basta per introdurre il protagonista di questo lungo articolo: benvenuti nella nostra recensione di Hades.
Un nome, una garanzia
Hades è l’ultima fatica della piccola azienda californiana, già candidato come gioco dell’anno ai The Game Awards 2020, uscito ormai da qualche tempo su PC e Nintendo Switch dopo quasi due anni di accesso anticipato su Steam. Questa versione definitiva non è solo una riedizione in formato premium per portare il titolo anche su console, ma aggiunge fix, aggiustamenti e nuovi contenuti alla versione che abbiamo potuto apprezzare nel corso degli ultimi anni. Hades è un action in terza persona isometrico roguelite che raccoglie tutta la frenesia e l’abbagliante bravura di Supergiant Games nel saper narrare delle storie, per mescolare il tutto con un gameplay veloce ed appagante. Andiamo per gradi.
Tutta bella gente – Recensione Hades
Ci ritroviamo nei panni di Zagreus, sicuramente non famosissimo figlio di Ade, un giovane che nelle prime istanze di gioco scopre che sua madre in realtà non è Nyx, come ha sempre creduto. Ribelle sin da piccolo, in forte contrasto col padre, ma col favore di chiunque altro popoli l’oltretomba, Zagreus decide di tentare la fuga dall’Ade verso la superficie, alla ricerca della sua perduta madre e della tanto agognata libertà. Capirete bene, quindi, come la componente roguelite si interseca inesorabilmente coi tentativi di fuga del nostro protagonista dall’Oltretomba. Ad ogni morte ci ritroveremo al cospetto di nostro Padre, beffardo e irremovibile nelle sue convinzioni, e di tutti coloro che impareremo a conoscere ed apprezzare nel corso delle nostre avventure.
Il Pelide Achille, amico e maestro. Thanathos Dio della Morte e migliore amico di Zagreus. Nyx che, seppur non sia madre di sangue, ha un fare e un’aura delicata e materna. E poi Cerbero, il temibile mastino infernale che si piega alle coccole del padroncino. Orfeo, Megera e tanti altri arriveranno a popolare un sempre più trafficato Oltretomba e porteranno con loro conoscenze, approfondimenti e nuovi rapporti da intrecciare per uno Zagreus che crescerà ad ogni morte e ad ogni nuovo tentativo.
A long road – Recensione Hades
La narrativa, seppur frammentata, scorre lineare e interessante. Ogni interazione con ciascun personaggio apporterà un nuovo tassello di trama o una nozione aggiuntiva che andrà ad approfondire Zagreus nelle sue relazioni. Il tutto scandito magistralmente da dialoghi perfetti sia in scrittura, sempre brillante e vivace, mai eccessiva, e da un doppiaggio praticamente perfetto. Un plauso anche alla localizzazione italiana, che è riuscita a rendere egregiamente ogni battuta e ogni doppio senso, senza sbavature di sorta.
Ogni tentativo di fuga di Zagreus inizierà con la scelta dell’arma infernale da una dotazione di otto totali, sebbene poi ne esistano delle varianti sbloccabili nel corso delle partite. Non esiste un’arma migliore delle altre in assoluto, ma il consiglio è quello di provarle tutte quante e scegliere la più adatta a voi per arrivare in cima alla scalata. Scelta la sua compagna di viaggio, Zagreus si getterà nella mischia a partire dal Tartaro per un totale di quattro mappe totali. Il nostro protagonista potrà potenziarsi nel corso della scalata grazie ai Doni degli Dei dell’Olimpo, che sembrano voler appoggiare il ragazzo, e che gli consentiranno di costruirsi una vera e propria Build.
Boy! – Recensione Hades
Ogni Dio avrà le sue peculiarità e garantirà effetti diversi in base agli antefatti mitologici a lui riferiti. Dionisio, ad esempio, garantirà attacchi che infliggono lo status “Sbornia”, Ermes sarà più improntato alla Velocità e Zeus ci donerà il suo Fulmine. Il tutto mescolabile a nostro piacimento e in base a cosa l’RNG deciderà di concederci ad ogni run, donando quell’instancabile sapore di novità ad ogni nuova Fuga. Infatti, sebbene le mappe totali siano solo quattro, l’enorme quantità di eventi secondari, oggetti, Doni, NPC e sfide assicura una longevità praticamente infinita. Proprio come ci si aspetta da un roguelite.
Peculiarità disarmante di Hades è il saper gettare il giocatore nella mischia senza dare alcun input o tutorial iniziale. Sebbene possa essere spaesante per i non appassionati del genere, capirete praticamente subito quanto possa essere intuitivo il titolo di Supergiant Games. Certo, come per ogni roguelite che si rispetti, vale il detto “Easy to learn, hard to master” e ci vorranno diverse ore al fianco di Zagreus per memorizzare ogni stanza e ogni effetto. L’enorme senso di soddisfazione ad ogni vittoria e, perché no, anche ad ogni sconfitta fruttuosa, se non altro in termini di materiali che si riportano nell’Ade, è assuefacente.
Semplice, lineare… forse – Recensione Hades
Alla base, Hades rispetta l’archetipo degli hack’n’slash in visuale isometrica: ad ogni arma un tasto per l’attacco primario, uno per quello speciale, uno per il roll e uno per il lancio di oggetti. Potremo poi sfruttare i dorsali per potenti evocazioni divine, utilizzabili dopo aver riempito l’apposita barra che apparirà una volta accettatone il Dono specifico, e l’interazione col mondo di gioco circostante, ricco di sfide e segreti.
Ogni Tentativo di Fuga non sarà inutile, anzi. Esistono tantissime nuove feature da sbloccare nell’Oltretomba per cui servirà una quantità smisurata di materiali, via via sempre più rari. E se molte di queste novità sembreranno inizialmente inutili, con lo scorrere delle ore vi renderete conto che nulla in realtà è inutile in Hades. Se non altro, ogni run vi porterà a conoscere meglio il gioco, a comprenderne meglio le meccaniche e a sbloccare quell’abilità in più che vi porterà un passo più vicini all’uscita.
Mamma mia che bello! – Recensione Hades
Artisticamente parlando, i ragazzi di Supergiant Games, in particolare la Direttrice Artistica Jen Zee, si sono ampiamente superati. La reinterpretazione pop delle varie Divinità è quanto mai impressionante, con un character design ammaliante e pieno di originalità. I dialoghi, che mettono in mostra gli sprite fumettosi dei vari NPC, sono fin troppo corti per poterne godere appieno di tutti i dettagli. Un plauso anche alle ambientazioni che, grazie al sapiente utilizzo del chiaroscuro e di palette di colori sempre diverse e mai banali, donano scorci mozzafiato. Una mostra artistica vivente, il nostro Hades.
Se proprio dobbiamo trovare un difetto a livello artistico all’opera di Supergiant Games è la colonna sonora. Intendiamoci, rimaniamo comunque su livelli altissimi, con tracce spettacolari e che sanno rimanere in testa per giorni. Volendo proprio essere puntigliosi e cercando il pelo nell’uovo, però, nel caso di Hades ci è sembrato che la colonna sonora sia leggermente inferiore rispetto alle altre produzioni di Supergiant. Forse meno d’impatto, meno accattivante rispetto a Bastion e Transistor, insomma, ma pur sempre di una qualità eccelsa.
Paradosso – Recensione Hades
La nostra prova di Hades è avvenuta su Nintendo Switch. Tecnicamente parlando, il titolo di Supergiant Games si comporta decisamente molto bene sulla piccola ibrida della grande N. Ammettiamo, però, la paradossale migliore performance in modalità portatile, piuttosto che in dock. Infatti, in portatilità Hades gira a una risoluzione di 720p nativi, con un frame rate che si attesta sui 30fps abbastanza stabili, che scendono lievemente solo nelle situazioni più concitate senza però dare troppo fastidio. Spostandoci in dock, invece, l’upscaling grafico non migliora la resa visiva generale, anzi. L’immagine apparirà più sfocata e meno dettagliata, specialmente nelle TV più grandi, rendendo il tutto meno nitido e gradevole.
Perfetto?
Per terminare questa recensione di Hades, infine, si può davvero parlare di “perfezione” per il titolo di Supergiant Games? Ci prendiamo la responsabilità di dire di sì. Il gioco, sebbene non esente da minime sbavature tecniche, ha praticamente messo in forno la ricetta del roguelike perfetto. Un mix assuefacente, intrigante e correttamente amalgamato di gameplay tecnico e preciso, narrazione impeccabile e una direzione artistica da urlo. Hades è il titolo che ci porterà via svariate ore della nostra vita e gran parte del nostro tempo libero, creando una vera e propria “dipendenza”.
È davvero tutto oro ciò che luccica? Nel caso di Hades, decisamente sì. E non avevamo alcun dubbio.
Punti a favore
- Artisticamente encomiabile
- Gameplay tecnico e assuefacente
- Narrativa originale e ben raccontata
- In puro stile Supergiant Games
- Colonna sonora entusiasmante...
Punti a sfavore
- ... ma lievemente sotto le aspettative
- Su Nintendo Switch la modalità in dock è meno performante
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