Gli ftalati sono da tempo sotto l’occhio del mirino, ora una nuova ricerca getta luce sugli effetti di un suo possibile sostituto
Pensate ad una paperella di gomma e a quanto sia soffice, ecco probabilmente questo è dovuto agli ftalati. Ma anche detersivi, shampoo e molti oggetti di plastica possono contenere tali molecole. Queste sostanze vengono utilizzate per migliorare i prodotti e aggiungere flessibilità alla plastica. Tuttavia, molte ricerche dimostrano un legame tra ftalati e problemi ormonali. Per questo motivo si cerca sempre più di sostituirli con altre sostanze chimiche, come un composto chiamato DINCH.
Ftalati: plastica e problemi ormonali
Gli ftalati fanno parte di una classe di composti detti plastificanti, cioè additivi aggiunti alla plastica per cambiarne alcune proprietà. Gli ftalati sono una classe di molecole usate nell’industria plastica dagli anni ’20. Sono tuttora utilizzati in molti prodotti per aggiungere flessibilità e rendere questo materiale più morbido. Possono essere trovati in tubi di plastica, giocattoli per bambini, ma anche in alcuni prodotti per la cura personale per aiutarli a mantenere una consistenza gelatinosa e piacevole al contatto. Sono usati, in generale, per fornire flessibilità e morbidezza alla plastica. Tuttavia, gli ftalati creano danni il sistema ormonale ed endocrino. Questi problemi causano infertilità, interruzioni di gravidanza, parti precoci e problemi nello sviluppo. Gli ftalati possono essere assorbiti dagli alimenti, soprattutto quelli grassi come olio e burro, ma anche ingeriti direttamente da piccoli frammenti di plastica o liquidi che li contengono. I bambini sono la popolazione più esposta e in cui queste molecole si ritrovano più concentrate nel corpo.
La ricerca di alternative
In Unione Europea e in molti Paesi esistono precise restrizioni sull’uso in prodotti alimentari, cosmetici e di uso quotidiano. Nel 2005 l’EFSA, l’organismo europeo sulla sicurezza alimentare, ha vietato l’uso di un particolare ftalato, il DEHP, nei cibi e nei prodotti per l’infanzia. Il regolamento europeo REACH ha poi regolamentato l’uso di altri ftalati, definendo quando e in che quantità possono essere utilizzati. L’industria si è quindi mossa per cercare dei sostituti da usare e che possano garantire la sicurezza per l’ambiente e l’essere umano. Uno di questi sostituti è una molecola chiamata, in sigla, DINCH. Questo tipo di plastificante è in uso dal 2002 ed ha rapidamente preso piede in giocattoli, dispositivi medici e imballaggi alimentari. Ad oggi però si sa poco sugli effetti di questo composto chimico sugli esseri umani. Ora una nuova ricerca ha cercato di capire come questo composto interagisca col corpo umano.
DINCH: la nuova ricerca
All’Hollings Marine Laboratory di Charleston, un gruppo di ricercatori ha analizzato campioni di urina cercando i tre metaboliti del DINCH. I loro risultati sono stati pubblicati sulla rivista Chemosphere. Per prima cosa i ricercatori hanno usato la cromatografia liquida (una tecnica che separa un campione nelle sue singole parti) e la spettroscopia di massa tandem (che misura il rapporto massa-carica degli ioni) per cercare i metaboliti nelle urine di 100 donne. Infine hanno testato queste molecole su colture cellulari in vitro per vedere se interferissero con gli ormoni. I risultati hanno mostrato che, seppur i metaboliti si trovassero in discreta quantità nelle urine, questi non andavano ad interferire con il sistema ormonale al contrario di quanto visto con gli ftalati. Rimane da capire se queste evidenze sono dovute ad una minor esposizione umana al DINCH o se effettivamente sia meno tossico. Infatti, per i ricercatori questo risultato è un primo passo sullo studio della sicurezza di questa sostanza e andranno fatte ulteriori analisi per capire la possibile tossicità di questa sostanza.
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