Dopo aver terminato la campagna di Spirit of the North siamo pronti a tirare le somme, elencando cosa ci è piaciuto e cosa, invece, ci ha fatto storcere il naso, nella nostra recensione
Lo sviluppo di un videogame non è in alcuna maniera un lavoro semplice. Di studi indie ve ne sono ormai a bizzeffe e capita molto spesso che questi ultimi vengano inglobati da studi molto grandi, già affermati nel settore videoludico. Il titolo al centro di questa recensione è costruito sull’impegno e sulla voglia di mettersi in gioco. Spirit of the North è stato creato da Infuse Studio, una realtà indipendente formata da due sviluppatori 3D e un compositore musicale. Un gruppo così ristretto sarà riuscito a convincerci con la sua opera o no? Non vi resta che scoprirlo attraverso la nostra recensione.
Capitolo 1Â
In Spirit of the North non vi sono dialoghi o trame narrate in modo chiaro, solo un viaggio dove al centro c’è il nostro protagonista: una volpe. La nostra avventura inizia in un freddo terreno nevoso, dal quale la nostra volpe cercherà riparo in una grotta. Qui faremo la conoscenza di un’altra volpe, questa volta di sesso femminile (al contrario del protagonista) e ben diversa da come ce la aspetteremmo. La creatura incorporea, infatti, rappresenta lo Spirito del Nord e gode pertanto di poteri molto speciali.
Seguendo lo spirito capiremo ben presto che malgrado l’assenza di righe di testo o narrazione alcuna, la trama è presente. In un mondo devastato da un tipo di spore molto potenti, noi saremo chiamati a scovare la fonte del male per poi salvare l’intero territorio colpito e per mettere in pace gli spiriti degli antichi abitanti, ormai lontani dalla vita terrena. Â
Benché le premesse possano sembrare clamorosamente semplici, il modo in cui le vicende che hanno portato alla rovina la popolazione vengono fatte presenti al giocatore rendono il tutto più interessante e coinvolgente. Il titolo è diviso in capitoli, 8 per la precisione, e diventano man mano più interessanti.
Troppo semplice? – Recensione Spirit of the North
Spirit of the North è a tutti gli effetti un platform, con tanto di “rompicapi” e salti da eseguire al millimetro, ma non spicca per tali meccaniche. Successivamente ad un punto della campagna abbastanza preliminare, la nostra volpe assumerà una propria forma spirituale. Questa speciale forma verrà incarnata dal nostro protagonista ogni volta che interagiremo con degli speciali fiori di colorazione blu: ciò che di buono è rimasto nei magnifici paesaggi inghiottiti dalla natura e dalla corruzione delle spore.Â
La versione a metà tra terrena e spirituale ci permetterà di assumere determinati poteri. Innanzitutto sarà di vitale importanza dato che grazie ad essa potremo interagire con le varie rune presenti nei diversi scenari, in modo da proseguire e risolvere i puzzle. Questi ultimi sono davvero semplici, molto guidati e spesso l’unica difficoltà consiste nel trovare tali rune nelle sezioni di mappa più vaste.Â
Oltre al poter interagire con le rocce incise, più avanti impareremo ad eseguire uno scatto veloce, ad eliminare le spore maligne che infestano gli ambienti e a poter impersonare la forma ultraterrena per un certo lasso di tempo: altre meccaniche volte alla riuscita dei semplici puzzle ambientali.Â
Armonia e caos – Recensione Spirit of the North
Il vero fulcro di Spirit of the North sono gli ambienti nel quale si espande. Partiremo (come abbiamo già detto all’inizio) in un territorio nevoso, con ghiacciai e freddi ruscelli, fino ad arrivare a verdi distese, tipiche del territorio Islandese. L’aria di apocalisse che si respira in questo viaggio non è dettata da natura umana, bensì naturale, la quale ha stravolto tuttavia l’equilibrio che era presente in origine.Â
Nel titolo vi sono due attività secondarie. La prima è quella di rintracciare degli “scettri” da porre sui corpi degli ex abitanti privi di vita, in modo da redimere i loro spiriti dal male, mentre l’altra attività consiste nell’interagire con grandi incisioni, in modo da poter scoprire di più sull’origine delle vicende. Tutto ciò è rintracciabile abbastanza facilmente esplorando le varie ambientazioni e, quindi, non innalza assolutamente la difficoltà del titolo.
I trofei di Spirit of the North sono, per l’appunto, perseguibili in modo molto semplice e il Platino è ottenibile in maniera leggiadra.Â
Comparto tecnico – Recensione Spirit of the North
La caratterizzazione dei vari scenari ha un colpo d’occhio davvero interessante e armonioso. Gli sviluppatori sembrano aver posto particolare attenzione alla coordinazione del tutto e ciò si percepisce anche attraverso le musiche utilizzate. Ad un cambio di ambiente cambia anche l’atmosfera grazie alle melodie che mutano. Ciò comporta, oltre ad una maggiore immersione, una variazione del mood del giocatore che, nel nostro caso, ci ha fatto affezionare maggiormente alle vicende della volpe.Â
Uno studio così povero di personale, però, non può ovviamente coprire ogni errore e questo si nota diverse volte. Spesso e volentieri ci troveremo a mancare una roccia per colpa di hitbox mal dimensionate. Numerose animazioni della volpe risultano troppo macchinose e (a volte) vanno a rovinare l’atmosfera. Benché nel complesso le ambientazioni siano molto belle da vedere, analizzandole nel dettaglio si notano diverse incertezze e a volte il titolo (specialmente nelle fasi finali) tende a scattare… forse colpa della nostra PS4 liscia o di un’ottimizzazione non tanto riuscita.
Nonostante questi problemi e qualche bug, il gioco riesce a raccontare una storia davvero interessante e abbiamo deciso di non basare il nostro voto finale sulle tante incertezze presenti. Ovvio, però, che quest’ultimo è stato influenzato in negativo, ma tiriamo le somme!
Per concludere…Â
Spirit of the North fa parte di quel genere d’avventure che vanno gustate per rilassarsi, senza troppi sbatti, magari dopo una giornata particolarmente stressante. I ragazzi di Infuse Studio hanno fatto percepire, attraverso le vicende della volpe, la loro passione e dedizione nonostante i soli due membri che effettivamente ci hanno lavorato. Il titolo purtroppo soffre di numerose problematiche, ma va giocato tenendo conto del personale che c’è dietro. Quest’esperienza che dura circa 4 ore (nel nostro caso) merita di essere approfondita dai fautori del genere senza ombra di dubbio.Â
Punti a favore
- L'atmosfera generale
- Le musiche
- I pittoreschi ambienti
- Facile da platinare
Punti a sfavore
- Fasi platform davvero semplici
- Diverse incertezze sul lato grafico e di ottimizzazione
- Molte hitbox sono mal dimensionate
- Animazioni macchinose
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