La sua uscita era prevista dal 5 marzo, ma a causa degli eventi legati al coronavirus è stata annullata: ora L’uomo invisibile è disponibile in streaming, e noi vi proponiamo la recensione
TITOLO ORIGINALE: The Invisible Man. GENERE: Horror. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Leigh Whannell. CAST: Elisabeth Moss, Oliver Jackson-Cohen, Aldis Hodge, Storm Reid, Harriet Dyer, Benedict Hardie, Sam Smith, Amali Golden. DURATA: 125 min. DISTRIBUTORE: Universal Pictures / Chili. USCITA IN STREAMING: 27/03/2020.
Cecilia, con il favore della notte, mette in atto la sua fuga dal compagno, il ricco Adrian Griffin. L’uomo è particolarmente possessivo, tanto da far temere Cecilia per la propria incolumità. La ragazza riesce a raggiungere la strada, in cui la attende la sorella. L’aguzzino riesce a raggiungerle ma non a fermarle. La donna, traumatizzata, si rifugia a casa di un amico poliziotto. Nonostante nessuno sappia che si trova lì, continua a temere che Adrian si rifaccia vivo. L’incubo sembra finire solo quando arriva la notizia della di lui morte. La serenità però dura pochissimo, perché inspiegabili fatti avvengono in casa di Cecilia e lei si convince di essere ancora perseguitata da Adrian.
Realizzato al costo di solo 7 milioni di dollari, L’uomo invisibile ne ha incassati oltre 124 nella sua parziale distribuzione nei cinema. Già questo si può considerare un successo, ma in questa recensione vogliamo dirvi che L’uomo invisibile non fa solo bella figura al box office, bensì anche in una scala di qualità. Questo horror si inserisce di diritto tra i migliori dell’anno grazie a una trovata saggia: rendere protagonista la donnna dell’uomo invisibile e inserire l’azione in un contesto moderno e (tristemente) quotidiano.
Un reboot di qualità | Recensione L’uomo invisibile
Il segreto della qualità della pellicola è appunto raccontare la vicenda non dal punto di vista dell’uomo invisibile bensì da quello della sua vittima. Un espediente semplice. Ma, come spesso accade, le idee migliori sono le più semplici e così questa trama classica riceve nuova linfa. Il primo Uomo invisibile, infatti, è un film del 1933 in bianco e nero. Un pezzo di storia del cinema che ha portato sul grande schermo un romanzo ottocentesco di Ralph Waldo Ellison, che trattava l’invisibilità come tratto metaforico, parlando in realtà di una problematica sociale legata al razzismo.
Il più recente tentativo di riprendere la storia è stato L’uomo senza ombra, film del 2000 di Paul Verhoeven ed interpretato da Kevin Bacon. Quel reboot si è fatto ricordare per l’ottima CGI, a tratti avveniristica (epica la scena della sparizione della cavia), ma aveva evidenti carenze nella sceneggiatura e non partiva da una idea particolarmente originale, risultando infine un mero blockbuster. Con L’uomo invisibile oggi, ribadiamo in questa recensione, accade il contrario: i mezzi sono limitati è in un certo senso ciò si ripercuote sulla messa in scena, che a volte sembra quasi amatoriale. Tuttavia la relativa povertà di impatto visivo è ampiamente compensata dall’impegno nella sceneggiatura, sobria ma ben congegnata.
Horror contemporaneo | Recensione L’uomo invisibile
Si vede lo zampino di Jason Blum, che in precedenza ha collaborato nella realizzazione di una caterva di ottimi film (ricordiamo tra i tanti BlackKklansmen e Noi), riuscendo a cogliere nel segno quanto a trama e obiettivo del film. Ciò che deve fare un horror è sconvolgere, arrivare al nocciolo della paure dello spettatore. Pertanto deve adattarsi ai tempi, spingendo su ciò che nel suo contemporaneo sconvolge. Nello specifico il tema prescelto, da adattare alla trama già conosciuta, è la violenza sulle donne. Tema che evidentemente si adatta alla perfezione ad un personaggio che può diventare invisibile.
La versione di Paul Verhoeven era andata in questa direzione in maniera non troppo convinta, ma qui la protagonista è palesemente e fin dall’inizio la donna, la vittima dell’uomo invisibile. D’altro canto l’uomo invisibile per larga parte del tempo, è in scena solo come presenza nascosta. Persino quando entra in scena, verso i tre quarti della proiezione, lo si vede interamente coperto da una tuta, senza nemmeno una vaga stilizzazione di volto. Insomma, è una figura il più disumana e invisibile (anche in senso figurato) possibile, che mette l’eroina in schiaccianti difficoltà portandola a sfoggiare tutta la propria determinazione.
Il crescendo di tensione | Recensione L’uomo invisibile
Lasciare una relazione abusiva del resto non è facile. Le cronache raccontano spesso di esiti drammatici, e qui risiede la parte crudelmente realistica del film. Essere spettatori di una vicenda di stalking scuote. Sappiamo che si tratta di una finzione scenica ma la trappola in cui è coivolta Cecilia spaventa. Questo è il nodo di questa recensione: L’uomo invisibile è, o potrebbe essere, reale, al di là delle tecnologie fantascientifiche coinvolte. La regia di Whannel, oltre a costruire benissimo una crescente suspense, è anche lucida e permette di seguire bene anche le scene d’azione. Altrettanto positiva la colonna sonora di Benjamin Wallfisch.
La protagonista Elisabeth Moss, che già aveva recitato sotto una dittatura maschilista e misogina in The Handmaid’s Tale, dà il suo meglio. Da attrice ha subito tanti soprusi diventando, almeno sullo schermo, simbolo di ribellione e di emancipazione, di irriducibile lotta contro il patriarcato. Si condece timidamente un breve momento di serenità nel corso della pellicola, prima di precipitare in una spirale di paranoia e strappare una libertà con le unghie e con i denti. In un finale che rabbrividisce completa il suo percorso.
Una nuova vita per il Monster Universe?
Al termine di questa recensione de L’uomo invisibile vi possiamo dire che questa pellicola si inserisce in un filone horror di qualità, risultando uno dei prodotti più interessanti dell’inizio dell’anno cinematografico. La pellicola infatti incastra una serie di colpi di scena, costruendo un ritmo dinamico e sostenuto. Al contempo giova di una idea, quella di usare usare l’invisibilità in senso fisico e darle anche un senso metaforico, che inquieta nel suo realismo e nel particolare periodo storico che viviamo.
Tanto premesso, L’uomo invisibile potrebbe essere una ripartenza efficace per il “Monster Universe” della Universal. Di certo è un grande progresso dopo il dimenticabile La mummia con Tom Cruise, che nonostante la bravura dell’attore è caduto nel tranello di voler introdurre troppo e troppo velocemente in una nascitura saga. In ogni caso, questo film, riesce nella difficile impresa di aggiornare un classico dell’horror con intelligenza e perizia. Assolutamento promosso.
Punti a favore
- La venatura moderna, da brividi
- L'inerpretazione di Elizabeth Moss
- Il ritmo dinamico
Punti a sfavore
- Il finale poteva forse essere gestito meglio
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