Spike Lee torna dietro la cinepresa regalandoci un altro film che alza la voce contro il razzismo nell’America di ieri e oggi: BlacKkKlansman è un brillante poliziesco, tratto da una storia vera, che fa riflettere su quanto ci sia di sbagliato nella storia vera
TITOLO ORIGINALE: BlacKkKlansman. GENERE: Biografico/ Commedia/ Poliziesco. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Spike Lee. CAST: John David Washington, Adam Driver, Topher Grace, Laura Harrier, Ryan Eggold, Alec Baldwin. DURATA: 147 min. DISTRIBUTORE: Universal Pictures. USCITA CINEMA: 27/09/2018.
Sono gli anni ’70 e Ron Stallworth (John David Washington) è il primo agente afro-americano che lavora nel Dipartimento di Polizia di Colorado Springs. Determinato a farsi un nome, Stallworth si imbarca coraggiosamente in una missione da prima pagina: infiltrarsi e smascherare i capi del Ku Klux Klan. Per l’importantissima indagine sotto copertura, il giovane agente dovrà reclutare un collega di maggiore esperienza, Flip Zimmerman (Adam Driver). I due fanno squadra per abbattere l’organizzazione estremistica, che nel frattempo si prepara ad avviare azioni armate di stampo terroristico.
Nel girare questo film Spike Lee si è basato su un’incredibile storia vera, come si può leggere nei titoli di testa di BlacKkKlansman. Una storia che il regista afroamericano racconta con una lucidità che non mostrava da anni, travestendo un argomento così serio quale la discriminazione razziale sotto i panni di un divertente poliziesco.
BlacKkKlansman e il razzismo nel cinema americano | Recensione
BlacKkKlansman è solo l’ultimo esempio di una storia di razzismo trasposta sul grande schermo. Storie di razzismo fino troppo comuni negli Stati Uniti che, a dispetto del nome, sono stati e sono tuttora una nazione spaccata in due. Le vicende della schiavitù sono state viste in modi differenti, tanto da originare la Guerra di Secessione tra i favorevoli e i contrari alla sua abolizione. In una serie di eventi concatenati, nel 1865 fu varato il Tredicesimo Emendamento e si concluse la guerra, ma nacque anche il Ku Klux Klan, risposta retrograda alla sconfitta dell’esercito confederato.
A distanza di un secolo e mezzo da questi eventi l’America rimane divisa, incapace di trovare un equilibrio tra le sue diverse anime, con costanti conflitti interni più o meno violenti. Tutto questo viene mostrato da importanti cineasti, a partire da Steven Spielberg, che con Lincoln ha raccontato l’inizio degli Stati Uniti senza schiavitù, per proseguire con Steve McQueen e il suo pluripremiato 12 anni schiavo, in cui il protagonista lotta per ritrovare una libertà stupidamente persa per anni. Il filo conduttore del razzismo giunge fino al brillante e simbolico horror Scappa – Get Out di Jordan Peele (coproduttore di BlacKkKlansman), in cui l’argomeno viene affrontato in modo inaspettato.
È però Spike Lee il regista che probabilmente si è più impegnato nel descrivere e denunciare la situazione di discriminazione. Il suo percorso è iniziato a cavallo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, con i tre film Fa’ la cosa giusta, Jungle Fever e Malcolm X, e giunge ad una momentanea conclusione con BlacKkKlansman. In una sorta di rivalsa personale, peraltro, sono diametralmente opposti gli esiti rispetto alla critica di trent’anni fa: se Fa’ la cosa giusta, contrariamente a ogni pronostico, fu snobbato nelle premiazioni del Festival di Cannes nel 1989, BlacKkKlansman è riuscito, nella Croisette di quest’anno, ad aggiudicarsi il Grand Prix Speciale della Giuria.
BlacKkKlansman: il segno di Spike Lee su una storia dimenticata troppo spesso | Recensione
Il film si apre con un monologo in camera di Alec Baldwin, diabolico ma volutamente esorcizzato dall’inclusione di outtakes. In questo incipit si riconosce la cifra espressiva del regista afroamericano, utilizzata anche negli anni e nei momenti meno ispirati: gettare nelle braccia dello spettatore tutto e subito. Con nonchalance si passa poi al colloquio e ai primi mesi di lavoro dell’unico polizziotto di colore di un piccolo Dipartimento. Ancora una volta si rappresenta il realismo che mezzo secolo fa caratterizzava la situazione dei neri: considerati non tanto persone, quanto “rospi”.
Per un rabbioso Spike Lee, a ragione, la situazione non è cambiata. Il regista è reduce dal brutale passaggio dal primo presidente afroamericano della storia statunitense a The Donald. BlacKkKlansman è un chiaro messaggio contro una presidenza retrograda: si può leggerlo in ogni slogan di cui il film è costellato, a cominciare da quell’America First, accompagnato da un eloquente carrello su una manciata di volti neri, che è insieme sberleffo spassoso e denuncia amara.
Nel corso del film gli abusi della polizia e le scene di guerriglia razziale, conducono a una conclusione controversa: immagini di repertorio delle stragi del 2017, in particolare di Charlottesville. Ancora una volta e nonostante tutto il lavoro che c’è stato dietro la storia vera di BlacKkKlansman, l’odio sembra prevalere.
BlacKkKlansman: la farsa dietro il dramma | Recensione
Se questo è il triste, ma ineccepibile, messaggio finale, il percorso per raggiungerlo è tutt’altro che scontato: Spike Lee riesce a fuggire dal rischio di scivolare nel dramma più sconfortante, producendo una pellicola che si avvicina più al comico. Proprio come il Grande Dittatore di Chaplin, l’incarnazione del Male è ridicola prima ancora di essere terrificante. A David Duke e ai membri del Ku Klux Klan non viene concessa alcuna dignità: restano caricature, oggetti di scherno, fantocci di un potere anacronistico che rappresentano senza una reale consapevolezza.
Lo stesso duo di protagonisti inscenano sostanzialmente un buddy cop movie, e lo fanno in maniera convincente. John David Washington, figlio di papà Denzel (che con Spike Lee ha scritto pagine memorabili di cinema) è una piacevole scoperta, mentre Adam Driver, recentemente impegnatissimo in quel di Hollywood (attualmente è nei cinema anche con L’uomo che uccise Don Chisciotte), è una piacevole conferma.
La vena comica del film, sicuramente originale e idonea ad aumentare il valore commerciale di BlacKkKlansman, ne rappresenta però anche un punto debole. In un film su un argomento delicato è del tutto assente un fattore di tensione. Ne risulta che, persino nelle scene in cui i protagonisti dovrebbero essere in pericolo di vita, in realtà si rimanga sempre nell’atmosfera della commedia. Si è perso così un elemento destabilizzante, presente invece in precedenti lavori del regista di Atlanta, che avrebbe potuto dare al film qualcosa in più.
BlacKkKlansman, nonostante tutto, invita a riflettere sul peggio che l’umanità possa offrire. Senza dubbio un imponente ruggito di un regista che da alcuni anni si era allontanato dal grande cinema. Possiamo dire, dunque, che questo finale di settembre ci abbia offerto un buon film. E altrettanto possiamo aspettarci da un ottobre cinematografico che si preannuncia ricco di contenuti. Rimanete quindi sintonizzati su tuttoteK per scoprire tutte le novità a riguardo!
Punti a favore
- Spike Lee in gran forma
- Buon feeling tra i due protagonisti
- La storia (vera) può e deve far riflettere
Punti a sfavore
- La trama è troppo didascalica
- La parte comica sovrasta ingiustificatamente il resto
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