Ecco la nostra recensione di The Witcher, serie fantasy tratta dall’omonima saga letteraria e tributaria del successo della serie videoludica, con protagonista Henry Cavill e disponibile su Netflix da venerdì
Il Continente è una terra dai mille pericoli, tra giochi di potere e mostri. In questa ambientazione pseudo medievale convivono uomini e magia, mostri ed elfi, maledizioni e oscure profezie. La maggior parte delle persone vive di stenti, e in un ambiente così ostile serve anche qualcuno che di professione i mostri li uccida. Costoro sono gli Witcher, umani che hanno subio un rocedimento di mutazione che li rende estremamente abili come sicari, ma che ciò nondimeno tendono a non essere ben visti dalla popolazione.
Il mondo del Continente è vasto, ricco denso di mito e di leggenda. Un mondo di cui, dopo la visione della prima serie, ci sembra di aver visto soltanto la punta dell’iceberg. Ed in effetti The Witcher sembra solo la base per grandi sviluppi futuri. La showrunner Lauren S. Hissrich ha addirittura espresso il desiderio di arrivare a sette stagioni. E, nonostante non manchino difetti, ci sono tutte le carte in regola perché ciò si realizzi e questa serie fantasy possa trovare un suo spazio nella programmazione top del colosso dello streaming.
Non un altro Game of Thrones | Recensione The Witcher
Dalle premesse di The Witcher non può che venire in mente Game of Thrones. Nonostante la serie finale abbia fatto infuriare molti fan accaniti, non può dimenticarsi che la serie tratta dai libri di George R. R. Martin è il metro di paragone per questo genere. Tuttavia i due show non sono simili o sovrapponibili, né tantomeno si ha la sensazione che la più recente abbia provato furbescamente a cavalcare l’onda del successo. In effetti The Witcher plasma una materia prima di sicura qualità .
L’immaginario sconfinato e pieno di inventiva è merito di Andrzej Sapkowski, autore dell’apprezzata serie di romanzi omonimi. In queste opere si miscela sapientemente il folklore slavo al medioevo vissuto nell’Est europeo. Il protagonista dei romanzi è l’intrigante figura di Geralt di Rivia, cacciatore di mostri reietto, messo ai margini da una società che lo accetta solo quando serve. Ma questo è un mero espediente per raccontare una storia più profonda e complessa, un vero e proprio mondo che si sviluppa nel tempo. La serie The Witcher vince anche per questo: la saga di viedeogame è eccezionale, ma forse difficile da trasporre sul piccolo schermo. La serie si ispira invece solo e soltanto ai romanzi, tralasciando i videogame e prendendosi del tempo a spiegare le origini di tutto.
Uno scenario tra la fantasia e la realità | Recensione The Witcher
La cosa che più colpisce e senza dubbio il vero pregio di questa serie è la capacità di essere un ibrido tra la pura evasione e l’impegno. Questo parte dalla storia degli Witcher, su tutti il celeberrimo Geralt di Rivia. Non sono né umani, né mostri, un po’ predatori, un po’ prede. Sono vittime di un destino non scelto, che devono imbracciare per poter sopravvivere. Sono però visti con sdegno dalla popolazione grezza, intollerante e ostile alla diversità . Ma alla stessa sorte sono condannati i mostri, più o meno ostili, e i diversi.
Questa è la migliore capacità dei libri e della serie: mostrare in maniera quasi asettica la realtà della discriminazione. Il fatto che si tratti di creature magiche è solo un espediente. Il significato è ben più logico ed essenziale. In un mondo povero regna la paura, e in un mondo in cui regna la paura le diversità non possono trovare cittadinanza. Questa dinamica è cruda ma ineluttabile. In questo habitat il Bene e il Male non sono affatto delineati da confini visibili. Ciò rende i personaggi enormemente sfaccettati ed è difficile individuare i buoni e i cattivi.
Alti e bassi | Recensione The Witcher
Il protagonista è Geralt, abilmente impersonato da Henry Cavill. L’attore britannico porta in scena molto bene la voce e la fisicità del lupo solitario. Il suo Witcher è carismatico e credibile, misurato nell’espressività , ma sempre efficace quando c’è da mettere in mostra lo sdegno di un uomo disincantato al di sopra dei giochi di potere. Geralt, però, nonostante dia il nome alla serie, non è l’unico protagonista. La trama si sviluppa infatti su molteplici pianti temporali e spaziali, in cui un ruolo altrettanto centrale lo hanno due donne agli antipodi: Cirilla, principessa decaduta e Yennefer, ragazza storpia che trova nella magia la sua rivalsa personale.
Inutile nascondere, tuttavia, che non tutto è riuscito. In generale alla storia sembra volutamente mancare un afflato epico, perché al centro del racconto non c’è un destino collettivo ma vicende personali. I giochi di potere mancano della complessità che siamo stati abituati a vedere nel Trono di Spade. Anzi, sembra quasi che il destino di tutti sia soffocato da maledizioni, ordini e profezie opprimenti. Più si va avanti nella serie e più si ha la sensazione che il tutto si semplifichi troppo.
Anche avendo riguardo all’aspetto maggiormente tecnico troviamo un andamento altalenante. La CGI è decisamente troppo approssimativa per il cinema moderno. Qualche calo nella cura fotografica risulta alquanto straniante nel contesto fantasy, anche se i costumi e il trucco, per quanto a volte troppo curati, sono generalmente credibili. Le musiche (che ricordano molto quelle amate nel videogame) sono evocative e trascinanti, le ambientazioni appaiono molto varie e caratterizzate e le scene d’azione ipnotiche. Menzione d’onore va alle le sequenze action di Geralt, tutte girate da Cavill stesso e coreografate in modo mozzafiato, insaporite da sporadici usi della magia che danno molta varietà ai duelli.
In alto le spade
La nostra recensione di The Witcher è positiva. La serie Netflix ha avuto cura e rispetto della densa e intrigante mitologia immaginata da Andrzej Sapkowski, attraverso un racconto dedicato a tre personaggi alla ricerca loro posto in un mondo cruento e ostile. Ci sono molte pecche sul lato tecnico, che speriamo possano essere risolte in un futuro altrettanto auspicato per una serie che merita longevità .
Punti a favore
- Il messaggio di fondo
- La caratterizzazione dei personaggi
Punti a sfavore
- La CGI approssimativa
- La narrazione è in alcuni episodi banale
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