Sony World Photography Awards: le foto di Nadav Knader

La World Photography Organisation, la fondazione che si occupa di organizzare i Sony World Photography Awards 2019, ha annunciato che il fotografo Nadav Kander si è aggiudicato il riconoscimento Outstanding Contribution to Photography. L’artista sarà celebrato per la sua versatilità e per il suo impatto significativo sull’arte fotografica il 17 aprile, durante la cerimonia di premiazione londinese. Inoltre, dal 18 aprile al 6 maggio, alle opere di Kander sarà riservato uno spazio significativo nella mostra dedicata ai Sony World Photography Awards 2019 presso la Somerset House di Londra. La manifestazione darà al pubblico la rara possibilità di vedere, in un unico spazio, sette diversi progetti del fotografo, dai più famosi ai meno noti, con ritratti, studi di figura, paesaggi e soggetti in movimento. Al contempo si potranno ammirare i migliori scatti che hanno partecipato al concorso: una raccolta di circa 800 immagini, selezionate tra 327.000 candidature provenienti da 195 paesi e territori. La mostra sarà poi portata in diversi paesi del mondo, tra cui anche l’Italia. Maggiori informazioni sulle mostre ed eventi correlati sono disponibili sul sito ufficiale della World Photography Organisation. 

Giovedì 18 aprile, in occasione dell’inaugurazione della mostra, William A. Ewing incontrerà Nadav Kander in un’intervista aperta al pubblico. Il catalogo dell’edizione 2019 dei Sony World Photography Awards includerà anche un saggio inedito sull’artista a opera di David Campany e una selezione speciale di fotografie. Nadav Kander ha commentato così la notizia del ricevuto riconoscimento:

La vittoria del premio Outstanding Contribution to Photography per il 2019 è per me un riconoscimento eccezionale: dà l’idea che un artista possa essere di ispirazione e, a mio avviso, non esiste complimento più grande. Sono fiero di essere accostato ai vincitori delle edizioni precedenti. Se sono riuscito a ispirare qualcuno a scavare in profondità e a scattare delle fotografie autentiche, lo sono ancora di più. Vorrei ringraziare Sony e la World Photography Organisation per aver ideato questa piattaforma generosissima.

Scott Gray, CEO della World Photography Organisation, ha aggiunto:

Nadav Kander si fa notare per la sua versatilità, per la sua forza e per la sua delicatezza. Le sue immagini decise e potenti e di grande impatto, spesso evidenziano il predominio dell’uomo su un ambiente innocente. Sono felice che la World Photography Organisation celebri un artista così importante, riunendo scatti realizzati nell’arco di una carriera.

Con il premio Outstanding Contribution to Photography, Kander va ad aggiungersi ai vincitori passati del calibro di Candida Höfer, Martin Parr, Elliott Erwitt, William Klein, Eve Arnold e Mary Ellen Mark. I lavori di Kander esposti alla mostra dedicata all’edizione 2019 dei Sony World Photography Awards sono stati prodotti in associazione con le Flowers Gallery di Londra e New York. Una mostra personale dal titolo Nadav Kander: Dark Line – The Thames Estuary si terrà alla Flowers Gallery di New York dal 4 aprile al 25 maggio 2019.

Sony World Photography Awards: chi è il fotografo Nadav Knader?

In oltre 30 anni di carriera, Nadav Kander (nato nel 1961) si è affermato come una figura fondamentale nel mondo della fotografia. La sua pratica artistica si estende in vari ambiti del medium fotografico, con scatti di ispirazione commerciale, ritratti, lavori figurati e paesaggi accomunati da uno stile inconfondibile, che spesso suscita una sensazione di calma e, al tempo stesso, tensione. Kander vive e lavora a Londra, ha pubblicato sette libri e ha partecipato a quasi 30 mostre internazionali. Nel 2015 ha ricevuto un Honorary Fellowship Award dalla Royal Photographic Society. Le sue opere sono custodite in molte collezioni pubbliche nel mondo, tra cui la National Portrait Gallery di Londra e il Museum of Contemporary Photography di Chicago.

Tra i lavori precedenti spiccano Yangtze – The Long River, vincitore del Prix Pictet nel 2009, Dust, progetto che esplora ciò che rimane della Guerra Fredda a partire dai ruderi radioattivi di alcune città segrete al confine tra Kazakistan e Russia, Bodies 6 Women, 1 Man e, infine, Obama’s People, un’acclamata serie di 52 ritratti commissionati dal New York Times. Il progetto in fase di realizzazione Dark Line – The Thames Estuary rappresenta una riflessione personale sul paesaggio del Tamigi nel punto in cui si ricongiunge al mare. Analizziamo alcuni scatti che hanno portato il fotografo Nadav Kander alla vittoria. 

Nadav Kander, Audrey with toes and wrist bent, 2011. Courtesy of Flowers Gallery

Il primo aspetto di questo scatto che salta all’occhio è una certa somiglianza con l’arte statuaria classica: la plasticità della posa, lo sfondo completamente buio e la pelle diafana donano al soggetto l’aspetto di una statua posta nella sala di un importante museo. Già riuscire a riprodurre la stessa bellezza dell’antica arte classica basterebbe a dimostrare la bravura del fotografo. Ma andiamo pure più a fondo. 

Lo stacco tra sfondo e soggetto è nettissimo, come già accennato: nessun disturbo, nessun elemento in più, tutto il dinamismo è contenuto nel soggetto stesso. La posa molto particolare ed innaturale rende la composizione estremamente complessa. Vediamo innanzi tutto due triangoli contrapposti, quello formato dalla gamba e quello formato dal braccio ripiegato sulla schiena. Non solo creano due elementi in contrasto che danno un grande contributo all’equilibrio dinamico dell’immagine, ma connettendo i due vertici si ottiene una linea diagonale che collega i due angoli dello scatto. Questa linea si contrappone a quella formata dal corpo della modella – prendendo come vertici i capelli, unica nota colorato in tutto lo scatto, e i piedi la si visualizza facilmente – che taglia l’immagine nel senso opposto. Il corpo stesso del soggetto può essere stilizzato con una linea spezzata. L’uso di linee spezzate che si incontrano è la via di mezzo tra una una composizione fortemente statica – caratterizzata da linee parallele verticali e orizzontali – e una molto dinamica – caratterizzata da linee curve. 

Vorrei infine fare un breve commento sulle sensazioni trasmesse dallo scatto. La modella è nuda, ma ritratta di spalle. Il suo corpo non è come quelli canonici e “perfetti” che vediamo molto spesso nelle riviste o nei social, è un corpo che si mostra per quello che è, con qualche difetto, qualche piega di troppo su una pelle grezza. Eppure quel candore, quel pudore così marcato dalla ritratto di spalle trasudano un elogio alla naturalezza e spontaneità della bellezza che non si trova nella perfezione spudorata della moda e della pubblicità, ma nelle pieghe inaspettate e nascoste della realtà. 

Nadav Kander, Chongqing IV Sunday Picnic, Chongqing Municipality, 2006. Courtesy of Flowers Gallery

Questo scatto sicuramente racconta di una società in subbuglio come quella cinese, sembra che il cemento abbia raggiunto anche i luoghi più tranquilli e nascosti – come cantava Celentano ne “Il ragazzo della via Gluck” – talmente velocemente che le persone non siano ancora riuscite ad accorgersene e continuano imperterrite nella loro spensierata scampagnata. 

Utilizzare una serie di elementi, in questo caso le colonne, tutti uguali in prospettiva dona grande profondità allo scatto. In questo caso l’effetto viene amplificato dalla prospettiva aerea dovuta alla nebbia che cela un paesaggio lontananza. Dare grande profondità allo scatto proietta l’osservatore all’interno della scena, la fa sembrare più vicina alla realtà tridimensionale che a quella bidimensionale. Ci sono due punti di interesse principali: la barca che naviga sul lago e il gruppo di ragazzi, i due simboli della spensieratezza – posizionati approssimativamente con la regola dei terzi – che si contrappongono al cemento delle colonne del ponte, il quale guida lo sguardo lontano, verso la città che avanza probabilmente. Nel gruppo di ragazzi inoltre lo sguardo può soffermarsi a cercare ulteriori dettagli e qualche altro elemento narrativo in più. In particolare uno dei soggetti attira subito l’attenzione: è quello con lo sguardo rivolto in camera. Un contatto diretto tra lo sguardo del soggetto e quello dell’osservatore è una potente calamita per l’attenzione, usatelo sempre con cognizione ed attenzione.

Dietro questo scatto c’è una buona componente narrativa a fare da collante, a differenza di quello precedente la cui estetica si poneva con molta prepotenza davanti alla narrazione. Sicuramente ci invoglia a scoprire di più su questa vicenda e questa società così strana, ma forse non troppo lontana da quella vissuta da molti di noi ogni giorno. 

Nadav Kander, Priozersk XIV, I Was Told She Once Held An Oar, Kazakhstan 2011. Courtesy of Flowers Gallery

Se prima avevamo una modella che tentava di riprodurre una statua, adesso la statua è il soggetto vero e proprio che tenta di riprodurre una persona reale. “Mi interessano solo i paesaggi che mostrano prove di influenza umana, non sono interessato alle immagini pittoresche di uno splendido scenario”, così descrive il suo scatto Nadav Kander. La presenza umana è ovviamente rappresentata dalla statua, ma non solo perché essa è una creazione artificiale, ma soprattutto perché in questo scatto condensa il sentimento umano della bellezza sublime, della libertà e del senso di pace che proviamo di fronte ad un paesaggio sconfinato. 

La composizione in questo caso è un po’ irregolare: niente regola dei terzi per posizionare orizzonte e soggetto, niente spirali, poche linee ben marcate, perché? Non dare punti di riferimento alla sguardo e pericoloso, ma in questo caso è invece la strategia più azzeccata per trasmettere un senso di pace e sospensione: lo sguardo galleggia in questa immagine, cullato dolcemente. Bisogna stare attenti a non farlo addormentate però. In questo l’enigmatico punto di interesse è comunque messo bene in risalto dalla due linee convergenti create dalla sporgenza rocciosa. Oltre portare l’attenzione verso il soggetto principale, contribuisce a gettare lo sguardo nella sconfinatezza del paesaggio. I colori tenui, lattiginosi e slavati che dominano questa immagine amplificano l’atmosfera onirica e trascendentale che pervade tutto lo scatto. 

C’è comunque una cupa tristezza in questa immagine. La composizione è sicuramente poco dinamica; l’unico soggetto distinguibile in lontananza è una statua che tenta inutile di apparire come un essere umano. Tutto questo fa pensare ad un luogo dimenticato o abbandonato al suo triste destino. 

Nadav Kander, Monument, Utah, USA. Courtesy of Flowers Gallery

Ultimo scatto che prenderemo in analisi, molto simile la precedente, ma con uno mood un po’ diverso. La presenza umana è infatti molto più tangibile e viva, la si sente pulsare nella scritta “LOVE” in basso, nel monumento che si erige verso cielo, nell’uomo che passeggia in secondo piano. Certo è distante, un po’ nascosta sotto una coltre di mistero, ma c’è.

I colori pastello e l’atmosfera onirica si ricopiano pari, pari dall’immagine della statua che si affaccia sul mare. Qui però lo sguardo non si lascia cullare, ma è attento a scrutare i numerosi particolari nascosti nella scena. Il monumento si estende in verticale verso il cielo, tutta la composizione prendi quindi a salire verso l’alto, verso il cielo. Ma è a terra che si trovano tutti gli altri particolari. Ecco quindi che si genera il grande contrasto dinamico di questa immagine: un spinta verticale che punta verso un cielo vuoto e la curiosità che ci riporta a terra alla ricerca dei vari particolare disseminati nell’immagine.

Un perfetto connubio tra sublime, l’emozione romantica provocata dall’immensità della natura e pittoresco, il bello creato dall’uomo che riesce solo a piazzare qualche piccolo particolare all’interno del vasto spettacolo naturale. La delicatezza dei colori assieme alla desolazione del paesaggio comunque trasmettono un po’ di malinconia, ma l’allegria del monumento e la scritta “LOVE” alimentano anche la speranza. 

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