Dopo nove lunghi anni, durante i quali non l’abbiamo mai dimenticato, il capolavoro di Naughty Dog torna completamente rivestito. The Last of Us Parte I è finalmente disponibile su PS5 e noi siamo pronti a piangere insieme a voi, ancora una volta, in questa recensione
Abbiamo giocato a The Last of Us più di ogni altra cosa negli oltre venti anni di amore per i videogiochi, e c’è una ragione per non smettere di farlo. Dall’originale uscito nel 2013 al remaster per PS4 arrivato un anno dopo, l’epica storia di Joel ed Ellie si è radicata nel cervello dei fan come il Cordyceps, al punto di non poter essere dimenticata. Ancora una volta, sulla generazione di PS5, Naughty Dog ha riportato il titolo ricostruito da zero utilizzando la tecnologia più recente a disposizione. The Last of Us Part I è finalmente disponibile e oggi vogliamo parlarvene nella nostra recensione per PS5.
Buon compleanno, papà
Sarebbe facile definire The Last of Us Part I un’opportunità per far guadagnare soldi facili a Sony. Conoscendo la portata del titolo, però, è ovvio capire perché Neil Druckmann e compagnia abbiano deciso di rifarlo da zero. Il suo seguito del 2020 ha vinto una marea di premi, e per non perdere mordente Naughty Dog ha sfruttato molte delle tecnologie del secondo capitolo per riproporre Parte I come un gioco “nuovo di zecca”. Dalla grafica completamente rinnovata all’abbondanza di funzioni di accessibilità, i fan di vecchia data e quelli nuovi si sfregano le mani alla riscoperta di un mondo alla deriva.
Recap – Recensione The Last of Us Parte I per PS5: i ritorni che ci piacciono
Nell’estremo caso in cui non abbiate mai visto o giocato The Last of Us prima, perdiamo qualche minuto in un rapido recap. La storia ci porta in Texas, nello specifico ad Austin, al principio di un’epidemia mai vista prima. Le immagini che ci si pongono davanti nella prima mezz’ora sono terrificanti e costruiscono l’introduzione perfetta a ciò che sarà poi l’esperienza. Il fungo Cordyceps (che esiste davvero) sta iniziando a prendere possesso del corpo di diverse persone, trasmettendosi per spore e morsi da un ospite all’altro. Il virus, scopriremo, trasforma le vittime in creature affamate e implacabili. In un mondo alla deriva, Joel si ritrova a fare qualsiasi cosa pur di sopravvivere, addirittura abbassandosi a diventare un mercenario disposto a cose impensabili pur di sopravvivere. All’improvviso però, per una serie di circostanze, la piccola Ellie piomba nella vita di Joel. The Last of Us si trasforma quindi in qualcosa di molto più profondo: la storia di un legame ritrovato, una ragazza che cerca di dare un senso alla sua sopravvivenza e un padre che cerca di riprendere da dove aveva lasciato.
Il pezzo forte – Recensione The Last of Us Parte I per PS5: i ritorni che ci piacciono
Mettendo le mani sul pad, è evidente fin dall’inizio l’impressionante lavoro sulle animazioni facciali seguendo la scia di Parte II. Rivedere la prima cutscene del gioco (sopratutto sapendo quale sarà il suo epilogo) in una veste così tanto migliorata non può che bagnarci gli occhi e farci venire voglia di abbracciare la tv sussurrando “sei tornato”. Ovviamente questo è solo il primo assaggio di un banchetto meraviglioso, impreziosito dal lavoro tecnico svolto dai ragazzi di Naughty Dog sotto ogni aspetto del gioco. Questo estremo miglioramento nei dettagli rende tutto più reale (e doloroso). Dalle espressioni facciali strazianti, alle ambientazioni che avevamo già spolpato e amato in diverse occasioni. Il modo in cui le pozzanghere d’acqua si increspano, le fronde, l’utilizzo del ray-tracing e tanto altro rendono l’esperienza quasi inedita.
Anche le animazioni sono state rielaborate con il motore di Parte II. Le sessioni corpo a corpo sono estremamente più realistiche con i pezzi dei cadaveri si spargono nell’ambiente circostante come mai visto prima. L’unica piccola nota stonata segnalare risiede nel comparto audio, con alcune curve di attenuazione nei dialoghi non gestite benissimo in base alla distanza tra i soggetti. Comunque, nulla di troppo rilevante.
Oltre le apparenze – Recensione The Last of Us Parte I per PS5: i ritorni che ci piacciono
Anche l’intelligenza artificiale dei nemici è stata notevolmente migliorata, e anche rigiocando le stesse sezioni dopo essere morti, si ottengono incontri e approcci decisamente diversi. Prima di incontrare Sam e suo fratello, ad esempio, abbiamo attraversato l’hotel più volte notando come i nemici si muovevano diversamente nelle stanze, nella speranza di farci fuori. Questi momenti sono molto più organici e piacevoli da rivivere, soprattutto considerando che nel corso del gioco si finirà più volte coinvolti in scontri a fuoco. Se nei dialoghi abbiamo un po’ storto il naso, l’ascolto della posizione dei nemici o dei loro movimenti ci mostra l’enorme miglioramento nel sound design e nella gestione dell’audio 3D.
A tal proposito, la tecnologia di PlayStation 5 è stata ben sfruttata in ogni aspetto di The Last of Us Parte I. Il feedback aptico è presente in continuazione, implementato in tutte le armi e nell’equipaggiamento. Anche la vibrazione ( come il rombo di un fiume che si infrange contro le rocce nella centrale idroelettrica dove ci si imbatte in Tommy) e gli speaker sul Dualsense funzionano benissimo e arricchiscono con tante chicche l’esperienza di gioco.
Una gemma scalfita – Recensione The Last of Us Parte I per PS5: i ritorni che ci piacciono
The Last of Us è indubbiamente un capolavoro senza età ne tempo,così come il suo seguito. Nonostante ciò, questo remake non riesce a raggiungere i pieni voti a causa di alcune piccolezze. Nonostante i miglioramenti alla IA, restano alcuni momenti di intontimento generale degli avversari. Troppo spesso, inoltre, i nemici restano immobili in un punto nonostante il nostro mirino sia ben posizionato sul loro naso senza “triggerare” le animazioni del caso. In situazioni particolarmente concitate, il gioco ha ancora problemi nella gestione dei compagni (come Ellie) che non aiutano o collaborano quanto dovrebbero. Infine, ultimo per ordine ma primo per importanza, il grosso neo di The Last of Us Parte I: il prezzo.
Riconosciamo il lavoro incredibile svolto da Naughty Dog, che ha praticamente portato un gioco nuovo sugli scaffali. Riconosciamo l’inclusione nel bundle di Left Behind, lo splendido DLC che racconta la storia di Ellie. Anche il lavoro tecnico nell’implementazione di PS5 e del Dualsense in un gioco del 2013 per PS3, va sicuramente riconosciuto. Nonostante ciò, però, non dimentichiamo che stiamo parlando di un Remake di un titolo non troppo veccchio, già rilanciato su PS4 solo un anno dopo, con una storia e un gameplay praticamente invariati. Siamo davvero disposti a pagare un gioco per la terza volta a prezzo pieno? Il gioco vale la candela? A voi la risposta.
Giurami che tutto quello che mi hai raccontato è vero
Con questa (straziante) citazione chiudiamo la nostra recensione, preparandoci per il verdetto finale. The Last of Us Parte I è indubbiamente un capolavoro 2.0, una versione migliorata di uno dei titoli più incredibili di sempre. Se l’avevate amato su PS3 e poi di nuovo su PS4, lo amerete ancora di più su PS5. L’upgrade tecnico è così grande che vi ritroverete per le mani un gioco nuovo da spolpare, con cui piangere e poi piangere ancora. Naughty Dog si conferma per l’ennesima volta una software house straordinariamente fuori scala, nonostante qualche piccolo neo nel quadro generale. Peccato per i piccolissimi difetti nell’audio dialoghi e per il prezzo non alla portata di tutti, che gli impediscono di raggiungere la perfezione. In ogni caso, se state considerando l’acquisto, il nostro consiglio è di non perdere tempo.
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Punti a favore
- Un capolavoro senza tempo
- Tecnicamente ricostruito da zero
- IA migliorata
- Left Behind incluso
Punti a sfavore
- Piccolissimi problemi nei dialoghi
- IA non perfetta
- Prezzo un po' alto
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