Da poco più di un mese è disponibile la versione definitiva di Ark, vediamo come se la cavano i dinosauri di Studio Wildcard
Al giorno d’oggi comincia a risultare leggermente ridondante spiegare la provenienza e la natura di Ark: Survival Evolved. Forte di un successo nato e cresciuto dal 2015, anno di rilascio del gioco in versione Early Access, Ark è arrivato alla versione finale il 29 agosto 2017. È disponibile su PC, Xbox One e PS4: quest’ultima è la versione da noi provata.
È anche vero, però, che non tutti sanno cosa aspettarsi dal gioco sviluppato da Studio Wildcard e Instinct Games. Spiegato nel modo più semplice possibile, Ark è un survival open word ambientato in un’isola ricolma di dinosauri e creature preistoriche. Ci risveglieremo su una spiaggia, poveri naufraghi senza passato e senza risorse. Nel polso sinistro avremo uno strano aggeggio metallico e attorno a noi la natura incontaminata. Cosa dobbiamo fare? Come lo dobbiamo fare? Non avremo troppo tempo per rispondere a queste domande.
Si parte all’avventura nel mondo di Ark: Survival Evolved
Ark: i primi passi in un futuro preistorico
Tornando indietro di qualche attimo, il primo compito che ci verrà chiesto di adempiere sarà la creazione del nostro personaggio. L’editor si rivela povero di opzioni e più dedicato a tutti coloro che voglio creare deformità varie piuttosto che personaggi unici e visivamente godibili. Dovremo poi scegliere in che punto dell’isola iniziare la nostra avventura: ogni zona di spawn è definita secondo un livello di difficoltà. Punteremo ad una zona “easy” e daremo l’okay. Uomo o donna che sia, iniziata la nostra avventura ci ritroveremo su una spiaggia. A destra dello schermo, noteremo l’HUD che ci indica, tra le varie, i livelli di resistenza, peso trasportabile, salute, fame e sete.
Senza risorse, strumenti o tutorial di alcun tipo, dovremo capire di poter interagire con tutta una serie di elementi del mondo di gioco. I cespugli ci doneranno fibra e bacche, un cibo dallo scarso valore nutrizionale ma presente in gran quantità. Gli alberi vanno inizialmente presi a pugni per ricavare legna e paglia. Per terra, troveremo delle pietre.
Con queste risorse potremo creare i nostri primi strumenti come la piccozza, utile per colpire alberi e rocce per ricavare risorse in maggiore quantità. Inoltre, senza essercene resi conto, saremo saliti di livello. In Ark, infatti, ogni azione fa guadagnare punti esperienza, anche stare fermi. Il level up ci permette di posizionare un punto abilità in una delle nostre statistiche: vogliamo poter trasportare più risorse, aumentare la salute oppure essere più veloci nella corsa? A noi la scelta. Subito dopo, avremo accesso agli engrammi: delle ricette di creazione da acquistare con i “punti engrammi” assegnatici anch’essi ad ogni level up. Ottenuta una ricetta potremo fabbricare un nuovo strumento, previo il possesso delle relative risorse.
Ark: ben oltre la semplice sopravvivenza
Superati i primi attimi, dovremo fare attenzione a non adirare i dinosauri, ben pronti a renderci il loro prossimo pasto. Uno dei successivi obbiettivi sarà scegliere un punto in cui posizionare una base. Dovremo costruire una capanna e un fuoco da campo per scaldarci. Sarà importante anche avere un letto, che diverrà il nostro punto di respawn in caso di morte: in caso contrario dovremo ogni volta scegliere uno dei punti prefissati dal gioco che ci costringerà a ripercorrere lunghi pezzi di strada irti di pericoli. In ogni caso, alla morte perderemo tutti gli oggetti che avremo nell’inventario: sarà fondamentale ritrovare il nostro precedente corpo (la posizione sarà indicata da una colonna di luce verde) e riappropriarci dei nostri averi.
Cominceremo ad esplorare l’isola, passo dopo passo, armati di lancia e arco. Pian piano, inizieremo ad approcciarci a tutta una serie di possibilità. Le varie creature possono essere domate, così da renderle nostre guardie del corpo o mezzi di spostamento. Potremo coltivare trovando semi e apprendendo gli engrammi necessari a creare un impianto di irrigazione. In lontananza vedremo tre torri volanti e innumerevoli luci che rischiareranno il cielo notturno: cosa nascondono?
Ark, level up dopo level up, metro dopo metro, si svelerà in un crescendo di opzioni e possibilità. A noi la libertà di gestire il tutto. La sopravvivenza sarà sempre il nostro pallino, in ogni caso. Mangiare e bere sarà fondamentale e buttarsi allo sbaraglio in zone sconosciute significherà morte rapida.
Lei era Dilolololo: si è sacrificata per salvarmi da un triceratopo. Press X to pay respect
Ark: il divertimento stratificato
Una delle caratteristiche migliori di Ark è il suo essere stratificato. È un tipo di opera che funziona su più livelli e riesce a divertire diversi tipi di giocatori. Può essere giocato offline, totalmente in single player, senza aiuti di alcun tipo. Se si è alla ricerca di un’esperienza survival senza chiare spiegazioni, Ark fa al caso nostro. Domare un dinosauro senza avere idea di come fare, sarà un processo lungo e difficoltoso. Capire l’utilità di alcuni oggetti, dovrà per forza passare da tutta una serie di tentativi. Anche solo costruire il suddetto impianto di irrigazione non è una cosa così istantanea.
Se tutto questo però non fa per noi, “l’anzianità” di Ark ci viene in aiuto con le wiki e le mille guide già presenti che ci spiegheranno ogni cosa. Potremo poi giocare con degli amici, in una partita privata, così da ottenere forza e conoscenza grazie al numero. Oppure buttarci in un server online PvP o PvE. Queste ultime possibilità però sono poco approcciabili se non si conosce nessuno all’interno.
Ark, indubbiamente, funziona e diverte se si è in grado di capire in quale modalità è più indicato per noi giocare.
Ark: i problemi stratificati
Al tempo stesso, però, è innegabile che alcune difficoltà siano più un prodotto di mala realizzazione piuttosto che una conseguenza del genere survival. Su tutti la gestione dei menù: nato su PC, non vi è stato un perfetto riadattamento dei comandi e della struttura dell’inventario; ci si farà la mano in poche ore, ma il sistema è imperfetto.
Molto più problematico è invece l’interazione con gli oggetti e, soprattutto, con i nostri dinosauri domati. Per poter fare qualsiasi cosa, dovremo accedere ad un menù radiale tremendamente scomodo nei suoi innumerevoli sottomenù. Ho perso il conto delle volte in cui ho dato involontariamente comandi sbagliati al mio dilofosauro perché il menù radiale accetta o rifiuta i movimento della levetta a propria discrezione.
A tutto questo si aggiungono le problematiche del gioco online. Buona parte delle ore spese sul gioco sono state affrontate insieme ad un amico (a mio parere il miglior modo per giocare ad Ark), ma ogni tentativo di accesso da parte sua alla mia partita richiedeva almeno una decina di minuti prima di andare a buon fine. Il gioco a quel punto funzionava perfettamente per anche più di un’ora, per poi crollare inspiegabilmente.
Altre meccaniche fondamentali, come rendere il proprio amico un membro della propria tribù (obbligatorio per una vera coop), sono inoltre gestite in maniera assolutamente poco intuitiva e inutilmente arzigogolata.
Valido impatto, ma tecnicamente imperfetto
Ark: un bel mondo imperfetto
A livello tecnico il gioco è ancora acerbo. Per quanto l’impatto stilistico sia di tutto rispetto (camminare nelle foreste e vedere in lontananza un triceratopo che lotta con un raptor è un’esperienza interessante anche per i non amanti dei dinosauri), il gioco fatica abbastanza quando si parla di caricamento delle texture e dei poligoni, i riflessi, le ombre, le compenetrazioni e il frame rate. Non è una situazione catastrofica e ingestibile, ma ad ogni menù aperto vedremo il gioco crollare a pochissimi fps per un paio di secondi e nelle situazioni più concitate non manterrà mai i trenta frame. Valido il sistema di illuminazione, ma di certo Ark non è un titolo da acquistare per la forza bruta della grafica (in versione PS4 standard). Il sonoro si difende discretamente, con effetti ambientali validi e versi delle creature suggestivi.
Il gioco è tradotto in italiano, ma diciamo che non è proprio tutto allo stato d’arte. Oltre a certi (rari) elementi inspiegabilmente lasciati in inglese, in generale il lavoro svolto è visibilmente stato fatto di fretta e con poca cura.
Ark: chi dovrebbe compralo?
Ark è un gioco che si adatta a più giocatori ma che dà oggettivamente il meglio di sé sul lunghissimo periodo e con almeno un amico a portata di cuffia che ci sostenga. Dopotutto passare un’ora ad abbattere alberi per costruire un mega recinto per parasauri risulta più gestibile se si può parlare e distrarsi. Le problematiche dei menù e dell’online infastidiranno tutti coloro che pretendono immediatezza e rapidità: caratteristiche, però, che non definiscono Ark nemmeno nelle sue parti riuscite.
Si ringrazia Koch Media per averci concesso una copia del gioco da recensire.
Punti a favore
- Stilisticamente d’impatto
- Divertimento su più livelli
- Longevità infinita
Punti a sfavore
- Variegate imperfezioni tecniche
- Menù da rivedere
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