Non è raro trovare persone che si lamentano della scarsità di ore di gioco proposte da molte opere, ma alla fine i videogame vengono realmente portati a termine?
In un precedente numero della nostra rubrica mi è capitato di parlare dei trofei/obbiettivi e dei motivi che mi spingessero a platinare i giochi. Andando un po’ più indietro, inoltre, vi ho parlato del perché mi piaccia completare i giochi: vedere una fine mi soddisfa. In questi giorni, però, ho iniziato a pensare a una cosa: ma quanti sono i videogiocatori che effettivamente arrivano alla conclusione dei propri videogame? E non intendo platinando o millando, ma anche solo completando la parte narrativa dell’opera. Detto in poche parole, volevo avere un’idea del drop rate videoludico.
Visto che organizzare una vera e propria ricerca con statistiche e tutte quelle velleità scientifiche sarebbe stato un pochino dispendioso in termini di tempo e risorse, ho deciso di puntare sui più comodi trofei PlayStation. Per chi non lo sapesse, la PlayStation riporta la percentuale di ottenimento di un dato trofeo. Ovviamente non possiamo considerare tali valori come corretti al 100%, anche solo perché non tutti i giocatori aggiornano la lista trofei con regolarità e, inoltre, non è possibile sapere se le percentuali siano calcolate a livello mondiale (non credo) o siano legate al server Europeo di Sony PlayStation (più probabile).
Questi numeri saranno solo degli indicatori, per avere un’idea generica della situazione. Sappiate anche che arrotonderò senza troppa preoccupazione.
Mi sono ovviamente basato sulla mia personale lista trofei (quindi possiedo tutte le opere citate) e, dopo aver scelto una serie di giochi, ho deciso di dividerli in categorie. Partiamo all’avventura di percentuali e numeretti.
La prima categoria: i videogame narrativi
Voglio iniziare la mia disamina con videogame che ci permettono di controllarne con estrema precisione il completamento. I giochi narrativi ad episodi.
Prendiamo in considerazione, per esempio, Game of Thrones – A Telltale Series. Il primo trofeo (che si ottiene in tipo dieci minuti di gioco, per capirci) è posseduto dal 74% dei giocatori. Il pratica, il 26% non è andato nemmeno oltre il menù iniziale. Quanti hanno visto la fine del primissimo episodio? Circa il 42%. In meno di due ore abbiamo già perso il 30% dei possessori del videogame. Dobbiamo specificare un cosa, però: il gioco è stato dato con PlayStation Plus questa estate. Forte del nome, molti l’avranno scaricato ma mai realmente giocato. Inoltre, il primo episodio è da molto tempo gratuito, quindi è normale che in tanti l’abbiano provato e abbandonato immediatamente.
Basiamoci quindi sui valori del secondo episodio. Il 31% l’ha iniziato. Un quarto dei giocatori ha già fatto ciao ciao con la manina e se n’è andato. Be’, se questo vi rattrista, allora non vorrete sapere che un altro quarto ci lascerà prima della fine del sesto episodio. Circa il 19% ha completato il gioco.
E se pensate che sia solo colpa di Game of Thrones, considerate che anche Tales from the Borderlands (che ha ottenuto lo stesso trattamento di primo episodio gratuito e PS Plus) ci propone numeri molto simili.
Allontanandoci dalla Telltale Games, possiamo prendere ad esempio Life is Strange (sempre primo ep. gratis e poi PS Plus) che vede il 55% delle persone finire il primo episodio, il 38% finire il secondo e il 27% l’ultimo.
La seconda categoria: i videogame estesi
A questo punto qualcuno potrebbe obbiettare che la colpa è più che altro del genere. La gente si annoia con questi giochi narrativi, no? Oh, amici: cambiamo completamente sponda e lo scopriremo; vediamo come se la cavano i videogame più estesi, opere che puntano alla varietà e alla dispersione.
Voglio partire da Horizon Zero Dawn. Il 96% dei giocatori ha completato il prologo, ovvero meno di un’ora di gioco. Quanti sono arrivati alla fine? Il 35%. Solo un terzo dei giocatori ha completato la modalità storia a circa sei mesi dall’uscita. I collezionabili e le sfide secondarie sono state toccate solo dal 16% dei giocatori. La metà di questi, infine, ha ottenuto il platino.
The Witcher 3? L’80% ha ottenuto il primo trofeo legato alla storia e solo il 30% ha visto il finale. Valori simili per Final Fantasy XV: il 95% l’ha iniziato e solo il 36% l’ha finito; è solo colpa degli ultimi capitoli di gioco?
Dragone Age: Inquisition, invece, fatica un po’ di più. L’87% lo inizia, il 23% lo finisce. Io per primo, devo ammetterlo, l’avevo abbandonato a circa 3/4, per poi concluderlo dopo un paio di mesi.
Questi sono giochi troppo lunghi, dite? Se durano più di una ventina di ore ci stufiamo? Prendiamo allora Assassin’s Creed Syndicate. 94% all’inizio, 32% alla fine. Numeri molto simili per AC Unity, Far Cry 3 e Shadow of Mordor.
È normale? Questo tipo di opere non sono fatte per essere portate a termine? Il giocatore non si concentra sull’obbiettivo finale?
La terza categoria: i videogame lineari
Vediamo un po’ di giochi, quindi, in cui non possiamo distrarci troppo e che non durano nemmeno molto.
Iniziamo con Wolfenstein The New Order? 87% per il primo trofeo della storia, 37% per il finale a difficoltà minima. Giusto per curiosità: quanti l’hanno platinato? Il 3.6%. Sarà che gli fps oramai hanno senso solo online?
Saltiamo allora su una nuova giostra. Ratchet & Clanck, il remake del gioco basato sul film basato sul gioco. 96% iniziano, 37% finiscono. Platino? 4.3%. La nostalgia non basta?
Uncharted 4. Il 43% arrivano al finale alla difficoltà minima. Più di metà dei giocatori non riesce a completare una decina di ore del capitolo finale di una saga che, soprattutto con questo quarto episodio, punta molto sulla narrazione cinematografica.
La quarta categoria: i videogame esigenti
Come dite? Finora abbiamo parlato solo di opere adatte ai casual gamer? I veri videogiocatori amano la sfida e non si ritirano facilmente?
Dark Souls 3. Probabilmente uno dei più facili tra le opere di Miyazaki. Il 90% abbatte il primo boss. Il 74% il secondo. Il 31% vede il finale più comune. Le cose si fanno molto più interessanti con Bloodborne. Forte della campagna pubblicitaria, della tematica originale, del doppiaggio italiano e della sua natura di esclusiva, Bloodborne è stato per molti il primo tentativo nel mondo dei souls-like. Il risultato? Solo il 63% ha superato il primo boss (Clerical Beast, s’intende). Più di un terzo hanno iniziato e abbandonato il gioco, probabilmente dopo un paio di scontri. Quanti di questo 63% hanno visto un finale? Il 20%. Un terzo dei giocatori.
Okay, forse i souls-like sono un campo minato. E, come è stato detto, le campagne pubblicitarie e lo stile inimitabile di queste opere hanno attirato volenterosi giocatori non ancora pronti ad un mondo così duro e spietato. Cambiamo totalmente genere, allora. A chi piacciono i puzzle game?
The Witness? Solo il 73% dei giocatori è riuscito a completare il primo blocco di enigmi post tutorial. Il 23% ha visto il finale. The Talos Principles? Il 96% inizia, il 20% finisce.
L’ultima categoria: i videogame particolari
Voglio ora parlarvi di alcune opere specifiche che hanno attirato il mio sguardo con i propri valori.
Prendiamo The Vanishing of Ethan Carter, un gioco che sarebbe potuto rientrare (con un po’ di sforzo) nella prima categoria. Un’opera che punta molto sulla narrazione, ma che condisce il tutto con fasi “investigative” molto leggere e dirette. Il primo trofeo che generalmente si ottiene si piazza ad un 58%. Cosa c’è di particolare? Il 47% completa il gioco. Un calo ben inferiore rispetto alle altre opere. Certamente la brevità è un aiuto, ma vedremo poi cosa ne penso realmente.
Hitman Go Definitive Edition. Il gioco può essere completato senza curarsi del 100%, ma avrebbe poco senso: il cuore dell’opera sono proprio le sfide secondarie di ogni livello. Quanti hanno completato il primo capitolo al 100%? Il 58% dei giocatori. Quanti l’ultimo? Il 42%. Ancora una volta un calo minore.
Passiamo a esempi di altro tipo, voglio parlare delle due versioni di The Unfinished Swan. Su PS3 il 72% completano le prime ore, solo il 48% vanno oltre e il 40% conclude. Su PS4 il 58% inizia, il 28% prosegue, il 23% finisce. Lo stacco tra la prima e la seconda percentuale è inoltre dovuto al fatto che il gioco sia stato dato col PS Plus. Tenete in caldo questi numeri, fra poco vedremo cosa ne penso.
Un paio di considerazioni finali sul mondo dei videogame
Tendenzialmente, basandomi anche su valori non qui riportati, solo un terzo dei giocatori arriva a vedere il finale di un gioco. Se vi chiedessi come vi comportate voi, cari lettori, sono convinto che rispondereste qualcosa come: io finisco i giochi, abbandono solo quelli che mi hanno fatto schifo e cerco di completare al 100% quelli che più mi sono piaciuti.
E sapete cosa? Io vi crederei senza problemi. Questa è anche la risposta della maggior parte dei membri della redazione di tuttoteK, il sottoscritto compreso. Vedere che un terzo dei giocatori non finiscono i propri giochi non mi fa pensare che tra i lettori ci siano persone che “sprecano” i videogame. Mi fa pensare che in realtà solo un terzo dei videogiocatori sono videogiocatori che cercano di informarsi, che non vanno allo sbaraglio comprando cose a caso tanto per buttare via qualche ora e un po’ di soldi. Persone che, approcciandosi con superficialità all’opera, non riescono ad arrivare a conclusione. Guardate l’ultima categoria. Le persone che sono andate oltre i primi minuti di gioco hanno, per la maggior parte, finito l’opera. Questo poiché si tratta di opere molto specifiche che solo i più informati giocano.
Ogni tanto dimentico che noi, videogiocatori informati, siamo la minoranza. Sarà un’affermazione un po’ spocchiosa, ma: mi dispiace per loro. Molte di queste persone non sono realmente interessate ai videogame (e questo va bene), ma alcune potrebbero ottenere qualcosa di più che non sanno di poter avere. Questa seconda categoria di videogiocatori non informati scoprirebbe una passione intensa e carica di soddisfazioni; e potrebbero farlo entrando in un sito di videogame, leggendo e condividendo con molte altre persone come loro.
Io, lo dico senza problemi, sono un giocatore da single player. Da stanza buia e solitudine costante quando ho il pad in mano. Ma poi, a portata di click, ho un mondo di amicizie che sanno cosa abbia significato quella solitudine da pad.
Spocchioso e banale. Lo so. Non meno vero, però.
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