Manca poco al lancio del Kickstarter di Ankh: Gods of Egypt! Questo titolo completa la trilogia di Eric Lang (con i celebri Blood Rage e Rising Sun), ma quale sarà il gameplay di Ankh: Gods of Egypt?
L’attesa per questo titolo sta montando ormai da Agosto 2019, quando la CMON annunciò per la prima volta che stava lavorando a questo progetto.
Da allora, le informazioni raccolte tra convention e speculazioni ci hanno permesso di iniziare a delineare la fisionomia di questo titolo che, speriamo, riesca a confermare e migliorare il clamoroso successo dei suoi fratelli.
Ankh: Gods of Egypt e l’ambientazione del gioco
Sembra quasi banale esplicitarlo, comunque il gioco è ambientato nell’Antico Egitto; bisogna dire che questa ambientazione vive un periodo di grande revival, dal momento che anche la Matagot ha recentemente deciso di lanciare la versione 2.0 del celebre Kemet!
A differenza di quest’ultimo, in cui impersoniamo semplici mortali, in Ankh: Gods of Egypt saremo gli dei stessi! Ma non è tutto oro quello che luccica, perché vivremo il loro declino (a quanto pare, il tema “Crepuscolo degli Dei”, o Ragnarok per gli amici, piace parecchio al buon Lang); il nostro obbiettivo sarà accaparrarci il serto di unica divinità d’Egitto, in un mondo sempre meno devoto al culto degli dei.
Gameplay: come evolve rispetto ai predecessori?
In realtà, cambia abbastanza. Si tratta di un gioco per 2-5 giocatori/trici, competitivo (con un dovuto asterisco, come vedremo dopo) e classico “dudes on a map”, come i suoi fratelli Blood Rage e Rising Sun. Insomma: guerrieri e mostri, con la consueta qualità CMON, garantiscono la loro comparsa anche in questo titolo.
Le analogie rispetto a Blood Rage e Rising Sun
I tre giochi hanno evidenti fili conduttori, a partire dall’autore naturalmente, il celebre Eric M. Lang; ma anche nel comparto artistico viene confermata la mano di Adrian Smith, che ha dato vita a feroci vichinghi e onorevoli Daimyo, così come la progettazione delle miniature viene affidata nuovamente a Mike McVey. Oltre al trittico di autori, la trilogia è generalmente caratterizzata da:
- controllo area
- benefici asimmetrici in base al territorio controllato
- miniature di guerrieri e mostri (c.d. dudes on a map)
- numero di azioni definito
- assenza di dadi e casualità limitata
- competitività tra giocatori
Le differenze rispetto a Blood Rage e Rising Sun
Ciò in cui Ankh: Gods of Egypt si differenzia consiste, usando le parole di Lang stesso, in una struttura “sandbox”; il turno di ogni giocatore è molto meno strutturato rispetto ai due giochi precedenti, e meno rigida è la mappa, che si potrà dividere e frazionare. Ricordate Coloni di Catan, in cui sulla mappa ad esagoni si costruisce lungo i lati? Il meccanismo è analogo, avendo una mappa ad esagoni su cui ridisegniamo la Valle del Nilo a nostro piacimento… Siamo pur sempre dei, dopotutto!
Altra differenza è il meccanismo di punti vittoria (cumulativo semplice), sostituito da un tracciato Devozione che può aumentare o diminuire, ed in cui la vittoria arriva giungendo in cima: per usare un altro paragone ludico, è come il sistema del tracciato militare di 7 Wonders Duel.
Infine le divinità che impersoniamo hanno poteri che cambiano drasticamente il nostro stile di gioco; sebbene questo elemento fosse già presente in Rising Sun (mentre è assente in Blood Rage), Lang ha fatto sapere che in questo caso l’asimmetria sarà estremizzata… Al che il sottoscritto, cercando di continuare a capire da dove l’autore abbia tratto ispirazione, ha immediatamente pensato a Root!
Ankh: Gods of Egypt e il sistema di combattimento
Cercando informazioni su questo gioco, mi è capitato spesso di associare le parti del gameplay di Ankh: Gods of Egypt a quelle altri giochi; nulla di male, di base si inventa poco e si rimaneggia molto, ma quando ho appreso del sistema di combattimento ho provato sentimenti contrastanti. E’ fondamentalmente identico a quello di Kemet, ovvero ogni giocatore ha una mano di carte combattimento uguali per tutti, circa una decina; quando si combatte se ne sceglie una, che viene giocata in contemporanea con gli altri giocatori e in seguito viene scartata. Per recuperare le carte utilizzate in precedenza, ne abbiamo una con lo specifico effetto “rimescola la tua mano di carte combattimento”.
Funzionerà il “sistema Kemet”?
Appare chiara la citazione nei confronti di un sistema di combattimento che, al di là di tutto, è eccezionale, essendo uno dei meno dipendenti dall’alea in assoluto, pur lasciando spazio a colpi di scena. Esso ha caratterizzato Kemet, ovvero quello che ormai possiamo definire il “concorrente” di Ankh: Gods of Egypt.
Nota a margine, anche Kemet: Blood and Sand, riedizione 2.0 di Kemet, si appresta ad approdare su Kickstarter nel prossimo periodo e ne seguiremo gli sviluppi con grande interesse!
Bisogna però notare che Ankh: Gods of Egypt mantiene il marchio di fabbrica di Lang, ovvero il “pick your battle”. Mentre in Kemet si può ragionevolmente puntare a vincere ogni battaglia, nei giochi di Lang bisogna scegliere con cura dove vincere e dove perdere, il che aggiunge una complessità tattica entusiasmante.
Cosa renderà Ankh: Gods of Egypt un gioco unico?
Fino adesso abbiamo parlato del gameplay di Ankh: Gods of Egypt in maniera comparativa, cercando di capire come nasce e che tipo di gioco sarà; tuttavia non abbiamo ancora menzionato le due caratteristiche che renderanno unico e inimitabile questo titolo.
Il gameplay di Ankh: Gods of Egypt a rischio gradimento
Innanzitutto, una meccanica che crea fastidio e scetticismo in molti, e con buona ragione: l’eliminazione giocatore.
Peraltro, in questo caso l’eliminazione sarà inesorabile, condannando il giocatore di volta in volta nelle parti più basse sul tracciato Devozione; il gioco non è neppure stato lanciato e già sento la scarica di adrenalina nel tentare di fare giusto quel punticino che basta a sopravvivere un ulteriore turno all’impietosa indifferenza dei mortali, che condanna noi divinità all’oblio.
Questo farà di certo storcere il naso a molti, inizialmente me incluso; eppure Lang, consapevole di come è vista questa meccanica perversa e spacca serate, ha tenuto a precisare alcune cose: l’eliminazione giocatore avviene solo negli ultimi tre turni di gioco, che scorrono molto rapidi, e interessa solo chi non soddisfa di volta in volta dei requisiti minimi di Devozione. Ne deduco che la partita potrebbe già concludersi al terzultimo turno, se solo un giocatore dovesse rimanere “a galla”, ma è presto per esserne certi.
D’altronde, giochi che hanno conosciuto un successo colossale sia su Kickstarter che nei negozi, hanno incorporato questa meccanica in maniera molto più connaturata e drastica, come ad esempio Nemesis.
Inoltre per diminuire il rischio di diventare spettatori passivi, pare si possa fare squadra, il che ci porta alla seconda meccanica.
Una meccanica mai vista: il “merge”
Anzi, “squadra” non è il termine esatto, perché rimanda a giochi cooperativi o a meccaniche già viste in Rising Sun: il termine utilizzato da Lang è “merge”, unire, fondere due divinità. Ha volutamente glissato sui dettagli, ma ha assicurato che una meccanica di questo tipo è talmente originale e innovativa, che con il suo gruppo di playtest hanno avuto l’impulso di applicarla anche ad altri grandi classici durante le loro serate. Non è dato sapere se due divinità “unite” vincono insieme, se i loro poteri sono condivisi o in generale come verrà integrata questa chicca nel gameplay di Ankh: Gods of Egypt; sappiamo però che la possibilità di fare “merge” sarà circostanziata e non una libera scelta dei giocatori. Infine, pare che questa meccanica aumenti esponenzialmente la rigiocabilità del titolo.
Considerazioni conclusive su Ankh: Gods of Egypt
Le premesse sembrano quelle di un successo planetario. E’ vero, la CMON attualmente viene da un anno altalenante, in cui si è attirata addosso i malumori della community per come ha gestito alcune campagne Kickstarter (spese di spedizione esorbitanti, ricompense esclusive di precedenti campagne rese nuovamente disponibili, andamento di Trudvang Legends addirittura negativo) ed inoltre sappiamo già che non pubblicherà in altra lingua che non sia l’inglese (salvo clamorosi colpi di scena, decisamente da escludere).
Tuttavia, analizzando il successo che ha avuto Blood Rage nel 2015 su Kickstarter, poco meno di 10000 backers, e quello che ha avuto Rising Sun un paio di anni dopo, con oltre 30000 backers, dimostra quanto i giochi di questa trilogia mitologica siano apprezzati e ricercati dal grande pubblico; o per meglio dire, di come il grande pubblico abbia imparato ad amarli nel tempo.
Ricordiamo che Rising Sun è attualmente nientemeno che il decimo gioco più finanziato della storia su Kickstarter; se Ankh: Gods of Egypt riuscisse anche solo a confermare simili numeri, verrebbe probabilmente consacrato come uno dei giochi di maggior successo di sempre!
Infine una piccola chicca: la CMON ha rilasciato un teaser trailer del gioco, buona visione!
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