A causa del Coronavirus il mondo del cinema si è completamente fermato. Cercando nuove soluzioni per ritornare a guardare il grande schermo, il Drive-In sembra la soluzione più accettabile
Il Covid-19 ha messo in ginocchio molteplici mercati, tra cui anche quello cinematografico. Sono due mesi, oramai, che sono bloccate le uscite di nuove pellicole al cinema e questo crea un gran disagio alle case cinematografiche. Parliamo di prodotti già previsti in uscita che sono costati molto e che, per il momento, non vedranno un ritorno monetario. Come in tutti gli altri mercati, si sta cercando di trovare una soluzione che possa trovare il giusto approccio sia per salvaguardare la salute dei clienti e sia quello del mercato stesso.
Non è assolutamente facile, il lockdown mondiale resta il nemico migliore che abbiamo mai avuto, ed anche una volta concluso, le sale cinematografiche non sono proprio locali in cui è possibile abbassare la percentuale di contagio del virus. Quindi, a meno che i proprietari dei cinema privati e le grandi case come Uci Cinemas non si mettano d’accordo e decidano di vendere un numero di biglietti di biglietti tale da garantire la distanza tra i clienti, le sale cinematografiche rimarranno chiuse ancora per un bel po’ di tempo. Ma allora quale può essere la soluzione migliore?
Drive-In: sicurezza e privacy garantite
Un ritorno agli anni ’60 sembra essere l’unica soluzione ad un virus di nuova generazione. I cari vecchi Drive-In possono tornare a far sognare gli amanti del cinema, e non solo. La soluzione a cui si era pensato finora era quella di mandare in streaming i film che sarebbero dovuti uscire al cinema. Il primo pensiero va a Disney che con la nuova piattaforma Disney+ avrebbe avuto il vantaggio dei film Marvel, col solo intoppo di non riuscirne a ricavare quando avrebbe potuto facendoli uscire al cinema. Ma per le altre case cinematografiche? Non tutte hanno una propria piattaforma streaming e, probabilmente, in questa situazione vendere ad una piattaforma streaming come può essere Netflix potrebbe significare svendere il proprio prodotto.
Proprio per questo le case cinematografiche potrebbero chiedere aiuto ai proprietari dei Drive-In. Già in America, dopo la chiusura dei cinema dovuto al lockdown, alcuni esercenti proprietari di Drive-In sono rimasti aperti in quanto non soggetti al decreto. Naturalmente i numeri sono bassi, negli anni 6o si contavano più di 4000 Drive-In in America, mentre ad oggi se ne contano solo 300 circa. Ma quei pochi rimasti hanno visto un aumento vertiginoso delle vendite di biglietti dal lockdown che arriva quasi al 700% delle vendite che avvenivano prima del Coronavirus. Al Los Angeles Times, Beau Bianchi, proprietario del Paramount Drive-In, dichiara che in questo momento il suo esercizio commerciale è una scappatoia che porta sollievo per alcune ore ai suoi clienti che amano andare al cinema e non potevano tornarci.
Non solo America, l’Italia si mobilita
Naturalmente non solo America, anche in Italia si sta cercando di trovare una soluzione del genere. Purtroppo i Drive-In attivi nel nostro paese non sono molto, anzi il numero si avvicina allo zero assoluto. A Bologna, si pensa di organizzare un drive-in al posto del tradizionale cinema all’aperto in Piazza Maggiore. In quel di Pesaro, il direttore della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, Pedro Armocida sta pendando «ad eventi come il drive-in da organizzare in zone della città adatte». A Roma, il CNA vuole far partire il “CineDrive”, con cui riaprire i Drive-In chiusi negli anni passati fino all’avvento delle sale cinematografiche.
Il Bovisa Drive-In di Milano, aperto nel 2019, è al momento chiuso, ma sembra poter aprire a breve. A Napoli è ancora attivo il Drive-In Pozzuoli, chiuso solo per il lockdown. Anche a Caserta è ancora possibile andare al cinema in auto grazie al Drive-In Garden Movie di San Tammaro, dove troviamo uno dei più potenti proiettori d’Italia.
Insomma, tra nuove aperture e vecchie glorie, sembra che il Drive-In possa tornare in auge, almeno fino all’apertura delle sale cinematografiche. Che, ahimè, potrebbe arrivare molto tardi quest’anno.
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