Dopo il suo arrivo su PC durante lo scorso anno, è arrivato il momento di analizzare in questa recensione la versione console di Tannenberg
La Prima Guerra Mondiale ha segnato l’inizio di quello che Eric Hobsbawm ha chiamato, in un suo saggio fondamentale, “Il secolo breve”. Fa sempre un certo effetto pensare a quello che gli anni dal 1914 al 1918 hanno rappresentato per la storia della nostra specie. La presenza di lettere private, diari e documenti di ogni sorta ci restituisce il quadro di un dramma umano, prima che di un evento storico. Nel secolo scorso, l’uomo sembra aver scoperto che nulla ha senso e che certi valori in cui confidava disperatamente non potranno più tornare indietro.
Se gli umanisti si spingono spesso a fare queste riflessioni forse un po’ banali qualora affrontate con superficialità, i videogiocatori si sono sempre domandati come mai il Primo Conflitto Mondiale non sia così popolare nel nostro media preferito. Battlefield 1 ci ha provato, senza dubbio, ma il suo gameplay frenetico non si addice a quella che era stata una guerra lenta e agonizzante. Ecco, gli sviluppatori indipendenti di M2H e Blackmill Games hanno forse donato al pubblico una valida alternativa ai prodotti più commerciali e frenetici, in cui a colpire è la crudeltà dello scontro prima che la sua spettacolarizzazione. Vediamo come se la cava il loro Tannenberg, analizzandone in questa recensione la versione per console.
Un prodotto per pochi affezionati
Tannenberg, in realtà, nasce come una sorta di espansione stand alone del già abbastanza noto Verdun, ad opera degli stessi autori e sempre ambientato durante il medesimo periodo. Si tratta di una tipologia di sparatutto in prima persona radicalmente diversa da altri esponenti del genere presenti sul mercato. Se Call of Duty, Battlefield o il compianto Medal of Honor presentano un sistema molto arcade e facile da imparare, con addirittura alcuni innesti fantascientifici nelle loro iterazioni più recenti (si pensi al jetpack di Advanced Warfare), i titoli di M2H e Blackmill Games non fanno assolutamente nessuno sconto al giocatore e propendono per una simulazione più accurata dei movimenti.
La volontà degli sviluppatori è quella di ricreare il Primo Conflitto Mondiale in tutta la sua disperazione, pur senza rinunciare ad un gameplay abbastanza soddisfacente e divertente. Si tratta di prodotti sfornati con un budget incredibilmente ridotto e rivolti ad un pubblico che non ha paura di sporcarsi le mani e morire ripetutamente, prima di imparare come coordinarsi con i propri compagni per conquistare le zone della mappa. Ecco, chiariamolo: non siamo al cospetto di un titolo adatto a chi prediliga un’esperienza visiva soddisfacente. Come vedremo in questa recensione, le doti di Tannenberg sembrano essere altre.
Un problema di connessione – Recensione Tannenberg
Il gioco ci accoglie con un menu molto scarno, dal quale possiamo scegliere le tre modalità di gioco – Tannenberg è pensato chiaramente come esperienza online, ma si può giocare anche offline contro i bot – o visionare i progressi del nostro profilo. L’interfaccia può apparire inizialmente abbastanza complessa, complice anche la grande mole di informazione che il titolo ci scaglia addosso attraverso una serie di prolissi tutorial, ma dopo un po’ ci si fa tranquillamente l’abitudine.
È possibile scegliere fra due schieramenti, ovvero quello della Triplice Intesa e quello degli Imperi Centrali, ciascuno con i suoi stati di riferimento. Questa scelta sarà legata ad un sistema di progressione del personaggio che ci permetterà di sbloccare nuove armi giocando le diverse partite sui 9 fronti disponibili (non è presente alcuna micro-transazione). Prima di analizzare Manovra, la modalità principale, è bene spendere qualche parola sul deathmatch e sul deathmatch a squadre.
Queste due modalità funzionano esattamente come nella maggior parte degli altri sparatutto presenti sul mercato e prevedono la vittoria del giocatore o della squadra con più uccisioni alla fine del match. Tutto ciò non sarebbe un male, se le partite di questa tipologia non fossero scarsamente popolate. O meglio: se non fossero completamente deserte. In una settimana siamo riusciti a giocarne soltanto una contro un altro giocatore, che si è trasformata subito in una bizzarra caccia all’uomo, probabilmente una soluzione molto distante da quanto voluto dagli sviluppatori.
Molto meglio, per fortuna, con Manovra, un’interessante modalità che prevede lo scontro fra ben 40 giocatori contemporaneamente in cui i due schieramenti dovranno conquistare i punti strategici delle grandissime mappe. È qui che Tannenberg riesce a dire la sua e, in alcuni casi, persino ad esaltare il giocatore in seguito ad una strategia particolarmente azzeccata o ad un’uccisione sul filo del rasoio contro l’avversario. I server di Manovra sono molto più popolati e si riesce a respirare un’atmosfera davvero diversa rispetto alla massa degli sparatutto competitivi più famosi.
Un centimetro alla volta – Recensione Tannenberg
Certo, come è facile intuire Tannenberg non è esattamente un titolo bello da vedere, e forse nemmeno particolarmente facile da giocare. I movimenti del nostro soldato sono lenti e macchinosi, prendere la mira sarà difficile e durante le prime partite moriremo spesso. Il layout dei comandi è quello abbastanza classico di uno sparatutto per console, ma sicuramente giocare con un mouse e una tastiera renderebbe più facile la vita ai poveri soldati scagliati nelle trincee dell’Est Europa.
Il ritmo molto lento delle partite, però, sopperisce a questa mancanza. In Manovra non è l’abilità manuale di un giocatore a fare la differenza, ma la sua coordinazione con il resto del gruppo. Ogni schieramento, infatti, sarà diviso in plotoni di quattro soldati di classi differenti, che equivarranno al nostro team. Conquistare la zona giusta al momento giusto sarà fondamentale e per fare questo sarà necessario sfruttare la possibilità di chiedere rinforzi in un punto preciso o, per il comandante di un plotone, ordinare l’attacco di una zona particolare.
Catturando le varie zone le risorse dell’avversario inizieranno a diminuire. La partita finisce quando una squadra termina le proprie risorse o quando il timer raggiunge lo zero. In quest’ultimo caso sarà la squadra con più punti a vincere il match. Come avrete intuito, le partite in modalità Manovra possono durare davvero a lungo, e a volte capita che si creino delle situazioni di stallo in cui entrambi gli schieramenti si equivalgono, allontanando ancora di più il gioco di Blackmill Games da prodotti più rapidi e fruibili.
Strisciare lungo una trincea o nascondersi fra i cespugli per aggirare l’avversario dà una grande soddisfazione. In Tannenberg non potremo sparare a casaccio: la ricarica delle armi è molto lenta e il giocatore rischia di morire in un battito di ciglia, anche perché il time-to-kill è decisamente basso. Di solito basta un singolo colpo per morire, il che, in zone molto ampie quali quelle di Manovra, restituisce proprio la sensazione di essere lanciati contro la morte come fossimo carne da macello. Ogni centimetro conquistato sarà una gloriosa vittoria, ed è forse questo che rende il gioco molto piacevole durante le sue partite.
La guerra non è bella a vedersi – Recensione Tannenberg
Per quanto riguarda il comparto tecnico del titolo non c’è molto da dire. La scarsa disponibilità di budget dei due team di sviluppo si fa sentire. Su Xbox One le texture sono scialbe, così come i modelli poligonali, che non brillano particolarmente per il dettaglio grafico. Il frame rate del titolo, nonostante ciò, è ancorato a trenta fotogrammi al secondo un po’ ballerini nelle situazioni più concitate.
Le animazioni non sono particolarmente rifinite e nel gioco è assente qualsiasi forma di fisica. La direzione artistica, tuttavia, è riuscita, con ricostruzioni abbastanza fedeli di uniformi, armi e campi di battaglia. La possibilità di giocare la stessa mappa in orari diversi della giornata e condizioni climatiche differenti è inoltre molto gradita.
Nemmeno il comparto audio brilla per la sua qualità. Ad un tema principale abbastanza convincente fanno da contraltare degli effetti sonori in linea col resto della produzione. Gli spari delle bocche da fuoco sono ovattati e secchi, molto lontani dalla qualità di altri titoli dello stesso genere, mentre le voci dei soldati, doppiati nelle loro lingue originali, ci sono sembrate più riuscite, per quanto esse rappresentino senza dubbio un elemento di contorno all’esperienza.
Poteva andare molto peggio
Non ce la siamo sentita, in questa recensione, di insistere troppo sulle mancanze di Tannenberg, vista la sua natura di progetto indipendente e destinato principalmente ad un’utenza appassionata. Il suo gameplay soffre certamente di un comparto tecnico non esattamente al top, ma è in grado di ricreare dei momenti di tensione stupefacenti, riscontrabili forse solo nel fratello maggiore, Verdun, ed in altri titoli simili, come Red Orchestra.
La scarsa popolazione dei server limita purtroppo l’appeal del titolo per chiunque non sia deciso a passare molte ore per imparare a giocare. Anche così, si potrebbe dire che forse giocarlo su PC sarebbe la scelta più saggia. Chiunque voglia un titolo capace di ricreare davvero i ritmi e le situazioni del Primo Conflitto Mondiale, tuttavia, sa dove andare a cercare.
Avete intenzione di dargli un’occhiata? Fatecelo sapere nei commenti e rimanete sulle pagine di tuttoteK per sapere tutto quel che c’è da sapere sul mondo dei videogiochi.
Punti a favore
- Il gameplay è tattico e ragionato
- Finalmente una rappresentazione più realistica della Prima Guerra Mondiale
- Sa dare soddisfazione
Punti a sfavore
- Server scarsamente popolati
- Comparto tecnico claudicante
- Non è un titolo per tutti
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