In questa recensione andremo ad analizzare e a scoprire Soulstice, un’interessante hack ‘n slash tutto italiano disponibile per PlayStation, Xbox e PC
Qualora dovessimo cercare o provare a definire il significato della parola legame, ci sarebbe il rischio di imbattersi in una certa ambiguità di fondo. Se da una parte un legame può essere interpretato come un mezzo di congiunzione e unione fra due o più elementi, dall’altra quello stesso legame, può rappresentare anche una sorta di vincolo o limitazione delle libertà individuali.
Soulstice, titolo nostrano sviluppato dal team di Forge Replay e edito da Modus Games e Maximus Games ha come focus principale proprio la pluralità insita al concetto di legame. Un legame che va ad impattare su quella che è la struttura narrativa del gioco e sulla struttura prettamente ludica. Ma bando alle ciance e addentriamoci nel mondo di Soulstice in questa nostra recensione.
Narrativamente…
La struttura narrativa di Soulstice, primo elemento che ci sentiamo di analizzare in questa recensione, è di per sé complessa e articolata o, per lo meno, a noi è risultata tale. Dopo un’introduzione che ci illustra quello che è il mondo all’interno del quale andremo a muovere i nostri passi, la narrazione del titolo si sviluppa tramite l’utilizzo di cut-scene (talvolta dall’impatto decisamente interessante e coinvolgente), ricordi legati al mondo e dialoghi con alcuni personaggi che andranno a rimpolpare quella che sarà la conoscenza nostra, e della nostra protagonista, in merito a quella che è la lore del gioco.
Abbiamo aperto questa recensione parlando di legame ed è proprio questo concetto ad essere protagonista. Infatti, la nostra protagonista è una chimera, che ha il compito di combattere la corruzione che sta invadendo il mondo e, rimanendo in tema, una chimera nasce proprio dall’unione di due anime, in questo caso due sorelle: Briar e Lute di cui pian piano andremo a scoprire le origini e il passato.
No, non è un souls-like… – Recensione Soulstice
Al contrario di quanto il titolo potrebbe lasciar pensare, Soulstice non è un souls-like, anzi, dal punto di vista del gameplay è probabilmente uno dei giochi che più si allontana dall’ormai celebre struttura – e più volte cavalcata – che ha fatto le fortune di casa From Software. Soulstice è un hack ‘n slash, sulla scia dei vari Devil May Cry o Bayonetta. Il gameplay alterna fasi di combattimento a fasi di esplorazione e platforming. Partendo proprio da quest’ultima componente esplorativa possiamo sottolineare quanto il sistema di movimento risulti fluido e ben gestito oltre che ben gestibile.
A tratti, però, proprio l’esplorazione viene intaccata da leggeri problemi di level design che, alla lunga, potrebbero causare qualche mugugno o fastidio. Ci si trova, talvolta, a ripercorrere più volte le stesse zone tentando di fare maggiore chiarezza sul percorso da dover intraprendere per raggiungere l’area successiva. La stessa cosa accade con quegli enigmi ambientali che ci si pareranno davanti. Non eccessivamente complessi ma a tratti, anch’essi, subiscono quei problemini di level design citati poc’anzi.
Quando c’è da menare le mani… – Recensione Soulstice
Così come avviene proprio all’interno del titolo, anche la nostra recensione di Soulstice avrà come cuore l’analisi del sistema di combattimento. Questo perché esso rappresenta il vero punto di forza del gioco ed è il perno attorno al quale si sviluppa tutta quanta la struttura ludica. Come già detto, Soulstice si presenta come un hack ‘n slash e in quanto tale sono riscontrabili quelle componenti classiche del genere alle quali, però, va ad aggiungere degli elementi interessanti legati proprio all’unione delle due anime della nostra protagonista.
Quel legame, infatti, si traduce poi anche in delle intuizioni di gameplay che abbiamo particolarmente apprezzato e che limitano – ma non cancellano – quella sensazione di button smashing che si potrebbe venire a creare giocando. Briar e Lute, infatti, per farsi spazio tra le lunghe file di nemici (di diverse classi) che incontreranno dovranno cooperare e lo faranno tramite lo sfruttamento di alcune particolari abilità e poteri.
Avremo a disposizione due alberi delle abilità. Nel caso di Briar esse corrispondono alle combo effettuabili con diverse armi e sbloccabili tramite il versamento di alcuni cristalli facilmente accumulabili in game. Per quanto riguarda Lute, invece, avremo un albero delle abilità maggiormente ramificato. Ben quattro ceppi principali da cui poi si diramano diverse sotto-abilità. Abilità di attacco, difesa, abilità di campi e furore. Le prime due sono facilmente intuibili mentre, per quanto riguarda le abilità legate ai campi e al furore c’è da fare un piccolo approfondimento.
Lute avrà la possibilità di creare dei veri e propri campi magici, chiamati: campi d’esilio e campi d’evocazione. I primi appariranno in rosso mentre i secondi in blu. Essi saranno fondamentali sia nelle fasi di esplorazione sia durante i combattimenti. Tramite i campi d’esilio si avrà la possibilità di colpire e distruggere dei cristalli di colore rosso che spesso andranno a impedire la nostra esplorazione delle aree. I campi di evocazione, invece, andranno ad offrire delle piattaforme aggiuntive utili durante il platforming e ricreeranno dei cristalli che, se distrutti, andranno ad aggiungere quella che è la vera e propria “valuta” con cui sbloccare le abilità di Lute.
Il tutto si coniuga in delle azioni di combattimento che tengono conto delle diverse abilità, sia di Briar che di Lute perché, se con Briar andremo a colpire direttamente i nostri nemici, con Lute avremo la possibilità di difenderci eludendo gli attacchi avversari e, inoltre, tramite l’utilizzo dei campi, potremo attaccare quei nemici colpibili solo all’interno di un campo d’esilio o d’evocazione. Durante i combattimenti il livello di coesione fra i due personaggi aumenterà e, raggiungendo il massimo, potremo scatenare il furore (e le varie abilità ad esso collegate) che ci renderà pressoché invincibili.
Anche in questo caso – o forse sarà meglio dire “soprattutto in questo caso” – il legame fra le due anime della nostra Chimera sarà di fondamentale importanza. Sia durante lo scontro con i minions sia durante le boss fight, anch’esse ben centellinate e molto appaganti oltre che stimolanti. Ogni boss vivrà diverse fasi in cui ci toccherà adottare delle strategie diverse a seconda delle debolezze e dei move-set del nostro nemico.
Un mondo oscuro e corrotto… – Recensione Soulstice
Visivamente parlando Soulstice risulta essere convincente sotto tutti i punti di vista. A partire dall’ambientazione molto cupa, dark e che offre una chiave di lettura nuova al genere fantasy che rischia, spesso, di diventare stagnante e di ricadere nelle solite soluzioni. I modelli dei personaggi e dei nemici, anch’essi, si presentano bene e soprattutto perfettamente inseriti nel quadro ambientale di riferimento. Tecnicamente parlando il titolo è solido, mai un calo, mai un’indecisione nonostante i tantissimi elementi a schermo, perciò chapeau ai ragazzi di Forge Replay.
Graficamente non siamo di fronte ad un prodotto di ultima generazione ma, a nostro avviso, oltre a non essere necessaria in questo caso una grafica super pompata e super realistica, la scelta di adottare uno stile quasi cartoon per certi versi è assolutamente da lodare, sia per l’impatto generale sia per l’agevolazione che esso comporta in fase di performance e prestazioni. Anche sul sonoro, nulla da dire.
Tiriamo le somme
La nostra recensione di Soulstice termina qui ed è arrivato il momento di tracciare un giudizio finale. Partiamo subito col dire che, quando ci troviamo dei prodotti italiani la nostra attenzione si alza e, soprattutto, ci teniamo sì ad essere precisi nell’analisi ma, ancor di più, ci teniamo ad elogiare e premiare un’opera che nasce in una nazione ancora un po’ indietro, per quanto riguarda la cultura videoludica, rispetto al resto d’Europa (per non parlare del mondo intero).
Quel legame (trait d’union di tutta questa disamina) patriottico ci porta a considerare Soulstice un titolo ottimo, ben congegnato e che fa benissimo quello che deve. Non è un gioco esente da difetti: migliorabile la gestione del level design così come l’impianto narrativo, ma si tratta comunque di un prodotto di estrema qualità e che ci sentiamo di consigliare a tutti gli appassionati del genere e non solo.
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Punti a favore
- Tecnicamente solido
- Ambientazione dark e affascinante
- Boss fight stimolanti
- Esplorazione e platforming ben congegnati...
- Combat system appagante...
Punti a sfavore
- ...ma risentono di qualche problema di level design
- ...non cancella totalmente la sensazione di button smashing
- Narrazione a tratti dispersiva
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