The Promised Neverland si è concluso questa settimana, con il capitolo 181. Dopo un inizio dirompente, il manga di Shirai-Demizu propone un finale che secondo molti conferma una parabola discendente
Nessuno è rimasto sorpreso dal fatto che The Promised Neverland sia finito: già l’anno scorso, la Shueisha lasciava chiaramente intendere che la conclusione dell’opera si stava avvicinando. Lo stesso dichiararono gli autori, Kaiu Shirai e Posuka Demizu, che non volevano creare una serie troppo lunga e si aspettavano non si estendesse oltre i tre anni.
La consapevolezza era tale che per molti il numero conclusivo sarebbe stato quello di settimana scorsa, il 180. Ci si è sbagliati di poco: The Promised Neverland è terminato nel numero successivo. Come sempre, potete trovare gli ultimi numeri usciti su MangaPlus. Se proseguite, sappiate che ci saranno spoiler.
Il finale dell’opera non sembra aver soddisfatto il pubblico. Già nell’ultimo anno, molti hanno trovato che TPN non avesse rispettato le premesse dell’incipit e del primo arco narrativo. Tra personaggi primari tralasciati, scontri che diventano più fisici che d’intelletto e Deus ex Machina, il finale non sembra riuscire a mettere una pezza. Quanto c’è di vero nell’idea che sia una cattiva conclusione? Approfondiamo.
Il finale (quasi) agrodolce di The Promised Neverland
Dopo la Promessa con “Lui” (l’essere divino dal nome impronunciabile), Che ad Emma sarebbe accaduto qualcosa appariva quasi scontato. Scontato al punto che l’autore scongiurò quest’ipotesi attraverso Emma stessa. Ma, alla fine, si trattò solo di una mezza verità. Emma, infatti, perde la memoria a causa della Promessa, e, nonostante alla fine si ricongiunga con la propria famiglia, non sembra che la recupererà mai più.
Questo quindi è il finale non completamente lieto proposto dagli autori. Di per sè, è ottimo. I problemi quindi non starebbero nella conclusione di per sè, ma in come si è giunti ad essa.
Infatti, dacchè in principio TPN sembrava proporre una figura del protagonista triplice – Emma, Ray, Norman – nella seconda metà dell’opera Ray è sempre più finito nell’ombra, fino a risultare poco rilevante. Lo stesso varrebbe per altri personaggi importanti, come Mujica.
Se la questione dei personaggi potrebbe toccare maggiormente chi si affeziona ad essi, di certo il problema di come certi temi dell’opera sembrino perdersi nell’ultimo terzo è di più ampio interesse. Infatti, se all’inizio abbiamo dei bambini che possono usare esclusivamente l’intelligenza e l’astuzia per sopravvivere in un mondo di nemici troppo più potenti di loro, in seguito la situazione cambia. Entrano in campo personaggi armati e potenti, e lo scontro si sposta sempre più sul piano fisico, culminando nella “battaglia finale” contro la regina dei demoni. Secondo molti lettori, questo ha tradito le loro aspettative sull’opera.
Il problema che salta maggiormente all’occhio, tuttavia, è il Deus ex Machina rappresentato dall’arciduca Lewis, il quale prende una decisione inspiegabile e che non viene spiegata. Solo grazie al suo intervento il colpo di stato di Peter Ratri viene sventato.
Un disastro?
All’inizio, abbiamo sottolineato come l’avvicinarsi della conclusione di TPN sia stato qualcosa di previsto e voluto da autori ed editore. Per questo motivo, non sembra possibile imputare i difetti del finale a un troncamento della serie imposto dall’editore, come capita spesso in questi casi. A maggior ragione, spiegare il motivo di questi problemi diventa difficile.
Molti lettori si sono dichiarati estremamente scontenti, e hanno visto le loro aspettative disattese. Forse, bisogna chiedersi quanto gli autori siano responsabili di tali aspettative. Per quanto le due metà di TPN risultino poco coese tra loro, non lo sono così tanto da risultare in una caduta completa. Forse gli autori non hanno mantenuto tutte le promesse, ma sarebbe ingiusto dire non ne abbiano mantenuta nessuna.
A dimostrazione di una possibile percezione distorta del pubblico, basta osservare come invece la critica ha valutato il manga: TPN può reclamare solo una nomination ai Manga Taisho Awards, e nient’altro. Insomma, forse la verità sta nel mezzo: aspettative troppo alte da un lato, e autori che solo in parte hanno la responsabilità di averle create.
The Promised Neverland è un buon manga, ma una certa caduta si è sentita. Se lo accostiamo a un’altra recente caduta su Shonen Jump, quella di Demon Slayer, il risultato è ancora più desolante. Il mondo dello shonen sta combattendo con le unghie e con i denti, ma non sembra ancora essere riuscito del tutto a ritornare a nuovi fasti.
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