Quali sono le 10 peggiori cose che potreste fare a un amante dei giochi da tavolo? Scopriamole insieme in questo nuovo approfondimento
Una premessa prima di andare oltre: com’è ovvio, la lista che segue è frutto dei gusti e delle esperienze di chi scrive. Può essere che cose odiate da alcuni, per altri siano tollerabili o addirittura da incoraggiare: cerchiamo di dar voce alla tendenza maggioritaria e prendiamola con leggerezza in ogni caso. Buona lettura con le nostre 10 cose… peggiori per chi ama i giochi da tavolo!
1. Benvenuti agli Hunger Games
Per chi non sapesse in cosa consistono gli Hunger Games, si tratta di brutali competizioni che si concludono quando solo l’ultimo partecipante rimane in vita. Ed è con lo stesso spirito che alcune persone affrontano le serate di giochi: animate da un livore e una competitività che sarebbero capaci di rovinare i propositi pacifisti dello stesso Gandhi.
Quando una di queste persone siede al tavolo con noi, non si verifica mai un’uccisione di una miniatura; si verifica un “Ah, hai visto? Ma avevo già calcolato due turni fa che te l’avrei uccisa, adesso che ho questo territorio posso fare la combo che mi permette di avere il bonus…” E prosegue tronfio per alcuni minuti ad autoincensare la sua brillante strategia, mentre voi staccate il cervello in un impeto di autoconservazione. Vostra o sua non si sa, perché siete sul punto di mollargli un ceffone e non siete gli unici al tavolo.
2. Onori e oneri
Siete riusciti ad arrivare a fine serata senza tragedie al tavolo? Siete riusciti a contenere gli Hunger Games e la vittoria è stata assegnata pacificamente? Allora è arrivato il momento di rovinare tutto a un passo dai saluti con una semplice frase: “Chi ha vinto, mette a posto”. Tipicamente questa è una frase riservata a quelle serate in cui si intavolano giochi ricchi di materiali e miniature; peraltro questi giochi non sono di certo famosi per la durata contenuta.
Ebbene, dopo quattro ore di gioco, con il cervello fuso e il sonno che vi trascina giù, le sentite: “Beh dai bravo! Adesso che hai vinto però metti in ordine tu eh? Eheh”. In un attimo vi crolla il mondo addosso, le miniature vi sembrano 400, non più 40, e le carte sono completamente mescolate… “La prossima volta -pensate sconsolati- propongo Taboo“.
3. Bacco e tabacco
Al tavolo di gioco tutti sono i benvenuti, ma capita che alcuni comportamenti ci facciano mettere in dubbio il dogma dell’ospitalità. Ad esempio nel caso di chi si ostina a proporre ed offrire stuzzichini; i quali sono raramente semplici ed innocui crackers, ma implicano dita unte, briciole sparse e salse volanti. A questa visione le miniature tremano, le carte fuggono e le plance invocano una fine pietosa.
Discorso analogo va fatto per le bevande: premetto che un raffinato bicchiere di vino per accompagnare un german o una schiumante birrozza da sgargarozzare con un american sono benedizioni. Tuttavia suddette benedizioni si trasformano spesso in maledizioni per i nostri giochi: chiazze sul tavolo, bicchieri rovesciati e mani umide rischiano di rovinare ben più del cibo se la sfortuna ci assiste. Sono rischi che tendiamo a tollerare più volentieri nelle ludoteche (dove permesso) o quando siamo ospiti da amici: insomma, siamo tutti alcolisti con i giochi degli altri.
Infine il tabacco: naturalmente questo argomento è molto particolare, perché se giocate in ludoteche o locali possiamo già escluderlo. Tuttavia capita che l’anfitrione delle serate coincida anche con la ciminiera, o la vaporiera, del gruppo: in questo caso bisogna armarsi di pazienza e sperare che il gioco prescelto per l’affumicatura non provenga dalla nostra collezione. Se è così, tra tutte le 10 cose, probabilmente il fumo è tra le peggiori per chi ama i giochi da tavolo.
Proseguiamo quindi in questa top 10 sulle peggiori cose per un amante dei giochi da tavolo con…
4. Non riuscire a completare le campa-
I giochi a campagna sono la prova finale della tenuta di un gruppo di gioco: trovare persone dedite e costanti per vivere assieme avventure su più serate è uno dei motivi per cui i giochi da tavolo sono così affascinanti. Bello a dirsi, ma nella realtà funziona molto diversamente. Purtroppo la permanenza media di una persona in un gruppo di gioco è di alcuni mesi. Ciò non significa che poi ci abbandona, ma che probabilmente modificherà leggermente le sue abitudini, sarà impegnata quella sera e la si vedrà sempre più raramente. Salvo poi ritornare magari alcuni mesi dopo in pianta stabile a prendere il posto di un altro rinunciatario.
Questa è la normale chimica dei gruppi, e a modo suo è anche bello così, ma se si tratta di portare avanti una campagna è una catastrofe. Possiamo dirci quello che vogliamo, ma una volta interrotta una campagna, le possibilità che effettivamente si riesca a terminarla sono infime. A riprova di questo, sempre più spesso i giochi a campagna includono la meccanica del drop in-drop out, che permette di variare il gruppo senza interrompere una storia.
5. Tra le peggiori cose: Tutto un equilibrio sopra la follia
Prima o poi dovevamo arrivarci: croce e delizia dei giocatori, si tratta dei dadi. Ma non è dei dadi in sé che voglio parlarvi (per quello che già l’articolo che parla delle differenze tra german e american); bensì del loro lancio. Avete mai notato che spesso le persone hanno delle ritualità legate ai dadi? C’è chi dà la tipica soffiata, chi non li vuole lanciare sopra la plancia, chi usa solo una mano, e chi più ne ha più ne metta, ma una categoria è davvero odiosa: gli equilibristi. Eh già, perché se un dado non appoggia completamente sulla superficie del tavolo, ma rimane anche solo leggermente in pendenza su un dislivello, va tirato di nuovo. Alcune volte, può essere una richiesta legittima, ma si verificano scene durante i giochi in cui queste persone pretendono di ritirare il dado anche per 10 volte di fila, cosa che il resto del tavolo odia.
6. La Fortuna è cieca
…ma la Sfiga ci vede benissimo! Restiamo sempre in tema di dadi ed alea e ripensiamo a quelle partite a Risiko e Monopoly in cui non c’era verso: i dadi ci odiavano. Ed è inutile che neghiate di averci giocato, quasi tutti siamo partiti da questi due vecchi amici. Sono stati proprio loro a insegnarci quanto può essere frustrante vivere una serata in cui il dado proprio non ci favorisce; probabilmente la popolarità di questi giochi in Italia spiega anche perché così tanti dei nostri giocatori più esperti preferiscano i german: traumi infantili. Ad ogni modo, se volete davvero levarvi lo sfizio, potete scoprire se un dado è truccato immergendolo in acqua: così facendo avrete la riprova che siete semplicemente affetti da sfiga cronica, ma almeno siete in buona compagnia.
7. Aspettative disattese
Più si è, più è difficile mettere d’accordo tante teste. Questo spesso si traduce anche nella scelta del gioco: ci sono nuovi ospiti, dunque party game? C’è il tizio che odia i dadi, dunque german bello tosterello? C’è la tizia che non era nella campagna, dunque si ripiega su altro? Ciononostante, è anche legittimo farsi delle aspettative, anzi è inevitabile. Prima della serata facciamo la conta dei presenti: sì, ottimo è il gruppo giusto per Nemesis. Lo estrai dalla mensola con immensa cura, già ridendo al pensiero delle morti imprevedibili che vi aspettano. Rivivi quella soddisfazione di quando riesci a salvarti. Leggi il gruppo WhatsApp, nessuno ha proposto un gioco… Ottimo, è il momento: “Raga stasera porto un paio di giochi io, ok?”. Seguono assensi vagamente interessati.
“Accidenti quanto traffico, cos’hanno tutti stasera?” Arriverai con dieci minuti di ritardo, poco male. Suoni, ti aprono. Varchi l’uscio e il cuore ti si gela in petto: sono già tutti seduti attorno a un party game. “Ehi ben arrivato! Senti stasera Tizio ha portato questo gioco nuovo, è leggero e divertentissimo, vieni dai” E mentre ti ripeti che fare scenate e pestare i piedi è da escludere, perché tradirebbe un’età mentale da scuola dell’obbligo, sorridi e ti avvicini; hai già deciso dentro di te che quel gioco non ti piacerà. Potrebbe essere il nuovo 7Wonders, ma a te non piacerà, punto.
8. Giochi a rischio prescrizione
Dietro ad “Aspettative disattese”, in realtà c’è “Giochi a rischio prescrizione”. Siate onesti, quanti dei vostri giochi avete intavolato più di tre volte? E quanti dovete ancora provarne in assoluto? Triste a dirsi, ma le risposte possono rasentare numeri vicini al 50% della collezione in molti più casi di quelli che ognuno di noi sarebbe disposto ad ammettere. Ma cosa causa questo problema? Forse non avere un gruppo di gioco fisso: in questo caso anche solo mettere insieme delle persone è un’impresa, di conseguenza se siete compratori compulsivi, buona fortuna a intavolare tutti i vostri acquisti. Se aveste un gruppo fisso, tutti i vostri problemi sarebbero risolti, giusto?
Sbagliato, purtroppo. E’ ancora più difficile mettersi d’accordo, quando tutti hanno giochi in arretrato, e per giunta le serate devono venire incontro agli impegni di tutti.
La soluzione è una sola, per quanto dolorosa: smetterla di comprare giochi, chiudere il portafoglio, fin quando, con pazienza e costanza, non avremo provato davvero tutti i giochi nella libreria. Tra l’altro potremmo anche scoprire che molti di quelli che abbiamo acquistato, convinti da una presentazione sgargiante, sono decisamente mediocri; il che fungerà da monito in futuro, aiutandoci a spendere meno e meglio.
9. La pazienza è la virtù dei pazienti
E di pazienza ne serve parecchia se scegliete di sostenere un gioco su Kickstarter. Il meccanismo di crowdfunding permette, ndr, di “comprare in anticipo” un prodotto, di fatto finanziandolo, pagandolo però molto meno del prezzo commerciale e avendo accesso a contenuti esclusivi. Il problema sta nel fatto che spesso e volentieri l’anticipo in questione è davvero eccessivo e un Kickstarter può impiegare facilmente diversi anni per completare il 100% delle spedizioni dovute.
La cosa non sarebbe un problema in sé, se si trattasse solamente di aspettare; il problema nasce quando nella GDO viene rilasciato lo stesso gioco che aspettiamo con ansia e che non ci arriverà prima di un anno o più. Purtroppo questa situazione riguarda una gran parte dei cosiddetti backers di Kickstarter, che osservano i giochi sugli scaffali con l’acquolina in bocca, bramando la loro copia che nel frattempo in Cina non è stata ancora neppure stampata.
E al punto 10, la più peggiore delle peggiori cose che possano capitarvi…
10. Il boss delle peggiori cose che capitano a chi ama i giochi da tavolo: Alea Iacta Est…
Disse Cesare una volta varcato il Rubicone; questa espressione non serve a tornare sull’argomento dadi, ma ad esprimere l’angosciante sensazione che il passo che abbiamo appena compiuto non può essere cancellato in alcun modo. E’ la sensazione di quando roviniamo tragicamente un gioco da tavolo. Quel gelo che ci blocca le gambe e cristallizza il momento presente, tra mutui sguardi muti. Che sia una scatola caduta e spaccata, che sia una meravigliosa miniatura mutilata, che siano componenti volati via o irrecuperabili, sarà comunque causa di lutto profondo nel cuore del proprietario; e se hanno un pizzico di empatia, anche in quelli dei suoi amici.
Come gli altri, anche questo punto è frutto di vita vissuta, ma in questo caso è stato particolarmente tragico da sopportare: una sera, alla fine di un’estenuante partita a Kemet, la sventura si è seduta al tavolo. Ridendo e scherzando stavamo riordinando, così presi abbastanza distrattamente in mano la plancia di gioco e con orrore sentii rumore di cartone che si lacerava prima e si accasciava poi. Alla prima partita, avevo tranciato in due la plancia di uno dei più bei giochi che possiedo. Ancora oggi sto cercando di elaborare il trauma, ma temo ci vorrà molto più tempo. Quel trauma che spero pochi o nessuno di voi abbia mai provato.
Sperando che tra voi ci sia un buon numero che odia questi 10 punti quanto me, vi auguro delle belle serate con i vostri giochi!
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