Feel Good è disponibile su Netflix, una comedy drama nato dalla mente della comica canadese Mae Martin, che è anche protagonista interpretando se stessa: ecco la nostra recensione!
Titolo ORIGINALE: Feel Good. GENERE: Comedy drama. NAZIONE: UK. IDEATORI: Mae Martin, Joe Hampson. CAST: Mae Martin, Charlotte Ritchie, Lisa Kudrow. DURATA:Â 25 minuti per 6 episodi. DISTRIBUTORE: Netflix. Uscita In ITALIA: 20/03/2020.
Su Netflix dal 20 marzo è disponibile una novità in catalogo, Feel Good, di produzione britannica, comedy drama autobiografica ideata da Mae Martin che ne è anche interprete protagonista. Una stagione di sei episodi, da 25 minuti ciascuna, 3 ore in totale per un prodotto che è un vero gioiellino e vale la visione oltre che un’attenta analisi.
Feel Good è tantissime cose, è una comedy, ma è anche un drama, è l’autobiografia di una comica di stand-up canadese, è una finestra nel mondo dello stand-up comedy, è una raccolta di numerosi temi socio culturali. E tutto inizia con Mae Martin, canadese da due anni a Londra, sogna di affermarsi come comica del mondo stand-up, ex tossico dipendente pulita da droghe e farmaci da due anni, lesbica dichiarata, vive sul divano di un suo amico proprietario del locale in cui si esibisce la sera. Proprio una sera, al termine di una sua esibizione, conosce George, ragazza inglese mai stata con una donna prima.
I tanti temi della nuova serie TV britannica | Recensione Feel GoodÂ
Inizia così la convivenza e la relazione tra le due ragazze, che è al centro della narrazione e veicolo per raccontare altre storie e altri temi. Una relazione molto tenera, dominata da un sentimento reciproco tanto forte e istintivo, quanto per entrambe mai provato prima.
Appena inizia la loro relazione iniziano una serie di situazioni che entrambe dovranno affrontare, prima personalmente e poi insieme, passaggio ancora più complesso. Mae va agli incontri dei narcotici anonimi, anche se si sente bene, grazie anche alla presenza di George. Ma quando George non c’è, lei non resiste, tra chiamate, messaggi e desiderio di entrare sempre di più nella sua vita. Si rende conto quindi che la sua dipendenza, per qualcosa e qualcuno, ritorna a tormentarla e governare la sua vita. Si rende quindi conto che questa dipendenza non si è mai risolta e le riunioni non sembrano essere efficaci per lei.
Dall’altra parte c’è George, che si innamora di Mae senza pensare, che vuole stare con Mae, ma non riesce a dirlo a nessuno. Nasconde la sua relazione e la sua convivenza, non la vuole presentare a parenti e amici, se non come un’amica comune. George è goffamente bloccata e paralizzata da un coming out che non riesce a fare, al punto da non rendersi conto di come questo può anche ferire Mae e la sua sensibilità .
Il trailer | Recensione Feel Good
Le paure di Mae e le paure di George, si mettono insieme, si scontrano, si comprendono a volte, ma a volte no, perchè sono troppo profonde anche per esere condivise.
I temi di questa serie TV escono in modo naturale veicolati da questo rapporto e sono molto forti proprio perchè sono temi comuni, che riguardano le nostre vite e le relazioni che allacciamo. La struttura autobiografica della narrazione si fa in questo senso sentire, accentuando il realismo e la quotidianità di ciò che viene trattato. La scelta del genere comedy drama, rende ancora più forte l’emozione che viene trasmessa allo spettatore, che si ritrova commosso anche in una situazione apparentemente comica. Qui, gioca molto il talento comico di Mae Martin, la bravura e l’intensità di Charlotte Ritchie nell’interpretare George e anche la partecipazione di Lisa Krudow, con tutta la sua esperienza e carica comica.
Un comedy drama originale, per temi, narrazione e scelta registica | Recensione Feel Good
Il comedy drama è un genere che funziona molto bene negli ultimi anni e lo abbiamo visto in Fleabag, Bojack Horseman, Orange is the new black ancor prima, oltre che in molti brevi prodotti Netflix degli ultimi anni. Anche se qui, come in Fleabag la struttura dei dialoghi e la tipologia di umorismo fanno sentire la natura britannica della produzione.
Feel good non è poi di produzione Netflix, ma contiene alcuni tratti di regia e narrazione molto in voga negli ultimi anni nei prodotti della piattaforma on demand. La telecamera è fissa, con degli stacchi che richiamano il teatro su ogni personaggio protagonista a seconda dell’attenzione che questo ha nella singola scena. Ci sono molti interni, case, locali, situazioni intime e confortevoli e la fotografia è molto teatrale, realistica e attenta all’estetica e all’illuminazione.
La colonna sonora non poteva che essere indie, in Inghilterra e con una protagonista che vive a stento di stan-up comedy e che sfugge per le strade con il suo zainetto nero, strapiena di dubbi e di temporali emotivi.
Questi elementi fanno di Feel Good un vero gioiellino nel catalogo Netflix, che si esaurisce in poche ore, ma che rimane ben saldo nello spettatore, con tutti i temi e i contenuti che vuole raccontare. Tutti questi temi si incrociano tra loro, andando quasi a fondere le vite e le problematiche delle due protagoniste in una persona sola, che a specchio è lo spettatore. C’è tutta l’ansia di un trentenne medio, con tante paure, come il coming out, la definizione della propria sessualità , il non essere abbastanza nei confronti dell’altro, la dipendenza in senso ampio e il lasciarsi andare davvero in un rapporto che potrebbe finire e distruggerti.
Tutto questo va a congiungersi nel concetto di definizione di sè e se si potesse quindi catalogare Feel good in uno scaffale di una libreria, sarebbe un romanzo di formazione, in cui tutto accade perchè i personaggi non sono ancora abbastanza confidenti, abbastanza maturi emotivamente, abbastanza definiti nella loro interiorità .
Una serie in cui è facile riconoscersi
E per questo è così facile ritrovarsi in Feel Good, tanto facile da non darci semplicemente un prodotto di intrattenimento ben riuscito e ben confezionato, ma un modo leggero per riflettere su di noi e su come stiamo vivendo le nostre vite.
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