Perché non ho scritto più? Una lettera aperta alla scrittura e alla mia passione per i videogiochi, una lettera che profuma di sincerità
Da quanto tempo è che non scrivo? Non credo che quantificarlo sia necessario in questo momento. Probabilmente l’unica cosa corretta, in questo esatto momento, è chiedere scusa. Chiedo scusa alle mie dita, che fin troppo spesso hanno tentato di comunicarmi la loro esigenza di alternarsi sui tasti di una tastiera. Mi tocca chiedere scusa anche a quell’istinto che, in maniera assolutamente discreta e modesta, ha provato ad investirmi. Ed è proprio questa discrezione, forse, ad avermi fatto vivere questa assenza con serenità. Mi ha reso capace di coltivare questa stessa mancanza per poi lasciarla fiorire al momento giusto, comprendendo prima di me la necessità di vivere (o rivivere) alcune sensazioni che forse rischiavo di dimenticare.
Mettersi a nudo
Scrivere, per me, ha sempre significato mettersi a nudo e, spesso, non è semplice farlo. Grazie anche all’esperienza maturata su questo sito, però, ho compreso quanto l’azione della scrittura possa essere carica di più sensi. Sensi che a loro volta si intersecano, come delle radici, con quelle che sono le proprie sensazioni e le proprie emozioni e, sensi che riescono a trasmettere la necessità di creare qualcosa per gli altri e non tanto per sé stessi. Comunicare con un pubblico è nobile così come lo è il concetto di condivisione. Comunicare con sé stessi, però, è complicato oltre che doloroso a tratti. I tasti diventano spine, piccole ma ben appuntite e si ha paura del peso che ogni parola e ogni lettera possano assumere.
Interrogarsi – Scrittura e videogiochi
Dunque, perché non ho scritto più? Ho riflettuto molto su questo interrogativo e la risposta è solo una probabilmente. Una risposta che, però, al suo interno presenta diverse ramificazioni. Credo di non aver scritto più perché quel vuoto che spesso si è venuto a creare dentro di me è stato riempito da qualcos’altro.
Il rapporto tra scrittura e videogiochi è ciò che mi ha portato qui ormai circa tre anni fa. Videogiocare per scrivere e scrivere per videogiocare. Una crescita ed una maturazione di una mia passione. Una passione che cresce con me e con cui, però, a volte bisogna confrontarsi. Un confronto che fa bene ad entrambi, per capire dove si vuole arrivare. Un po’ come in una coppia. A volte c’è bisogno di stare più distanti, prendersi i propri spazi e sentire la mancanza dell’altro e, a volte, c’è bisogno di stare morbosamente insieme, tutto il giorno tutti i giorni.
Impaurirsi – Scrittura e videogiochi
Tutto questo, però, non è sempre dettato da condizioni interne. Ci sono tantissimi fattori ad influire sulle nostre vite e sulle nostre passioni. Purtroppo non si vive solo di passioni e c’è bisogno di perderle di vista per ricordarsi quanto esse siano importanti. Negli ultimi mesi, forse anni, ho sempre avuto paura di allontanarmi troppo dalla mia passione per i videogiochi. Sia per quel processo di maturazione di cui ho parlato in precedenza, sia per la progressiva mancanza di tempo da dedicarle.
Il bello delle passioni, però, è che sanno aspettare e non perdono mai la pazienza. Il loro amore nei nostri confronti non morirà e sapranno sempre come farci stare bene, anche se per pochi minuti. Non hanno, per natura, l’attitudine a deludere. Noi sì però, io sì! Per questo motivo mi trovo a scrivere ora, per esternare la mia paura di deludere. Deludere non solo lei in quanto passione ma anche tutti coloro che ripongono delle aspettative in me, io stesso in primis.
Ritrovarsi – Scrittura e videogiochi
Non ho scritto perché stavo giocando.
Ecco la risposta che ho tanto ricercato. Non ho scritto perché ho riscoperto il piacere di giocare senza alcuna pressione. Non ho scritto perché giocare mi ha dato tutto ciò di cui avevo bisogno. I videogiochi degli ultimi mesi mi hanno ridato quelle sensazioni che, da bambino prima e adolescente poi, mi hanno fatto innamorare del mezzo. Una forma d’arte capace di entrarmi sottopelle e di contaminare il mio animo.
Non è rilevante a cosa io abbia giocato, l’importante è che io l’abbia fatto e che lo continui a fare, in una fase della mia vita in cui indirettamente ho deciso di riscoprire alcune cose di me. Un purgatorio piacevole ed estivo prima di una nuova e De Martiniana rinascita. Una crisi di presenza ammorbidita da colpi di katana, calci di rigore, investigazioni private e raffiche di AK-47.
Cara passione…
Da quanto tempo è che non scrivo? Probabilmente, arrivati alla fine di questo testo, solamente da pochi minuti o secondi. Scrittura e videogiochi ormai camminano sullo stesso binario. Un binario che rappresenta la mia vita. A volte si incontrano, a volte viaggiano parallelamente e a volte evitano di guardarsi, consapevoli, però, che non cambieranno mai corsia. Non ho scritto perché stavo giocando e stavo riscoprendo quell’amore incondizionato e completo che una passione è in grado di offrire. Ed ora, infatti, tornerò a giocare e a porre sotto le mie dita dei tasti diversi, le guardo e sembrano volermi ringraziare con il loro leggero tremolio. Ne avevano bisogno. Ne avevo bisogno.
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Roberto
7 Giugno 2022 alle 12:47Bellissimo articolo. Lo farei leggere a tutti quelli che questo lavoro lo fanno per necessità e non per spirito d’iniziativa personale, passione, amore.
Bravo Francesco!
Francesco Messina
7 Giugno 2022 alle 23:07Ciao Roberto! Grazie mille per il tuo commento! Mi riempie di gioia.