Sembra proprio che la famiglia Gordon non abbia tregua tra le mura di Sgathan Dubh, la temibile dimora conosciuta come Black Mirror che custodisce antichi e pericolosi segreti
Già nel lontano 2003 un certo Samuel Gordon aveva avuto una bella gatta da pelare tra maledizioni di ogni sorta e ora, nel 2017, la tremenda eredità sembra passata a David Gordon.
THQ Nordic fa rivivere sui sistemi di nuova generazione un grande classico, che tanto ha appassionato gli amanti dei punta e clicca “vecchia scuola”. Ma siamo proprio sicuri che il reboot Black Mirror abbia fatto centro?
David Gordon
Ad una prima occhiata quel posto non mi piace. Già all’esterno della dimora quel senso di inquietudine e pesantezza inizia a disturbarmi, facendomi rabbrividire sempre di più man mano che mi avvicino al grande portone d’ingresso. Antiche leggende e storie di famiglia narrano che Sgathan Dubh è un luogo pericoloso e sinistro, dimora che ha ospitato tragici fatti tra le sue cupe stanze. Nei corridoi del castello, conosciuto ai più come Black Mirror, aleggiano strane presenze e le persone sono schive e poco disposte a fare amicizia.
E’ il 1926. E’ buio, molto buio. Il cielo promette tempesta e io sono qui, invischiato in drammatici affari di famiglia. Black Mirror è la dimora dei Gordon, sangue del mio sangue, ma non sono sicuro di conoscere questo luogo. O forse sì? Non ricordo di esserci mai stato prima d’ora, ma le sensazioni che provo sembrano tanto famigliari quanto inquietanti. L’accoglienza non è delle migliori e l’ombra guizzante della candela disegna strane composizioni sui muri del castello, mentre il maggiordomo mi accompagna nella mia stanza.
Sono David Gordon e qui a Black Mirror scoprirò la verità sulla morte di mio padre. Ad ogni costo.
Black Mirror: la maledizione che affligge la famiglia Gordon sembra non avere fine
Sono sicura che tra i nostri lettori c’è qualche videogiocatore amante dei titoli punta & clicca e puzzle game. Esatto sì, avete presente quelli “vecchia scuola”? Che tanto ci hanno fatto dannare con quei enigmi particolarmente ostici, i quali richiedevano molta riflessione prima di essere risolti e, una volta trovata la soluzione, ci procuravano una soddisfazione immensa.
Black Mirror si presenta per l’appunto come un videogioco punta & clicca, condito con una buona dose di enigmi e puzzle. Proprio per questo può essere classificato come un puzzle game punta & clicca, poiché assicura tutto ciò che un gioco di questo genere ha da offrire. Il nome Black Mirror, a voi amanti delle avventure grafiche, vi riporterà indietro nel tempo nel lontano 2003, in compagnia di un certo Samuel Gordon. Perché sì, Black Mirror, sviluppato da King Art Games e pubblicato da THQ Nordic, è il reboot dell’omonimo gioco di Future Games uscito su PC all’inizio degli anni 2000. Reboot nel vero senso della parola, poiché questo Black Mirror next-gen è un nuovo inizio: si parte infatti per una nuova inquietante avventura in compagnia di un altro membro della famiglia Gordon, ovvero David Gordon.
Mi sembra di aver già vissuto questa scena…
Black Mirror di THQ Nordic presenta lo stesso incipit narrativo dell’omonimo gioco di Future Games del 2003: un padre scomparso in circostanze strane, un figlio che vuole scoprire la verità, una maledizione, intrighi di famiglia e un’inquietante dimora. Ambientato nel 1926 in Scozia, il gioco inizia con una scena al cardiopalma su cui si basa l’intera narrativa del gioco. Tutti i segreti di Black Mirror partono infatti dalla scena iniziale, la cui presenza sarà ricorrente per tutta l’avventura. Ogni nostra azione sarà volta a scoprire la verità, a scovare il motivo di quel tremendo fatto che ha dato vita a tutto.
Impersonando David Gordon faremo il nostro ingresso nella oscura dimora di Sgathan Dubh, che in gaelico significa specchio oscuro e da qui il nome Black Mirror. Il castello appartiene da generazioni alla famiglia Gordon e ben presto scopriremo che ha fatto da sfondo a molti spiacevoli eventi in cui lo stesso David rimarrà invischiato.
L’atmosfera che il gioco trasmette è favolosa e viene proposta al giocatore in un modo eccellente. Nonostante Black Mirror sia un gioco punta & clicca, esso riesce e creare una potenza narrativa unica e fin da subito rimarrete rapiti dal mondo di gioco. In realtà non tanto per gli scenari, (che di certo contribuiscono molto, ma purtroppo presentano alcune pecche tecniche che vedremo più avanti) ma soprattutto per la trama proposta e il modo in cui viene sviluppata.
La trama di Black Mirror è coinvolgente e narrata in maniera incalzante, immergendo fin da subito il giocatore negli intrighi della famiglia Gordon
La componente narrativa di Black Mirror è il punto forte del gioco. Fin dalle prime sequenze di gioco rimarrete letteralmente invischiati tra gli intrighi della famiglia Gordon, con una storia che vi incalza di continuo e vi tiene sul filo del rasoio. Molto spesso si tende (erroneamente) a pensare che le avventure grafiche, soprattutto quelle recenti, siano del giochi abbastanza “sempliciotti”, ma non è assolutamente così e Black Mirror ne è la prova. La storia è interessante e inquietante allo stesso tempo, condita con la giusta dose di mistero ed elementi horror.
Giocando a Black Mirror di THQ Nordic si partirà per un viaggio all’interno di uno scenario gotico/horror, creato magistralmente da una trama ben articolata nella quale si fa riferimento anche a fantasmi, spiriti ed eventi paranormali di ogni sorta. Essi però non sono inseriti a casaccio, ma hanno una loro logica ben precisa che li fa risultare ben amalgamati con il contesto. Prendiamo i fantasmi, per esempio. In Black Mirror ce ne sono, parecchi, ma non risultano scontati o buttati a casaccio nella trama come si potrebbe pensare. La loro presenza ha un motivo e, soprattutto, risulta necessaria per scoprire tutti i segreti e gli intrighi della famiglia Gordon. Vale a dire che senza di loro Black Mirror non avrebbe alcun senso.
Un ottimo punta & clicca dalle tinte gotiche, con una buona dose di horror psicologico. Che accoppiata!
Le tinte gotico/horror che creano l’atmosfera di Black Mirror sono appunto date dalla forza del comparto narrativo, ma anche gli scenari e le ambientazioni giocano un ruolo fondamentale. Da grande amante di castelli e dimore antiche, ho apprezzato molto la rappresentazione di Sgathan Dubh, ovvero Black Mirror, con i suoi ambienti tetri e claustrofobici. L’architettura del castello è in tipico stile gotico, adornata da dipinti che osservano ogni movimento, legno scricchiolante e pregiati oggetti d’antiquariato. La luce sembra non conoscere la dimora di Sgathan Dubh e una delle poche radiazioni luminose che ci accompagnerà durante l’avventura sarà la fioca luce delle candele.
Ammetto di essere una videogiocatrice abbastanza impressionabile, ma vi assicuro che più volte durante la partita vi sentirete “osservati”, braccati da una forza oscura che aleggia nella dimora dei Gordon. Non so se posso parlare di jumpscare, ma vi confesso che più volte mi sono spaventata durante alcune sessioni di gioco.
Possiamo parlare di Black Mirror come un horror con qualche “scena da cuore in gola”, ma più che altro possiamo definirlo quasi un horror psicologico, che riesce ad inquietare attraverso l’atmosfera e soprattutto la componente narrativa.
Esplorare, la soluzione per tutti i mali
In Black Mirror dovremo aiutare David Gordon a scoprire la verità sulla morte del padre, scomparso in circostanze misteriose poche settimane prima. Per venire a capo del mistero dovremo quindi esplorare la dimora di Sgathan Dubh, cercando di accedere a tutte le stanze del castello. Interrogando gli altri residenti (che nientemeno sono i nostri parenti) e i membri della servitù dovremo scoprire quante più informazioni possibili su nostro padre, sul castello di Black Mirror e sulla maledizione dei Gordon.
Sparsi in giro per le varie locations di gioco troveremo indizi di ogni tipo, divisi tra oggetti d’epoca, documenti antichi, vecchie lettere scritte a mano e manufatti misteriosi. Viaggiando tra passato e presente in compagnia di eventi paranormali, visioni confuse e familiari lontani, dovremo mettere insieme tutte le informazioni per venire a capo del mistero della morte del padre di David e dei oscuri segreti di Black Mirror.
Black Mirror e gli enigmi di stampo classico: si è sempre saputo che la “vecchia scuola” insegna magistralmente
Per raggiungere il nostro obiettivo però non bastano solo gli indizi, ma dovremo anche ingegnarci per superare alcune sfide. Da buon punta & clicca puzzle game che si rispetti, Black Mirror ci metterà di fronte a diversi enigmi da risolvere. Insieme al comparto narrativo, gli enigmi sono un altro punto di forza del titolo di THQ Nordic, rendendolo un classico imperdibile per gli amanti di questa tipologia di giochi.
I rompicapi dislocati per Sgathan Dubh saranno numerosi e molto diversificati tra loro, quindi non avrete di certo tempo per annoiarvi. Lo stampo di essi vi ricorderà quelli del primo Black Mirror e di altri titoli di punta del genere, quindi non rimarrete delusi. E’ una sorta di ritorno alle origini che fa molto “vecchia scuola”, quindi dovrete ragionare per venire a capo delle sfide di intelligenza. La difficoltà non è elevatissima, ma gli enigmi non sono da prendere sottogamba: più volte ho dovuto ragionare parecchio per trovare la soluzione, facendo anche delle prove scrivendo l’enigma su un foglio con le care e vecchie carta e penna. Queste ultime due, fidatevi, sono i metodi tradizionali e intramontabili per risolvere qualsiasi tipo di problematica.
Un’ottima narrativa fa da sfondo ad un comparto tecnico scadente
Potenza narrativa ed enigmi vecchia scuola rendono Black Mirror un ottimo titolo punta & clicca, che purtroppo però fa una grave caduta in basso per quanto riguarda il gameplay e gli aspetti tecnici. La grafica del gioco non è male e rispetta gli standard di questo tipo di giochi. Non fa di certo gridare al miracolo, ma nel complesso è gradevole, sempre pensando che si tratta di un’avventura grafica.
Comandi legnosi e telecamera imprecisa fanno parte delle problematiche più frustranti del gioco
Le problematiche (e la frustrazione) trovano il loro inizio con i comandi di gioco uniti alla telecamera. Molto spesso i movimenti di David non rispondono ai nostri comandi, risultando molto legnosi e per niente fluidi. Più volte mi è capitato di rimanere incastrata tra gli oggetti dello scenario e in questo frangente la telecamera non aiuta. Oltre al fatto che alcune locations sono davvero troppo buie tanto che non si riesce a vedere nulla, il movimento della telecamera è confusionario e impreciso: in più occasioni David mi è letteralmente scomparso dallo schermo, tanto che pensavo avesse fatto un balzo fuori da esso e fosse scappato chissà dove. Armeggiando un po’ con il controller si riesce a riprendere il controllo della situazione, ma alla lunga diventa frustrante non riuscire ad avere il pieno controllo del personaggio.
La problematica dei comandi imprecisi crea inoltre un altro intoppo durante i quick time event. Basta un attimo per fallirli e molto spesso la colpa sta proprio nella legnosità dei movimenti del personaggio e del puntatore. Fortunatamente in Black Mirror non sono presenti molti QTE, ma quando ci si imbatte in essi è un’altra frustrazione che si aggiunge alla lista.
Scusa, mica puoi accendere la luce che non vedo? Cioè, volevo dire la candela!
Come già accennato, alcune stanze di Sgathan Dubh sono davvero troppo buie. E’ vero che l’atmosfera del gioco è gotica/horror, ma in alcuni momenti la luminosità è davvero poca, tanto da non capire più dove si trova David. Sommando questa problematica ai frequenti cali di frame rate, in alcuni punti il titolo diventa ingiocabile e di certo non raggiunge la sufficienza.
Altra pecca tecnica sta negli infiniti tempi di caricamento, veramente troppo lunghi tanto che possono essere definiti quasi imbarazzanti. Passando da una stanza all’altra si è costretti ad aspettare per un tempo immemore e molto spesso, una volta entrati nel luogo desiderato, il personaggio si muove a scatti per i primi secondi, come se il gioco non avesse ancora terminato di caricare il nuovo scenario.
Un doppiaggio inglese tutto sommato accettabile cozza con una pessima gestione dei sottotitoli
Purtroppo il doppiaggio di Black Mirror non è localizzato in italiano, ma è completamente sottotitolato. I veterani della serie ricorderanno di certo che il primo Black Mirror del 2003 di Future Games era completamente doppiato e sottotitolato in italiano. Il grande Claudio Moneta aveva prestato la voce al protagonista Samuel Gordon, riuscendo a dare un’enfasi unica ai dialoghi. Purtroppo già dal secondo capitolo e successivamente nel terzo, Black Mirror non è più stato doppiato in italiano, ma solamente sottotitolato. La storia, purtroppo, si è ripetuta anche per questo reboot di THQ Nordic.
In realtà il doppiaggio inglese non è male, ma nemmeno eccellente. In alcuni punti l’enfasi dei doppiatori sembra fredda e vuota, quasi forzata, ma comunque non è del tutto negativa. Il vero e soprattutto fastidioso problema sta invece nei sottotitoli. Prima di tutto va detto che molte trasposizioni delle frasi in italiano sono sbagliate o comunque imprecise; addirittura in alcuni punti compaiono i sottotitoli in inglese, come se gli sviluppatori avessero dimenticato di tradurre alcune frasi.
A completare il quadretto negativo delle frustrazioni sono le tempistiche con cui appaiono i sottotitoli. Alle volte non c’è corrispondenza tra il parlato e il sottotitolato, con una conseguente confusione da parte di chi legge e ascolta. Spesso i sottotitoli si interrompono senza motivo e per alcuni dialoghi non appaiono neppure, tanto da far perdere intere frasi. In questi casi si rischia di non capire di cosa si sta parlando, oltre che lasciarsi sfuggire preziose informazioni.
Black Mirror, tiriamo le somme
Purtroppo l’arrivo di Black Mirror su next-gen non è stato dei migliori. Il reboot dell’omonimo gioco del 2003, sviluppato da King Art Games e pubblicato di THQ Nordic, è ottimo dal punto di vista della trama e degli enigmi, con una storia incalzante e puzzle vecchio stile che tanto appassioneranno gli amanti dei punta & clicca vecchia scuola.
Tutt’altro discorso invece per il gameplay e gli aspetti tecnici, che non raggiungono la sufficienza. I problemi sono evidenti e in alcuni frangenti anche abbastanza gravi, come per esempio i comandi imprecisi, la telecamera ballerina e i caricamenti eccessivamente lunghi. I cali di frame rate sono frequenti e l’assenza del doppiaggio italiano è peggiorata dal fatto che la gestione dei sottotitoli risulta imprecisa e approssimativa. Black Mirror su next-gen ha del potenziale e se siete amanti del genere lo apprezzerete, ma non fino in fondo: i limiti tecnici sono tanti e purtroppo molto evidenti.
Punti a favore
- Potenza narrativa notevole
- Trama coinvolgente
- Enigmi diversificati di "vecchia scuola"
- I puzzle offrono una buona sfida
- Ottima atmosfera gotica/horror
Punti a sfavore
- Comparto tecnico scadente
- Comandi legnosi
- Movimenti imprecisi della telecamera
- Frequenti cali di frame rate
- Caricamenti troppo lunghi
- Mancanza del doppiaggio italiano
- Pessima gestione dei sottotitoli
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