Dopo una lunga e attesa finalmente siamo pronti a parlare di Ashen. Avevamo aspettative molto alte per questa produzione indie che si era presentata come un concept nuovo nel panorama souls-like. Sarà all’altezza delle aspettative? Ecco la recensione
Ashen è un souls-like che prova a ibridare la formula classica in una sorta di “open word” che espande ancora di più la libertà di azione all’interno di un gioco di questo genere. Proprio tale scelta stilistica come rappresentazione del mondo di gioco ha fatto sì che nascessero aspettative elevate attorno a questa opera. Dal titolo avrete però capito che qualcosa non va.
Parliamo di “Open Souls” – Ashen | Recensione
Il concetto alla base di Ashen è apparso chiaro a tutti fin dai primi video mostrati in merito a questo titolo. Inserire degli elementi open world in un souls-like è una scelta davvero coraggiosa. Se da un lato il mondo di gioco aperto è affascinante, dall’altro andiamo subito in contro ai suoi limiti. Partiamo dall’inizio. Siamo l’ultima speranza del mondo dopo che la luce si è oramai esaurita. Dopo questo ciclo, però, una nuova luce sta per sorgere. Tuttavia questo non piace a tutte le creature. Le più potenti fra loro, reduci di altre epoche, vuole evitare il sorgere di una nuova era. Sta a noi difendere questa l’ultima speranza. Iniziamo da subito a muoverci in un mondo immenso ma insidioso.
Tanti sono i nemici che ci si pareranno davanti volendoci vedere perire senza che l’impresa sia compiuta. In ogni anfratto qualcuno ci aspetta nell’ombra. Un mondo aperto pieno d’insidie che lo rendono difficile da esplorare e da godere. Il che non dispiacerebbe affatto se fosse presente qualche premio e qualche ricompensa particolare. Invece non troviamo nulla di tutto ciò se non qualche oggetto di secondaria importanza. Rischiare tanto per nulla? Questo è il problema, manca una vera motivazione che ci spinga all’avventura. Inoltre, il mondo si apre mano a mano che sconfiggiamo i boss e in seguito ad alcune quest secondarie.
Passando da un’area all’altra ci si rende conto di come in realtà vi sia solo una strada per cambiare zona. Questo fa sì che il mondo diventi aperto nella singola area per poi chiudersi inesorabilmente. Di open c’è solo la sensazione, una frivola illusione, fintantoché non si passa all’area successiva. Diverso il discorso riferendoci ai dungeon che sono tutti ben curati e immersivi, peccato che non siano sempre siano godibili. Altra caratteristica degna di nota, la giustificazione del viaggio rapido: solo applausi per questa scelta che vi lasciamo scoprire da soli.
Semplificato ma… – Ashen | Recensione
Facciamo un passo indietro e parliamo di quel che riguarda l’evoluzione del personaggio. Inizialmente siamo stati disorientati dalla mancanza di un sistema di level up “classico”. Ci siamo visti assegnare punti salute e punti resistenza in un modo che inizialmente ci era apparso quasi causale. Dopo qualche quest però abbiamo capito che erano quest’ultime la chiave. Sarà infatti a quest conclusa che riceveremo un “incremento” delle statistiche. Avanzando avremo a disposizione cinque slot per inserire dei modificatori. quattro di questi sono modificatori “comuni” che hanno più o meno la funzione degli anelli in un Dark Souls.
Vi è inoltre un modificatore speciale che consente d’inserire un qualcosa che tanto somiglia allo stendardo di un patto in Dark Souls 3, ma che in realtà è una sorta di “anello più forte”. Non vogliamo fare troppi spoiler, ma crediamo che a questo punto il concetto sia chiaro. Combinando le abilità di questi cinque slot possiamo creare un set di abilità che si può cucire attorno a una determinata esigenza di gameplay. Inoltre sono presenti diverse armi. Queste sono divise in due tipologie, armi a mano singola e armi a due mani.
Le armi a mano singola si possono abbinare a uno scudo o una lanterna mentre le armi a due mani non possono, ovviamente, essere abbinate a nulla. Possiamo potenziare le armi presso l’hub centrare di gioco (chiamato Asilo del Ramingo) attraverso alcuni oggetti e le “scorie”. Queste sono la moneta di gioco, un po’ come le anime in Dark Souls. Ci serviranno tante scorie per sbloccare i vari power up alle armi, e non solo. Anche le “abilità” di cui abbiamo parlato prima costano scorie. Lo stesso per il potenziamento della “fiaschetta”. Questo si traduce in un palese invito al farming, male necessario per poter potenziare il personaggio. Il che non sarebbe un male in valore assoluto se non fosse che ci troviamo davanti a tanti altri problemi.
Un disastro tecnico – Ashen | Recensione
Quanto detto sopra si scontra con quelle che sono delle serie problematiche che ci portano davanti a un disastro tecnico sulla nostra Xbox One S. Se da un lato si può chiudere un occhio sulla grafica, non al passo con i tempi, e considerarla una scelta stilistica, quello che non ci va giù riguarda tutto il resto. Pochi boss (e fra l’altro nessuno di loro particolarmente ispirato), e troppi mob uno clone dell’altro. Le aree diventano presto ripetitive e noiose. Oltre a ciò abbiamo notato che in alcuni punti ci sono assurdi cali di frame rate, lag dell’audio fino a totale “morte” del suono. Se ciò non bastasse abbiamo spesso riscontrato crash del gioco durante i caricamenti (che fra l’altro sono qualcosa di atroce, durano anche 5 minuti).
Ma anche volendo soprassedere su tutto ciò c’è un altro problema di fondo. Non c’è equilibrio nel gioco, e se inizialmente il livello di sfida è davvero ridicolmente basso, di punto in bianco ci pare quasi che il gioco si rompa. Scegliendo alcune armi il danno inflitto ai nemici sarà sempre estremamente basso. La scelta di non inserire danni critici (eseguendo ad esempio un parry) rende il tutto piatto. Ciliegina sulla torta, i nostri attacchi non andranno mai a interrompere quelli dei nemici né potremo annullarli con un roll per schivare un attacco nemico. Per concludere avremo sempre con noi un NPC che potrà aiutarci, se mai capirà dove siamo. La sua Intelligenza artificiale è inesistente. Alcune porte poi si possono aprire solo in due… ammesso che l’NPC arrivi e non ci lasci da soli.
Souls like che non va – Ashen | Recensione
Giunti alla fine di questo viaggio avrete capito che Ashen si è rivelato essere una totale delusione. Peccato perché la formula scelta poteva essere qualcosa di nuovo e apprezzabile. Purtroppo ci scontriamo con la realtà, un titolo con un comparto tecnico insufficiente, un livello di difficoltà basso ma nemici sbilanciati che costringe a ore di farming finendo per annoiare il giocatore. Ashen non è un gioco divertente.
Non importerà a nessuno della bella storia che Ashen racconta, visto che a nostro avviso molti si fermeranno ben prima di aver battuto il secondo boss, vinti dalla noia o peggio dall’insoddisfazione verso il titolo stesso nel suo complesso.
Punti a favore
- Storia interessante
Punti a sfavore
- Equilibrio di gioco
- AI degli NPC
- Boss noiosi e ripetitivi
- Mob poco originali
- Alcune armi sono inutilizzabili passato l'early game
- Problemi tecnici
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