Il creatore del colosso transmediale Yu-Gi-Oh! Kazuki Takahashi è stato trovato morto in mare. Ricordiamo la genesi e l’eredità di uno dei mangaka più influenti di sempre
Non sono ancora chiare le circostanze del decesso del sensei Kazuki (vero nome Kazuo) Takahashi, trovato senza vita in mare con l’equipaggiamento da snorkeling. A soli sessant’anni, dobbiamo dare l’ultimo saluto alla mente dietro il famosissimo Yu-Gi-Oh!, manga e poi gioco di carte che ha intrigato il mondo intero.
Il corpo ritrovato al largo della costa di Okinawa risulta avere segni di attacco da parte di creature marine, e galleggiava in mare da almeno un paio di giorni. L’autopsia potrà chiarire l’accaduto.
I fan di tutto il mondo piangono la scomparsa del mangaka e game designer. Takahashi ha conquistato diverse generazioni con la storia del giovane Yugi e del suo alterego, il faraone Yami; milioni di altri giocano alla controparte reale di Yu-Gi-Oh!, uno dei giochi di carte collezionabili più famosi del pianeta dopo Magic: the Gathering.
Ma Yu-Gi-Oh non è sempre stato un titolo dedicato ai tcg: ripercorriamo l’evoluzione di quest’opera, ignota ai più, dal 1997 ad oggi.
Kazuki Takahashi e il suo Yu-Gi-Oh!, dalle origini al gioco di carte
Quando Yu-Gi-Oh! ha esordito su Weekly Shonen Jump nel 1997, non c’era alcuna traccia dell’omonimo gioco di carte in esso.
Il faraone Yami Yugi, infatti, era sì il re dei giochi, ma di ogni genere di gioco tradizionale e da tavolo. Nella prima parte dell’opera, i due Yugi sfidano gli avversari a dadi e ad altri giochi della tradizione popolare.
L’intenzione di Takahashi era di creare una serie horror: da qui, i mostruosi spiriti dell’egitto, e le suggestioni del regno delle ombre. L’opera abbondava di elementi violenti, con bulli senza scrupoli che tormentavano Yugi Muto prima dell’intervento dell’alter ego dal puzzle del millennio.
La svolta arriva con l’introduzione del gioco di carte dedicato ai mostri egiziani, che assume un ruolo sempre più centrale nella vicenda. Quando viene realizzato l’anime, si tratta sostanzialmente di un reboot, nel quale l’opera viene finalmente dedicata alle carte di Yu-Gi-Oh!. Nel giro di poco tempo, la componente visuale del gioco viene potenziata grazie all’introduzione di nuove tecnologie nel mondo di Yu-Gi-Oh, ovvero gli ologrammi.
Dopo anni di successo seguendo questa linea, Takahashi vorrà rimanere fedele alla sua idea iniziale almeno per quanto concerne la parte finale dell’opera, dove i toni si fanno di nuovo scuri e gli spiriti degli antichi egizi si sfidano nel duello finale.
Il gioco di carte di Yu-Gi-Oh, diffuso con l’aiuto di Konami, ha avuto un successo planetario, prima in Giappone e poi in occidente. La sua diffusione fin da subito non è solo cartacea, ma anche nel media del videogame.
Per questo, non dobbiamo ringraziare solo la visione di Takahashi, ma anche dei suoi editori che hanno saputo trovare la giusta direzione da seguire. L’eredità del sensei consiste oggi non solo nel manga, ma anche in un gioco da quasi undicimila carte che cresce ancora oggi, dopo più di vent’anni, e di diverse serie anime sempre più evolute.
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