For Honor è un videogioco molto innovativo, con un gameplay del tutto nuovo e mai visto prima. Titolo tecnico e divertente allo stesso tempo, che però non sfrutta a pieno il suo potenziale durante la campagna e, ancor di più, quando si gioca in multiplayer
For Honor poteva essere un ottimo videogioco ma si limita ad essere “solo” un buon titolo
In For Honor è presente un sistema di combattimento molto complesso che non si era mai visto prima in nessun altro videogioco. Troviamo tre posizioni di attacco (sinistra, alta, destra) che daranno la possibilità di attaccare e di difendere solo se gestite al meglio. Inoltre sono presenti una schivata rapida, un’azione per rompere la guardia nemica e una grande varietà di gadget per ogni guerriero scelto. Il sistema di combattimento ricorda per molti versi quello dei vari Souls, con l’unica differenza che in For Honor è molto più complesso da gestire e padroneggiare. In poche parole Ubisoft Montreal ha creato un gameplay innovativo e quasi miracoloso, peccato solo che il tutto sia stato gestito in maniera circostanziale come se il fulcro del combat system forse un altro.
In For Honor ho visto di tutto cadere a pezzi sotto i colpi di vichinghi infuriati, samurai vendicativi e cavalieri non proprio senza macchia
For Honor offre una campagna discretamente longeva, proponendoci 18 missioni che offriranno all’incirca 5/6 ore di gioco. Durante la modalità storia percorreremo le vicissitudini delle tre fazioni in lotta e avremo la possibilità (o l’obbligo se preferite) di provare tutte e tre le “razze” e tutte le classi principali offerteci dal gioco.
Durante la campagna, che può essere affrontata sia in giocatore singolo che in cooperativa, vivremo i punti salienti della battaglia tra le diverse fazioni. Nella prima parte vestiremo i panni dei cavalieri pronti a conquistare ad ogni costo i territori avversari, i quali sono comandati da Apollyon, generale senza scrupoli che non ha altro vello che quello della guerra. Non importa chi vincerà o il motivo dello scontro, l’importante è che si combatta. Ed è proprio a causa di questo comportamento che tra i cavalieri inizieranno a formarsi dei malumori, i quali sfoceranno ben presto in ammutinamenti all’interno della fazione stessa.
Finita la parte di guerra raccontata dai cavalieri si passerà ai vichinghi, con grande onore a Ubisoft per aver caratterizzato popoli, usanze e usi e costumi di tutte le fazioni. I vichinghi non sono interessati alla guerra fine a se stessa, semplicemente amano razziare e distruggere, mettendo a ferro e fuoco i villaggi nemici. Le loro scorribande ci faranno compagnia nella seconda parte di storia, che finirà con lo scontro tra le Forze Norrene e i Samurai.
Nella terza e ultima parte guideremo un pugno di Samurai pronti a difendersi dagli attacchi dei barbari nordici e anche qui si può dire senza remore che il lavoro di caratterizzazione del popolo nipponico sia stato certosino. I costumi, come le frasi gridate dai combattenti, rispecchiano un bel tentativo di dare enfasi ad una storia piatta e banale.
Se dovessi guardare la modalità campagna sotto la lente d’ingrandimento… non ne uscirebbe con tutte le ossa “intere”
Più di una volta ho sottolineato la bravura da parte di Ubisoft per aver svolto un ottimo lavoro con la “composizione culturale” del titolo, ma non ho mai elogiato un singolo combattente. Non sono entrato nel dettaglio parlandovi del “campione” dei samurai, del potente vichingo o ancora del capitano dei cavalieri. Non lo ho fatto semplicemente perché nessuno di questi è in grado di aggiungere qualcosa, nessun personaggio è davvero essenziale. L’unico che spicca in maniera più prepotente e proprio Apollyon, anche se rimane facile fare il lupo in mezzo ad un branco di pecore.
Riassumendo la fase della campagna si potrebbe dire che è un bel tutorial in vista delle epiche battaglie da fare in multiplayer e nulla più. Non aspettatevi né una storia entusiasmante né personaggi in grado di lasciare il segno, piuttosto prendetela come una semplice possibilità di fare pratica, prendendo confidenza con le mappe e i differenti stili di gioco.
L’aspetto “estetico” del titolo è buono sotto ogni punto di vista, a partire dalle corazze degli eroi arrivando alle mappe di gioco e passando per gli effetti particellari
For Honor presenta un ottimo comparto tecnico, sia che si parli di PC o di console il risultato rimane molto sopra le aspettative. Ogni dettaglio è gestito al meglio e il frame rate rimane sempre o quasi granitico. I modelli dei personaggi sono belli da vedere sia in battaglia che nelle cut-scene della campagna.
Anche il sonoro si conferma di alta qualità ed è altamente consigliato l’utilizzo delle cuffie, in modo di godere al meglio degli effetti generati da colpi e parate.
Le architetture offrono una modellazione dei poligoni morbida ed efficace, in grado di far apprezzare appieno ogni dettaglio. Anche gli effetti particellari del fuoco, delle esplosioni e delle lame che sfregano sono molto curati. Meno dettagliati gli effetti atmosferici, dove il risultato è spesso altalenante. La pioggia ad esempio è davvero troppo artificiosa e quasi fastidiosa, al contrario dell’ambientazione innevata che vanta un esemplare disegno artistico e tecnico.
In conclusione mi sento di promuovere senza lode e senza infamia questo comparto tecnico firmato Ubisoft Montreal.
Una volta analizzato il “segmento” campagna e aver spulciato il comparto tecnico è ora di parlare della parte più importante di For Honor: il gameplay
Come anticipato prima il gameplay di For Honor è innovativo dal punto di vista tecnico e ben collocato all’interno del titolo, peccato solo che tanta potenzialità venga quasi soffocata dalle modalità di gioco. In questa parte di recensione mi dedicherò al multiplayer, in quanto la campagna è una piccola parte del progetto messo in piedi da Ubisoft.
Le modalità di gioco online sono tre, ovvero dominio, death-match e duello di mischia. Senza entrare troppo nel dettaglio delle modalità vi basta sapere che in dominio bisognerà conquistare tre porzioni di mappa per accumulare punti e una volta che se ne saranno acquisiti abbastanza ci si dovrà sbarazzare della squadra nemica. Nelle altre modalità invece ci si potrà affrontare in duelli singoli o a squadre. In poche parole siamo davanti alle classiche modalità di combattimento, conquista o di prevaricazione della squadra avversaria.
Ho volutamente “tagliato corto” sulle modalità di gioco che comunque sono state già riprese nella nostra anteprima per potermi concentrare sul combat system, tanto apprezzato quanto a mio avviso sprecato.
In For Honor la possibilità di attaccare da tre posizioni diverse e l’obbligo di parare il colpo dalla parte in cui viene sferrato rende tutto più esaltante, ma purtroppo tutto l’ottimo lavoro fatto viene a mancare in buona parte del gioco. Solamente nei duelli uno vs uno c’è la reale possibilità di sfruttare appieno il sistema di combattimento, mentre nelle altre modalità bisognerà fare affidamento alla squadra per riuscire nell’impresa di sconfiggere gli avversari. Se vi troverete contro due nemici difficilmente ne uscirete vivi, neanche sfruttando la modalità “vendetta” (una barra che si riempe dopo tot. colpi subiti) che vi permetterà di subire meno danni e farne di maggiori.
In buona sostanza For Honor ha tutte le carte per diventare uno dei migliori titoli di lotta all’arma bianca, ma sfrutta male il suo potenziale. Inoltre ci sono anche grossi problemi di matchmaking e di equilibrio fra le “razze”.
Più di una volta (per non dire sempre) le squadre saranno composte con livelli casuali e bisognerà fronteggiare avversari con molta più esperienza di noi e muniti di equipaggiamenti migliori dei nostri. Anche le “razze” non sono molto equilibrate tra loro e fra non molto i server si popoleranno di vichinghi e samurai molto più forti degli altri. Questi sono comunque “problemi” facilmente risolvibili e consoni a prodotti di questo genere, quindi confido in Ubisoft per migliorare questi inconvenienti.
Punti a favore
- Un sistema di combattimento innovativo
- Un ottimo comparto tecnico
- Un ottimo comparto artistico
Punti a sfavore
- Un sistema di combattimento non sfruttato al meglio
- Matchmaking disastroso
- Classi troppo squilibrate
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