La giraffa è un animale davvero alto, ora una ricerca scopre come un gene possa avere un ruolo fondamentale nella sua biologia
La giraffa è un animale davvero particolare. Per la sua anatomia eccezionale è un caso eccezionale di evoluzione animale. Ora, un team internazionale di ricercatori ha studiato quali geni potrebbero essere responsabili delle sue caratteristiche biologiche uniche.
Il problema di essere alti
La straordinaria statura della giraffa ha portato a una lunga lista di adattamenti fisiologici. Le giraffe sono in generale molto vigili e sfruttano il vantaggio dell’altezza per scrutare l’orizzonte. Al contrario, hanno perso sensibilità nell’olfatto, probabilmente a causa di odori più diluiti all’altezza di circa 5 metri. Questo però ha portato a una serie di problemi. La pressione sanguigna, è doppia rispetto alla maggior parte degli altri mammiferi, per consentire il giusto afflusso di sangue alla testa. Inoltre, la giraffa non riesce a dormire. Se per noi esseri umani alzarci dal letto può sembrare un semplice (anche se a volte fastidioso) gesto, questo non è sicuramente il suo caso. Il semplice fatto di stare in piedi è una procedura lunga e scomoda, figuriamoci alzarsi e scappare da un feroce predatore. Pertanto, le giraffe si sono evolute in modo da trascorrere molto meno tempo a dormire rispetto agli altri mammiferi. I suoi geni regolano il ritmo circadiano e il sonno permettendo alla giraffa un ciclo sonno-veglia particolare.
Un gene per la giraffa: la risposta a molte domande
Queste particolarità della giraffa hanno fatto nascere nei biologi alcune domande. In che modo la giraffa evita gli effetti collaterali dell’ipertensione? Come fanno le sue ossa ad essere così lunghe e resistenti? Il team ha scoperto che un gene particolare, noto come FGFRL1, ha subito molti cambiamenti nella giraffa rispetto a tutti gli altri animali. Utilizzando sofisticate tecniche di genetica, hanno introdotto queste mutazioni FGFRL1 specifiche nei topi di laboratorio. Gli animali così modificati differivano dai topi normali in due aspetti importanti: subivano meno danni cardiovascolari se trattati con un farmaco che aumenta la pressione sanguigna e sono cresciuti con ossa più compatte e dense. Entrambi questi cambiamenti sono direttamente correlati alle caratteristiche fisiologiche uniche della giraffa. Attraverso questo gene riescono a far fronte all’ipertensione e a mantenere ossa compatte e forti, nonostante la crescita di collo e gambe più veloce di qualunque altro mammifero terrestre.
Un modello evolutivo anche per la medicina umana?
Questi risultati forniscono informazioni sulle modalità dell’evoluzione. I doppi effetti del gene FGFRL1 sono compatibili con il fenomeno della pleiotropia evolutiva. Questo processo avviene quando un gene può influenza molti aspetti del fenotipo. La pleiotropia è particolarmente rilevante quando questi cambiamenti avvengono in un tempo evolutivo relativamente breve. Pertanto, potrebbe fornire una soluzione all’enigma di come l’evoluzione possa formare un animale “estremo” come una giraffa. Inoltre, i risultati identificano persino l’FGFRL1 come possibile obiettivo della ricerca sulle malattie cardiovascolari umane. I ricercatori vogliono quindi capire se alcune modifiche di questo gene possano influenzare le risposte a malattie umane. Capire se questo FGFRL1 porta a una diversa sensibilità all’ipertensione o alla fragilità ossea potrebbe dare l’impulso allo sviluppo di nuovi farmaci o campagne di prevenzione. I risultati sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Science Advances.
Seguiteci nella nostra sezione scienze per altre news!
Lascia un commento