Già da diverso tempo sono note delle specie di funghi in grado di sopportare, se non addirittura sfruttare, le pericolose radiazioni presenti nel cuore della centrale-relitto di Chernobyl, ma come possono crescere in quel luogo tanto pericoloso?
Gli scienziati hanno scoperto che un residente fungino di lunga data del complesso di Chernobyl potrebbe effettivamente “mangiare” le radiazioni. Questi funghi neri sono stati scoperti già dal 1991 e da allora sono oggetto di diversi studi, insieme ad altri organismi estremofili che possono prosperare in presenza delle radiazioni. In quell’anno, grazie ad osservazioni fatte tramite un robot, sono stati individuati vari funghi sviluppatesi nel reattore nucleare n.4 e che apparentemente stavano degradando la grafite radioattiva. Sembra che questi funghi di Chernobyl abbiano sviluppato un fototropismo nei confronti delle radiazioni, come se ne fossero attratti.
L’ex centrale nucleare di Chernobyl
Chernobyl è un caso particolare in cui le radiazioni ambientali estreme rappresentano un grande pericolo per chiunque vi si avvicini senza avere un’adeguata protezione, quindi come si può immaginare scoprire organismi che addirittura le sfruttano è una cosa sensazionale.
Funghi di Chernobyl: qualche curiosità in più
Questi funghi neri sono detti radiotrofici, ma come possono sfruttare quelle radiazioni? Grazie alla presenza di concentrazioni molto elevate di melanina, un pigmento scuro che le assorbe, riducendone di molto la pericolosità. Inoltre sembra essere presente anche un meccanismo che converte le radiazioni gamma in energia chimica, utilizzandole per la crescita.
Molecola e formula della melanina
Nel 2007 la dottoressa Kasthuri Venkateswaran, biotecnologa della NASA, ha svolto ricerche su tre specie di funghi presenti nel reattore: Cladosporium sphaerospermum, Cryptococcus neoformans e Wangiella dermatitidis. Confermando la loro capacità di crescere più velocemente in ambienti ricchi di radiazioni rispetto ad altre specie di funghi. Molte sue pubblicazioni trattano la crescita di organismi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove ha intenzione di portare questi funghi mangia-radiazioni.
La radiazione ambientale a bordo della stazione spaziale è bassa rispetto ad altre parti dello spazio, ma è comunque più alta rispetto alla superficie terrestre. “Coltivare” questi funghi lassù potrebbe svelare nuovi aspetti della loro natura, magari un miglior assorbimento delle radiazioni rispetto a come fanno sulla Terra. Potrebbero essere impiegati in futuri viaggi spaziali, poiché le radiazioni cosmiche restano uno dei maggiori ostacoli da superare per poter restare a lungo nello spazio.
La Stazione Spaziale Internazione (ISS)
Oltre ai funghi
Ad ogni modo questi funghi non sono i soli organismi che si nutrono delle radiazioni in questo modo. Tra quegli estremofili che crescono tranquillamente nonostante l’ambiente radioattivo, sono presenti altri microrganismi, come batteri, che hanno sviluppato diversi meccanismi per tollerare le radiazioni. Il Dipartimento della salute e dei diritti umani d’America (NIH) spiega che essi prosperano in ambienti radioattivi grazie a sistemi difensivi forniti da prodotti metabolici definiti estremoliti ed estremozimi.
Ogni diverso prodotto metabolico ha potenziali usi in medicina, sicurezza e produzione. Le strabilianti capacità di questi organismi di prosperare in queste condizioni pericolose merita quindi ulteriori studi approfonditi. Se sei interessato ad altri argomenti riguardanti l’effetto delle radiazioni sull’ambiente dai pure un’occhiata a quest’altro nostro articolo.
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