Celato da una compatta coltre di nubi di gas, il telescopio Chandra è riuscito a scovare un quasar, uno dei buchi neri supermassicci più lontani mai osservati
Il potente telescopio Chandra a raggi X della NASA è riuscito a scovare uno dei buchi neri più antichi e lontani del cosmo, rimasto nascosto fino a d’ora poiché oscurato da nubi di gas estremamente dense che lo rendevano praticamente invisibile ai telescopi. Fino ad oggi!
I dati del buco nero raccolti da Chandra sono stati analizzati dalla ricerca internazionale in collaborazione con il gruppo della Pontificia Università Cattolica del Cile coordinato da Fabio Vito. Anche il dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna e l’Osservatorio di Bologna dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) hanno contribuito alla ricerca, la quale è già stata pubblicata sulla rivista Astronomy & Astrophysics.
Nei riquadri in basso è possibile vedere il buco nero catturato con il telescopio a raggi X Chandra e dal radiotelescopio a onde radio Alma. L’immagine ottica è stata catturata dal telescopio Pan-STARRS (fonte: NASA/CXO/Pontificia Universidad Catolica de Chile/F. Vito, ALMA/ESO/NAOJ/NRAO; PanSTARRS).
Buchi neri supermassicci: in passato era già stato scoperto il quasar PSO 167-13
I dati analizzati hanno dimostrato che si tratta di uno dei buchi neri supermassicci molto luminosi conosciuti come quasar e la sua formazione si colloca a 850 milioni di anni dopo il Big Bang. In passato era già stato scoperto un altro quasar, il PSO 167-13, e alcuni scienziati hanno mosso l’ipotesi che si tratti dello stesso buco nero. Attualmente i ricercatori non hanno confermato tale informazione, ma in ogni caso questo quasar è di certo uno dei più lontani mai osservati. Un’altra scoperta decisamente interessante è che, con molta probabilità, la nube di gas attorno al buco nero, la quale lo ha tenuto celato agli occhi dei telescopi, ne stia favorendo una rapida crescita. Potrebbe essere un importante passo in avanti nello studio e comprensione dei buchi neri supermassicci.
Di seguito le parole di Cristian Vignali dell’Università di Bologna che ha partecipato attivamente alla ricerca:
E’ una scoperta sensazionale, frutto di anni di ricerca condotta dal nostro gruppo e resa possibile dalla capacità osservative di Chandra. Individuare altri quasar fortemente oscurati simili a PSO 167-13 in un’epoca in cui l’Universo è ancora molto giovane sarà uno degli obiettivi principali dell’astrofisica dei prossimi anni.
A quanto pare “rimanere nascosti” è una delle caratteristiche principali dei buchi neri supermassicci, come dichiarato da Roberto Gilli dell’Inaf:
Sospettiamo che la maggior parte dei buchi neri supermassicci nell’universo primordiale siano nascosti, proprio come quello che abbiamo individuato. Riuscire a trovarli e a studiali potrà permetterci di capire in che modo i primi buchi neri riescano a crescere tanto rapidamente, fino a raggiungere masse pari a miliardi di volte quella del Sole.
La caccia ai quasar è dunque ufficialmente aperta! Continuate a seguirci nella nostra sezione scienze per saperne di più sui buchi neri supermassicci e tanto altri fenomeni naturali!
Errico
10 Agosto 2019 alle 18:19Bella l’astrofisica mi ci sto appassionando grazie ad un amico astrofisico. Però mi ci sono appassionato anche grazie ai videogiochi e c’è chi dice che non servono a niente invece ti insegnano un sacco di cose