A partire da capodanno troveremo nelle sale italiane l’ ultimo film di Checco Zalone: in questa recensione di Tolo Tolo proveremo a dare un giudizio il più possibile oggettivo di una pellicola che sembra quasi nata per creare dibattiti
GENERE: commedia. NAZIONE: Italia. REGIA: Luca Medici (Checco Zalone). CAST: Checco Zalone, Souleymane Sylla, Manda Touré, Nassor Said Birya, Alexis Michalik, Arianna Scommegna. DURATA: 90 min. DISTRIBUTORE: Medusa Film. USCITA: 01/01/2020.
A Spinazzola, nel cuore delle Murge, Checco ha un sogno: aprire il sofisticato ristorante giapponese Murgia & Sushi. Rifiutando il reddito di cittadinanza per perseguirlo, si rende ben presto conto che l’impresa è impossibile. Per sfuggire ai debiti e ai pignoramenti, si rifugia in un resort a Malindi, in Kenya. Lavorando come cameriere, comincia a rifarsi una vita ordinaria tra amici e interessi sentimentali. Sembra andare tutto bene, finché scoppia una guerra che costringe Checco ad emigrare per tornare in Italia. Per nulla aiutato dai propri connazionali, sarà costretto a compiere il viaggio della speranza che ogni giorno compiono migliaia di migranti: attraversare il deserto, arrivare in Libia e affrontare il mare su un barcone, per poi trovarsi di fronte ai porti chiusi.
Tolo Tolo apre le danze nel panorama cinematografico del 2020 ed è senza dubbio il film italiano più atteso del nuovo anno. L’atteso successo si è concretizzato con incassi record, e l’altrettanto attesa sollecitazione della critica non si è fatta attendere, con opinioni positive e negative in collisione continua. Bisogna dire però che, dopo la visione, gran parte delle polemiche (volutamente) nate in attesa dell’uscita si sono assopite, in favore di una riflessione alla quale il film, pur non senza pecche, invita.
Checco Zalone meno leggero del solito | Recensione Tolo Tolo
Checco Zalone ci ha abituato negli anni a un cinema comico leggero ma che non perde mai di vista il significato che, in maniera più o meno compiuta, il comico pugliese vuole trasmettere. In ogni suo film, accanto a un elemento di comicità c’è un invito alla riflessione. In Tolo Tolo questo aspetto arriva alla completa quadratura, finendo con l’essere l’elemento predominante. Si potrebbe addirittura affermare che il titolo, nato da un simpatico aneddoto sul set (un bambino africano che ha provato a ripetere “solo solo”) e la pubblicità con la irriverente canzione “immigrato” siano elementi fuorvianti. In altri termini, è un film che non va preso alla leggera.
In effetti, è un’opera a suo modo sorprendente rispetto a quello che ci si potesse aspettare. La storia è molto più dura, diretta, coraggiosa degli altri film del comico, che anche in questo film nasconde dietro al suo sguardo da “finto ingenuo” una notevole consapevolezza di ciò di cui vuole parlare. A questo pregio corrisponde un aspetto che potrebbe far storcere il naso a quanti si aspettavano una commedia pure: in Tolo Tolo si ride meno rispetto agli altri. Si sorride a denti stretti, perché quello che vediamo è una triste realtà.
La compiuta presa di coscenza del regista | Recensione Tolo Tolo
Per nulla ignorante, a differenza del personaggio che da anni porta sullo schermo, Checco Zalone, ci regala un film molto più coraggioso degli altri. Lo fa mettendo la firma, in senso letterale, sulla regia con il suo vero nome Luca Medici. Il canovaccio del film è un suo classico: partire dai tipici vizi dei nostri connazionali (l’illegalità, la furbizia, la xenofobia) per mostrare quanto abitudini del tutto radicate si risolvano in realtà in meri preconcetti. È un marchio di fabbrica: il ribaltamento del punto di vista, il voler fare l’ignorante per smascherare l’ignoranza altrui.
La regia rimane asciutta quando si tratta di mostrare, quasi a mo’ di cronaca, il viaggio della speranza di tante persone e le prigioni in Libia. E, cosa che inevitabilmente ricorre in tutto il film, l’enorme gap che c’è tra chi vive in Africa e chi vive in Occidente. Naturalmente nel film non mancano neppure momenti inusuali, spiazzanti, sorprendenti. Da un Checco simil Mussolini a un cameo esilarante di Nichi Vendola nei panni di se stesso e un personaggio che ricorda l’ascesa fulminea di certi politici di oggi. Momenti cartooneschi e momenti toccanti si susseguono sinuosamente.
Un film raro | Recensione Tolo Tolo
Forse il cambio di rotta rispetto alla filmografia precedente è dovuto anche al fatto che Tolo Tolo non nasce, come i precedenti di Checco Zalone, da una sua idea. Tolo Tolo nasce da un soggetto di Paolo Virzì, che forse aveva in mente un film anche più politicamente scorretto del risultato finale. L’impronta del comico barese è poi diventata sempre più grande, fino a fargli firmare in toto la regia. Di Virzì resta comunque l’idea coraggiosa, il senso di un cinema impegnato, e il personaggio di Oumar, ispirato a un ragazzo africano realmente esistito, coltissimo.
Dal connubio tra due modi di fare cinema, però, è nato un ottimo ibrido. Un film che fa sorridere amaramente. Forse una parte del pubblico potrebbe rimanerne spiazzata. Una parte del pubblico potrebbe non capire il film e il suo messaggio. Una parte potrebbe anche rifiutarlo. Ma d’altro canto ci sarà una parte del pubblico che si farà persuadere da Tolo Tolo, che cercherà di capirlo attraverso una riflessione e, magari, un ripensamento delle proprie posizioni.
Se gli altri fossimo noi
Alla fine di questa recensione di Tolo Tolo, possiamo concludere dicendo che è un film sorprendente. Fa riflettere molto più dei suoi predecessori, fa ridere forse meno, ma di sicuro ha quel coraggio che dovrebbe sempre essere apprezzato nell’ambito della settima arte. Sicuramente non privo di difetti, a volte didascalico, resta una pellicola consigliata, quantomeno per fare una riflessione di noi stessi vedendo il punto di vista degli “altri”.
Punti a favore
- Invita alla riflessione
- Le parentesi comiche sono divertenti
Punti a sfavore
- A volte troppo didascalico
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