Reale e drammaticamente attuale. Così descriveremmo Chevalier, la nuova pellicola di Stephen Williams, ecco la nostra recensione
TITOLO ORIGINALE: Chevalier. GENERE: drammatico, biografico. NAZIONE: Stati Uniti, Irlanda. REGIA: Stephen Williams. CAST: Kelvin Harrison Jr.,Samara Weaving, Lucy Boynton, Marton Csokas, Alex Fitzalan,Minnie Driver. DURATA:107 minuti. DISTRIBUTORE: Element Pictures. USCITA: 2022.
Nessuno può umiliare un francese straordinario
Tra le miriadi di pellicole che ogni giorno sbarcano sulle diverse piattaforme, diventa davvero difficile scegliere quale dovrebbe avere la nostra attenzione. A volte scopriamo che il film o la serie scelta non era esattamente ciò che faceva per noi, altre volte invece, rimaniamo piacevolmente sorpresi dallo scoprire piccoli gioiellini, che non vediamo l’ora di consigliare a parenti e amici. Quest’ultimo è il caso di Chevalier, pellicola del 2022, diretta da Stephen Williams e recentemente approdata su Disney Plus.
Si tratta di un film storico, incentrato sulla figura di Joseph Boulogne Chevalier de Saint-George, uno straordinario violinista, tra i primi compositori di colore ad affermarsi alla corte di Francia, nella seconda metà del XVIII secolo. La vita di un musicista mulatto però, non è di certo facile, costretto a dimostrare costantemente il suo valore. Nel film, Joseph è interpretato da Kelvin Harrison Jr., al suo fianco personaggi storici come Maria Antonietta, impersonata da Lucy Boynton. Nel cast anche Samara Weaving, Marton Csokas, Alex Fitzalan e Minnie Driver.
Talento vs origini | Recensione Chevalier
I modi per sviluppare un film possono essere molteplici, ma Stephen Williams riesce in un intento molto importante: trasformare un film storico e biografico in una pellicola che parla di temi attuali. Non si limita infatti a riportare eventi biografici in una pellicola di quasi due ore; la vita di Joseph diventa piuttosto una “scusa” per denunciare temi ancora oggi molto dibattuti, come il razzismo. La storia di questo personaggio, realmente esistito, ha sicuramente molto da dire ancora oggi.
Joseph, figlio illegittimo di una schiava africana e di un proprietario terriero francese, ha un grandissimo talento per la musica; già da piccolo è in grado di suonare divinamente il violino e questo lo porta, sotto raccomandazione del padre, a ricevere un’istruzione in Francia. È proprio grazie alle sue doti che riesce a farsi largo, sino ad arrivare a corte. Viste le sue capacità sembrerebbe un’impresa facile, ma così non è. Il nostro protagonista è mulatto e questo basta perché la sua esistenza in questo Paese sia una continua battaglia. Consapevole di questo, sa che per avere i riconoscimenti che merita deve eccellere, superando in bravura gli altri, tanto da fare delle sfide, una parte naturale del suo essere.
La musica come arma di difesa | Recensione Chevalier
Sin dai primi momenti del film è ben chiaro che questa sua caratteristica fisica lo costringerà sempre a lottare per affermarsi. Definito “l’oscuro straniero” in un Paese dove ha sempre vissuto, ha solo un’arma per mostrare agli altri quanto vale: la musica. Non a caso essa viene usata come unico strumento che Joseph potrà utilizzare per conquistarsi il pubblico e sbaragliare la concorrenza. Tutta la sua vita infatti gira attorno a questo suo talento; se questo dovesse crollare, crollerebbe anche tutto il resto. Un passo falso e tutto ciò che ha conquistato potrebbe dissolversi per sempre.
La musica diventa infatti la seconda protagonista del film; presente per tutta la sua durata, assume connotati diversi, mai banali o casuali. Se da un lato viene utilizzata come arma, nel contrapporre la bravura di Joseph a quella di altri musicisti, in altri casi diviene utile per comprendere meglio due culture diverse, quella francese e quella africana, entrambi coesistenti nel protagonista, ma anche nella stessa Parigi.
Una triste realtà celata dietro lo sfarzo | Recensione Chevalier
Quale migliore ambientazione per una storia come questa, se non la Francia del ‘700? Siamo a Parigi, nel preludio della Rivoluzione Francese, un periodo storico che ha segnato il destino dell’Europa. Un’epoca in cui i ricchi spadroneggiavano con le loro ricchezze e il loro sfarzo. Chevalier mette in scena divinamente questo contesto storico, con ambientazioni ricche di dettagli, che trasportano lo spettatore tra le sale adornate dei palazzi di corte. Abiti riccamente decorati, vistose acconciature e arredamenti pomposi non sono però che una farsa. Dietro tutta questa opulenza si nasconde una società marcia, fatta di pettegolezzi, tradimenti, dicerie, tutti celati dietro una maschera di finta perfezione. La fotografia aiuta molto a dare un senso di polverosità alle scene in cui è presente l’aristocrazia. I colori sembrano infatti smorzati, tanto da donare al pubblico una sensazione di antico, quasi a significare uno stile di vita e di pensiero ormai superato.
Joseph vive tra queste persone, ma non è come loro. Lui ne è perfettamente consapevole, anche perché la sua vita è costellata da episodi in qui qualcuno glielo ricorda. È visto da alcuni come una minaccia per la purezza della Francia, non aperta a ciò che Joseph ha da offrire, oltre alla sua musica, ritenendolo diverso, un estraneo. Il violinista però, non si sente nemmeno parte della comunità nera, perché istruito come un occidentale, tanto che gli stessi suoi parenti neri lo reputano francese. Joseph si trova quindi nella situazione di non appartenere davvero a nessuna delle due realtà.
Libertà, uguaglianza e fraternità | Recensione Chevalier
Il mondo in cui Joseph è cresciuto è un mondo che non lo accetta per la persona che è, ma solo per ciò che da lui può prendere, ossia la musica. Tutto il resto è da nascondere o addirittura da buttare, perché privo di valore agli occhi degli altri. Ma fortunatamente la società francese del ‘700 non è solo questo, ma anche simbolo di un futuro diverso, sulla base del celebre motto Liberté, Égalité, Fraternité. Proprio queste parole saranno la base per una lotta per un mondo più giusto, dove anche le minoranze possono trovare spazio e dignità.
Il parallelismo con la società odierna appare inevitabile, proprio perché il razzismo è un tema ancora oggi molto caldo e storie come quelle di Joseph sono diffusissime. Il film, nel suo intento di mostrare le difficoltà di un uomo in un mondo ostile, pone anche le basi per una riflessione più profonda, diretta proprio alle persone che ogni giorno provano sulla propria pelle questo disagio, che sia razzismo o altro. Risulta evidente come il film suggerisca di non abbandonare o rinnegare le nostre origini o la nostra natura, per cercare l’approvazione altrui.
Conclusioni
Siamo giunti alla fine ed è il momento di tirare le conclusioni riguardo questa pellicola che risulta essere, senza dubbio, un buon film, che vi consigliamo di recuperare. Personaggi, storie, costumi e scenografia vi terranno compagnia con uno show scorrevole e leggero, che però ha anche molto da insegnare. Chiunque potrebbe rivedersi, in un modo o nell’altro, in Joseph e nella sua continua guerra, alla ricerca di accettazione, nella necessità di dimostrare chi è e quanto vale.
Punti a favore
- Tematiche ancora molto attuali
- Biopic scorrevole
- Scenografia e fotografia ottime
- Utilizzo magistrale della colonna sonora
Punti a sfavore
- Mancato approfondimento di alcuni personaggi, che avrebbero potuto offrire un apporto migliore alla trama
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