Redout è un videogioco completamente italiano che mi ha sorpreso per molti aspetti. Scopriamo quali in questa recensione
Il primo incontro con Redout l’ho avuto ben un’anno fa, quando il titolo era ancora in beta e gli italianissimi sviluppatori di 34BigThings mostravano il loro lavoro nella fiera milanese del Cartoomics. A distanza di quasi un’anno dalla prova del titolo e dall’intervista agli sviluppatori, ho potuto mettere mani sulla versione completa del promettente titolo che, se pur proiettato in un lontano futuro, offre un forte ma gradevole senso di déjà vu, sopratutto se come me siete videogiocatori con qualche primavera sulle spalle.
Le prime impressioni sul titolo sono state ottime, l’impegno e la dedizione non venivano trasmesse soltanto dalle parole degli sviluppatori che parlavano con grande orgoglio e grande amore per il loro titolo, ma sopratutto dalle grandi potenzialità del gioco stesso che trasudava passione da ogni pixel.
Un’attesa di quasi un’anno, ripagata in toto da un titolo indie che vuole farsi spazio fra i grandi
Fin da subito quello che stupisce di Redout è il gameplay che si dimostra frenetico immediato e dannatamente immersivo, ma allo stesso tempo molto tecnico e ponderato. Non deve essere stato semplice per un team indipendente (quindi con limitate risorse umane e pecuniarie) trovare il giusto equilibrio fra la spettacolarità e la dinamicità.
Redout prende a piene mani da titoli del passato come Wipeout 2097 e ne riscrive le regole migliorando e svecchiando alcune meccaniche, se infatti nel titolo della Psignosis uscito nel ormai lontano 1996 le armi la facevano da padrona e la guida era decisamente improntata su uno stile puramente arcade, in questo nuovo titolo le navicelle spaziali, impegnate a gareggiate su piste mozzafiato, non avranno nessun tipo di arma in dotazione e il modello di guida si è spostato su una deriva molto più tecnica.
Le meccaniche e lo stile di guida sono fondamentali per vincere le sfide proposte dal titolo, infatti sarà necessario dosare l’acceleratore e il freno in piste velocissime che avranno continue torsioni, curve improvvise e giri della morte in grado di lasciare senza fiato. Saremo inoltre dotati di una barra turbo che si ricaricherà con il passare dei secondi ma, anche questa scelta, è stata pensata per non dare la possibilità al giocatore di approfittarsene, infatti la barra turbo sarà da utilizzare con parsimonia in quanto, la stessa quantità di energia, si andrà a suddividere con gli scudi che proteggono l’integrità dello scafo che, se portato al limite, a causa degli urti con il bordo della pista si distruggerà e vi farà perdere tempo e posizioni preziose.
Le meccaniche di questo titolo non finiscono mai di stupire, infatti le gare si divideranno in quattro categorie con quattro tipi di navicelle spaziali che potranno essere dotate di power up in grado di migliorare le prestazioni della vostra navicella da corsa. I power up sono molti e giusto per citarne qualcuno potrete migliorare la turbina, gli scudi protettivi o aggiungere una sorta di controllo elettronico sulla derapata.
Un comparto tecnico e uno stile grafico di tutto rispetto sono il fiore all’occhiello di questa produzione
Premettendo che il titolo è stato testato su un PC con delle buone caratteristiche, posso garantirvi che il titolo non ha nessuna mancanza tecnica, pur essendo molto veloce e avendo degli effetti grafici che farebbero invidia a molte produzioni di team di sviluppo con grandi risorse. Il titolo non ha mai presentato glitch grafici pop in o pop up, ne tanto meno texture a bassa risoluzione.
Redout offre una quantità infinita di giochi di luce, che potrebbero infastidire gli utenti un po’ più fotosensibili ma che, in media, non sono fastidiosi se non si fanno lunghissime sedute di gioco. Passando invece al level design delle mappe, l’ho trovato forse un po’ troppo ripetitivo. Laddove il gioco riesce ad entusiasmare sulla breve distanza, potrebbe sembrare ridondante nella scelta delle mappe che, se pur abbastanza varie, gioca a volte troppo con i colori apportando ben poche modifiche strutturali. Scelta, quella dei colori, attuata per mascherare i segmenti di pista ripetuta, ma ricordiamo che il team è indipendente e non si può che perdonargli qualche piccola mancanza.
In conclusione Redout ha rispettato le aspettative e voglio dare piena fiducia al team, con la speranza che abbia in serbo altre chicche per il futuro
Per concludere avrei voluto parlarvi del multiplayer ma, purtroppo, i server non sono stati molto popolati di recente e quindi, piuttosto che dare giudizi non coerenti ai fatti, preferisco astenermi dal parlarne. In futuro spero di potervi aggiornare anche in merito.
Non mi rimane che fare i complimenti ai ragazzi di 34BigThings che con Redout si sono meritati un posto fra gli sviluppatori italiani più promettenti del momento, nella speranza di poter metter al più presto le mani su un loro lavoro ad alto budget. Unica altra pecca da segnalare è forse il prezzo che, con una decina di euro in meno, avrebbe attirato forse più pubblico e avrebbe fatto conoscere il lavoro di questo talentuoso studio.
Summary
Non mi rimane che fare i complimenti ai ragazzi di 34BigThings che con Redout si sono meritati un posto fra gli sviluppatori italiani più promettenti del momento, nella speranza di poter metter al più presto le mani su un loro lavoro ad alto budget. Unica altra pecca da segnalare è forse il prezzo che, con una decina di euro in meno, avrebbe attirato forse più pubblico e avrebbe fatto conoscere il lavoro di questo talentuoso studio.
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