Risale a poche ore fa la scoperta sensazionale: nell’embrione umano ci sarebbe la presenza di muscoli vecchi circa 250 milioni di anni. Questa sensazionale scoperta getta una luce nuova sull’evoluzione. Scopriamo i dettagli di questa sensazionale scoperta
I dinosauri sono tra gli esseri che ancora oggi affascinano di più grandi e piccoli. Ma, come capita spesso, invece che cercare lontano le stranezze più grandi le possiamo trovare più vicino di quanto pensiamo. Abbiamo visto come ciò avviene anche in altri ambiti della scienza. Nelle ore scorse la rivista Development ha pubblicato un’interessante ricerca della Howard University degli Stati Uniti. In questa pubblicazione il team di ricerca guidato da Rui Diogo ha mostrato la presenza nell’embrione umano di muscoli risalenti a circa 250 milioni di anni fa. Questa datazione, se confermata, renderebbe questi muscoli coetanei dei dinosauri. Ma che conseguenze ha questa ricerca e perchè solo ora ce ne siamo resi conto?
La ricerca
La ricerca nello specifico è stata svolta grazie ad una speciale tecnica di visualizzazione 3D. Questo lavoro ha permesso di produrre immagini in alta definizione degli arti embrionali in via di sviluppo. La tecnica ha mostrato che, nell’embrione umano, sarebbero presenti muscoli molto antichi. Sono situati nelle mani e nei piedi. Questi muscoli rappresentano l’eredità dell’ultimo antenato comune a mammiferi e rettili. Per osservarli è stato necessario effettuare osservazioni sugli embrioni. Prima della nascita infatti scompaiono e di loro non resta traccia nel corpo pienamente formato del neonato.
Secondo questo studio questi muscoli sono scomparsi dai nostri antenati adulti oltre 250 milioni di anni fa, durante la transizione da rettili a mammiferi. L’unica traccia che resta è questa fugace apparizione nello stadio embrionale. Da queste osservazioni si è anche visto che dei 30 muscoli presenti nelle settima settimana di gestazioni, diversi scompaiono o si fondono con altri. Questa scoperta ribalta le aspettative degli studiosi sull’evoluzione. Fino ad ora si pensava che, anche a livello muscolare, si passasse da strutture più semplici a sistemi più complessi. Invece sembra che, evolvendosi, il corpo umano sia stato in grado di eliminare ciò che non serviva per conservare l’essenziale.
Visione dorsale della mano sinistra di un embrione di 10 settimane, con segnalati i muscoli preistorici.
Le conseguenze della scoperta sui muscoli
In occasione di questa scoperta Maurizio Casiraghi zoologo dell’Università di Milano-Bicocca ha cercato di aiutare a comprendere l’importanza della scoperta. Secondo lui una delle grandi novità di questa scoperta sta in questo:
Quello che stupisce è che la riduzione di elementi avvenga proprio nella mano, così importante per l’uomo: forse questa semplificazione può aver favorito le attività manuali fini. Una lezione importante anche per chi costruisce macchine e robot: per avere performance sempre più sofisticate, non bisogna necessariamente aumentare la complessità del sistema e il numero dei suoi componenti
Sembra che l’evoluzione abbia fatto suo il principio per cui “less is more”. La grande potenzialità di questa ricerca sta anche nello studio di alcune malattie dei muscoli. Certe anomalie congenite, presenti in bambini ed adulti, potrebbero essere spiegate con alcuni problemi nel processo embrionale. In altri termini, se qualcosa va storto questi muscoli preistorici lasciano tracce nell’embrione pienamente formato e creano problemi all’organismo. Come questo influisca sulla salute dell’uomo è ancora presto per dirlo ma le speranze ora non sono così infondate.
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