Tredici, la serie rivelazione prodotta da Netflix, è sbarcata da qualche giorno con la seconda stagione. Dopo aver fatto molto parlare di sé al suo debutto, cosa ci riserverà con la seconda stagione? Ecco, dunque, la recensione della seconda stagione di Tredici
TITOLO ORIGINALE: Thirteen reasons why. GENERE: Teen drama. NAZIONE: Stati Uniti. CAST: Dylan Minnette, Katherine Langford, Christian Navarro, Alisha Boe, Brandon Flynn, Justin Prentice. DURATA: 13 episodi dai 50’ ai 70’.
Vista l’incredibile eco avuta con la prima stagione di Tredici, Netflix ha colto la palla al balzo e ha deciso di produrre quasi immediatamente una seconda stagione. L’eco è stato immenso, appunto, soprattutto per le diatribe scatenate a proposito dei temi trattati nella serie: suicidio, stupro, violenza, bullismo.
Nella prima stagione la protagonista Hannah Baker raccontava la sua storia attraverso delle audio cassette indirizzate a tutti coloro che riteneva colpevoli di averle dato una buona ragione per suicidarsi.
La seconda stagione si struttura in modo molto diverso, la protagonista non è di fatto più Hannah ma Clay che tenta disperatamente di far condannare i colpevoli delle violenze subite da Hannah.
Tredici: la sinossi della seconda stagione | Recensione
Un processo, molti adolescenti pieni di problemi, minacce, genitori terribili ed insegnati distratti e corrotti. Hannah che si manifesta come visione/fantasma a Clay e cerca di guidarlo nella scoperta di ciò che è stato il reale andamento dei fatti. Molti segreti verranno portati alla luce, molti personaggi passeranno dall’essere solo di contorno ad assumere un ruolo fondamentale nella seconda stagione. Molti i problemi che vengono affrontati, altrettanti quelli che i protagonisti stessi vanno a cercarsi non soddisfatti di quelli che già devono risolvere. Il leitmotiv della seconda stagione non saranno più le cassette, bensì delle polaroid misteriose che aiuteranno i protagonisti a venire a capo di parecchi misteri.
Il trailer
https://www.youtube.com/watch?v=iSRjDDVLnCI
Tredici, da serie rivelazione a puro espediente commerciale
Passiamo alla recensione vera e propria. La seconda stagione di Tredici è nata sotto una cattiva stella, infatti, già nel momento della fine della prima stagione e con la chiara intuizione che ci sarebbe stato un seguito, coloro che avevano apprezzato quella serie così coinvolgente e il suo intento intrinseco hanno cominciato a schierarsi sotto il filone del “non c’è bisogno di una seconda stagione”.
La prima stagione infatti aveva raccontato e indirizzato il pubblico in modo che potesse comprenderne il messaggio ma senza mai scadere nella pura violenza visiva o psicologica dello spettatore, tutto era lasciato all’intuito di chi guardava la serie. La seconda stagione, al contrario, seppur con un disclaimer iniziale in cui si invita chi ha problemi di depressione o chi conosce qualcuno che ha bisogno di aiuto a contattare un sito, la serie scade nella più becera violenza visiva.
Chiaramente gli sceneggiatori presi dall’onda del successo hanno voluto “osare” ma lo hanno fatto molto male. La violenza sbandierata a pieno schermo, racconti al limite della realtà, protagonisti tutti con problematiche gravi o ingestibili, dalla dipendenza da eroina a quella da sesso, istinti suicidi o omicidi.
Le possibilità che in una sola scuola vengano radunati così tanti adolescenti problematici sono millesimali e soprattutto genitori e insegnanti praticamente ignari di tutto ciò. A differenza della prima stagione la brutalità con cui vengono mostrate tutte le scene spiacevoli è agghiacciante, anche per me che ho 23 anni e l’adolescenza l’ho terminata, ci sono stati momenti in cui ho creduto di non riuscire a finire la stagione. Invece di insegnare come affrontare determinati problemi, essi stessi vengono riversati davanti agli occhi degli spettatori inermi che non possono fare altro che spegnere e cercare di dimenticare.
Tredici: un pozzo senza fine di problemi | Recensione
Andando sui problemi tecnici della serie mi soffermerei sul montaggio e la sceneggiatura. Montaggio raffazzonato, per niente d’impatto ma anzi con molte scene inutili lasciate lì come riempitivo, in molti momenti si notano i tagli di montaggio soprattutto per espressioni e posizione degli attori. Arriviamo alla cosa peggiore di tutte: la sceneggiatura. Talmente era la voglia di “spaccare” il lavoro che ne esce è imbarazzante, banale, mal scritto e soprattutto mal composto. Frasi che degli adolescenti mai direbbero in bocca a dei 17enni, menti malate e perverse, adolescenti che scappano di casa, si drogano per settimane senza che nessuno li cerchi. Non ci siamo proprio.
Il tentativo iniziale della prima stagione è stato letteralmente spazzato via da questa seconda stagione, anche gli attori con una perenne espressione di sofferenza calata sul volto che nemmeno Robert Pattinson quando interpretava Edward Cullen ha mai raggiunto. Va bene il Teen Drama ma qui si sfiora il fantasy.
Bocciata su tutta la linea.
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Punti a favore
- Sensibilizzazione su temi poco discussi
- Attori giovani ma molto bravi
Punti a sfavore
- Sceneggiatura
- Montaggio
- Violenza eccessiva
- Puro espediente commerciale
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