È uno dei progetti gdr italiani più interessanti di Kickstart e si propone di farvi interpretare eroi disposti a rischiare tutto per ciò in cui credono. Siete pronti ad affrontare la fine? Scoprite di più nella nostra recensione di Not the End
Not The End è stato uno dei progetti italiani dedicati al gdr di maggior successo. La campagna Kickstart infatti è riuscita a raccogliere oltre 40.000 euro, che hanno aiutato a dare vita ad un gioco decisamente originale per tematiche e meccaniche. In questa recensione andremo a sviscerare ed approfondire tutti questi aspetti; se però voleste approfondire ulteriormente, sul canale Twitch di tuttoteK trovate le nostre live con Claudio Pustorino, l’autore del gioco, che si è gentilmente offerto di masterare una mini-campagna.
Non è la fine | Recensione Not the End
Not The End è quello che potremmo definire un gioco di ruolo narrativo; infatti la filosofia che gli sta alla base è quella di raccontare una buona storia (elemento spesso fin troppo dimenticato dai gdr più tradizionali), focalizzandosi sull’evoluzione dei Personaggi interpretati. Dimenticatevi quindi build, statistiche o griglie di battaglia; in NTE ci si concentrerà esclusivamente sugli eroi e su come essi cambiano e vengono cambiati da ciò che gli accade e che considerano importante.
Molto apprezzabile il fatto che non appena aperto il manuale ci vengano presentati i tre pilastri che sintetizzano lo spirito del gioco. “Rischia per ciò che consideri importante”, “Lascia che la storia cambi il tuo eroe” e “vivi ogni fine come un nuovo inizio” danno subito l’idea di cosa vuol essere Not The End.
Il sistema di gioco: HexSys | Recensione Not the End
Not The End usa un Sistema di gioco molto particolare, detto HexSys. Questo sistema non prevede l’uso di normali dadi poliedrici, ma di token di diverso colore. Quando verrà richiesta un prova ad uno dei giocatori, egli inserirà in un sacchetto un certo numero di token bianchi e neri. I token neri rappresentano la difficoltà della prova, ovvero la possibilità che la scena si complichi o che al tuo eroe succeda qualcosa di brutto; quelli bianchi invece rappresentano i tratti dell’eroe (di cui parleremo nel prossimo paragrafo) che vengono messi in gioco per superare l’ostacolo.
Il giocatore chiamato in causa dovrà decidere quanti token estrarre da 1 a 4. Basta estrarre un Token bianco per superare la prova; token bianchi in eccesso vengono usati generalmente per dare un vantaggio narrativo all’eroe, scelto dal giocatore. Viceversa i token neri indicano degli eventi negativi che il giocatore decide come spendere. Essi infatti possono risultare in “sventure”, ovvero traumi fisici e psicologici che accadono al personaggio o “complicazioni”, eventi negativi che coinvolgeranno l’intera scena narrativa.
Una piccola ma doverosa nota di merito va agli esempi presenti nel manuale. Ogni sezione delle regole infatti è accompagnata da moltissimi esempi che illustrano e chiarificano i passaggi spiegati mano a mano. Estremamente utile per giocatori e narratori che si approcciano ad un sistema semplice ma al contempo profondo come NTE. Ah e molti di questi esempi riguardano personaggi della cultura pop che rendono le spiegazioni ancora più semplici, visto che richiamano personaggi che tutti conosciamo. Una scelta sicuramente apprezzabile.
Sistema di gioco e filosofia di NTE: un intreccio perfetto
Quello in cui NTE riesce perfettamente, è di aver creato un sistema di gioco che si sposa alla perfezione con la sua filosofia. Infatti quando un giocatore dovrà effettuare una prova, dovrà decidere quanto vuol rischiare potendo estrarre da 1 a 4 token. Estrarre poco ti esporrà a relativamente meno pericoli, ma avrai anche meno possibilità di riuscire; quando quindi si verifica una prova importante per l’eroe, che dovrà superare ad ogni costo, saremo portati a estrarre molti token. Questo ci farà riuscire nella prova ma ad un costo spesso alto.
Durante le nostre sessioni con l’autore, controllavo Thomas, un giovane assistente detective con tutto da dimostrare. Nel corso di quell’avventura Thomas ha affrontato prove da cui dipendeva non solo la sua vita ma anche quella delle persone a cui teneva. Per questo come giocatore mi sono spesso ritrovato a dover estrarre molti token dal sacchetto, perché per la psicologia del mio personaggio in quella prova era necessario dare il massimo, cosa che lo ha esposto a moltissimi traumi.
Creazione, evoluzione e fine dell’eroe | Recensione Not the End
Il sistema di gioco di NTE prevede una personalissima creazione del personaggio. La scheda infatti non presenta riquadri per valori numerici o liste di attributi e abilità. Ogni scheda ha 19 esagoni, uno per l’archetipo del proprio PG, sei per le sue qualità ed infine dodici per le sue abilità. In esse il giocatore dovrà inserire delle parole, qui definiti come “tratti” che vadano a descrivere chi è e come agisce il proprio eroe.
L’archetipo definisce il tipo di eroe che si andrà a giocare, le qualità sono ciò che lo caratterizzano ed infine le abilità sono ciò che sa fare. Durante la creazione del nostro personaggio andremo a selezionare un archetipo, tre qualità e quattro abilità. Le uniche limitazioni che troviamo in questa fase riguardano quali parole possono essere usati come tratti (fortunatamente il manuale fornisce,come detto, molti esempi per chiarire eventuali dubbi) e il fatto che le abilità devono essere collegate alle sue qualità.
Nella nostra sessione
Tornando all’esempio di Thomas, quando l’ho creato ho scelto di dargli la qualità “empatico” che ho collegato con l’abilità “poliziotto buono” (intesa come capacità di ottenere informazioni con la persuasione piuttosto che con violenza) e con “cogliere stati d’animo”. L’unico limite quindi è che vi sia una certa coerenza tra abilità e qualità del vostro eroe.
Quando al vostro personaggio verrà chiesta una prova, dovrete decidere quali tratti mettere in gioco per superarla ed aggiungere un token bianco al sacchetto per ognuno di essi. Quindi non sono le statistiche che determinano quanto sia facile superare una prova, ma i tratti che un eroe mette in gioco per superarla.
Evolversi naturalmente | Recensione Not the End
Una volta spiegato il sistema di base è necessario parlare del sistema di crescita dei personaggi all’interno di NTE. Anche qui, come per molte altre regole del gioco, vale il presupposto che giocatori e narratore stiano cooperando per raccontare una bella storia e vi è molta più condivisone dell’autorità narrativa rispetto ai giochi tradizionali.
Gli eroi infatti non aumentano di livello, ma si evolvono in base a ciò che gli accade durante le sessioni e che è importante per loro. Quando infatti un eroe affronta una prova particolarmente significativa, il giocatore può dichiarare quella prova come cruciale. Questo non cambia il modo in cui la prova viene affrontata, che però ha delle ripercussioni sull’eroe, sia che fallisca o che riesca.
Tratti e cicatrici
Dopo che la prova cruciale si è risolta, l’eroe sarà cambiato in qualche modo e il giocatore potrà scegliere una tra quattro opzioni. Potrebbe aggiungere un nuovo tratto collegato a ciò che gli è successo oppure se è in lui è cambiato qualcosa potrebbe cambiare un tratto già esistente con un altro. Esiste poi la possibilità di farsi segnare da una cicatrice, ovvero l’eroe acquisisce una debolezza psicologica o fisica che viene messa in gioco durante le prove, proprio come un tratto.
Una cicatrice è sia positiva che negativa: aggiunge un token nero invece che bianco al sacchetto ma può “annullare” il primo token nero che si estrae quando la si mette in gioco. Il senso è che una cicatrice metta in evidenza una tua debolezza ma al contempo ti renda più resistente. Infine troviamo le lezioni, ovvero modi particolari di spendere token (sia bianchi che neri) legati alla prova cruciale dell’eroe. Alcuni esempi di lezione possono essere “L’onore è sacrificio” o “Bisogna saper osare” ed aggiungono un ulteriore livello di profondità alle prove.
Come avrete notato NTE, nonostante il suo essere un gioco di ruolo molto narrativo, permette di creare personaggi complessi e sfaccettati. Ho apprezzato molto questo aspetto del gioco, in quanto permette di dare profondità e senso di crescita al nostro personaggio nonostante non vi siano infinite liste di talenti o classi di prestigio tra cui scegliere; in quella che definirei come una “build narrativa” che a conti fatti funziona estremamente bene.
La fine dell’eroe | Recensione Not the End
Not The End tra le sue molte particolarità ha anche quella di aver reso parte integrante dell’esperienza la fine del nostro eroe. Nel manuale per fine non si intende solo la dipartita del proprio personaggio, ma ci riferisce a quando questi semplicemente lascia la storia. E ovviamente degli effetti che questo ha sul resto degli eroi.
Anche in questo caso, come per la sua evoluzione, è il giocatore che sceglie quando decretare la fine del suo eroe. E’ quindi necessario che tra il tavolo si crei una certa “correttezza” nel vivere questi momenti, cosa che potrebbe non succedere in tutti i gruppi di gioco. Quando un eroe abbracci ala sua fine inserisce i token bianchi nel sacchetto in base ai tratti che sceglie di usare; più i token neri che il narratore gli comunica (nel caso stesse affrontando una prova). Dopodiché tutti i token verranno svuotati sul tavolo e il giocatore vestirà per un attimo i panni nel narratore.
Sarà il giocatore infatti a narrare gli esiti dei token (anche di quelli neri), ma non solo. Potrà infatti condizionare gli altri eroi con la sua uscita di scena ad esempio facendo guadagnare tratti o cicatrici, a simboleggiare come l’esperienza vissuta assieme abbia cambiato le loro vite.
A mio avviso la meccanica più bella e meglio riuscita del gioco.
Il narratore | Recensione Not the End
Per rivestire il ruolo di narratore in Not The End è necessario possedere una buona flessibilità e capacità di improvvisazione. Questo perché, oltre a narrare la storia (compito comunque meno gravoso che in molti altri giochi), il narratore dovrà essere sempre pronto a fornire spunti per sventure e complicazioni. Difatti se nelle prime battute di un’avventura si estrarranno relativamente pochi token neri, man mano che la posta si farà più alta; e sventure e complicazioni inizieranno ad avere sempre più peso. È quindi necessario che il narratore sia in grado di improvvisare e stare sempre dietro ai giocatori, rendendo gli esiti delle loro prove interessanti.
Ovviamente, giocatori abituati a ricoprire il ruolo di narratore in giochi più tradizionali potrebbero avere difficoltà ad approcciarsi a NTE. Se infatti in giochi come D&D il risultato di una prova può essere o “superata” o “fallita”; qui ogni prova può portare a molti risultati inattesi. E’ quindi essenziale che chi scelga di ricoprire il ruolo di narratore si alleni ad essere flessibile e a improvvisare.
Non per tutti i mondi | Recensione Not the End
Per quanto NTE sia un gioco che si presta ad essere utilizzato con moltissime ambientazioni, esso non calza perfettamente ad ogni tipo di avventura o mondo di gioco. il punto focale del gioco è infatti quello della crescita dell’eroe attraverso ciò che gli accade; giocare in ambientazioni dalla forte “componente action” potrebbe non far esprimere al gioco il suo massimo potenziale.
Ambientazioni zeppe di mostri da abbattere, sotterranei da esplorare e tesori da conquistare, porterebbero inevitabilmente a sminuire il sistema; che è costruito per dar risalto agli eroi e alle loro motivazioni personali, più che alla loro fame di ricchezza.
Inoltre quando si decide quale ambientazione giocare il manuale incoraggia anche in questa fase l’interazione giocatori-narratore, in modo da giocare ciò che più si desidera. A nostro avviso Not The End rende estremamente bene quando si va a giocare un’ambientazione con elementi poco definiti. Questo per dare la possibilità al narratore e ai giocatori di poter continuare ad espandere il mondo di gioco attraverso le complicazioni e i successi.
In sessione
Durante la nostra sessione di gioco abbiamo deciso che avremmo giocato un’avventura in stile gangster-movie con un elemento sovrannaturale; infatti nell’Atlantic City degli anni ’20 che siamo andati ad esplorare, gli specchi possono essere usati come passaggi tra la nostra e una dimensione parallela. Prontamente sfruttata dai signori del crimine cittadini, ovviamente. Durante le varie sessioni, con la spesa costante di token neri per aggiungere complicazioni, il narratore ha fatto emergere sempre nuovi dettagli.
Gli specchi possono essere attraversati solo in entrata o in uscita, stare troppo nella dimensione parallela ti trasforma, la dimensione reagisce alle tue azioni. Insomma gran parte del divertimento è stato anche quello di scoprire (e reagire) ad un mondo le cui regole venivano definite mano e mano da noi giocatori e dal narratore.
Andare a giocare ambientazioni estremamente definite in partenza (o dalla storia decennale), potrebbe andare a privare le vostre sessioni di questo aspetto.
Creare un’ambientazione | Recensione Not the End
Per quanto riguarda il come creare queste ambientazioni e come adattarle al sistema, NTD propone una sezione dedicata del manuale rapida ma esplicativa. Nella stessa sezione sono poi presenti cinque esempi di ambientazione, dalle più originali alle più classiche, pronte per essere giocate o usate come ispirazione; grazie anche alle linee guida su come narrarle e gli elementi da far emergere durante la sessione.
(Ah tra l’altro c’è un’ambientazione chiamata “Knights of the Round” ispirata al ciclo Arturiano, dove però invece dei cavalieri della Tavola Rotonda troviamo dei mecha in perfetto stile Gundam. Dopo averla letta ho sentito il bisogno fisico di giocarla).
Il manuale | Recensione Not the End
Come avrete capito dal resto della recensione NTE è un gioco che non manca certo di particolarità, e anche il suo manuale non fa eccezione. Esso infatti si presenta in un formato atipico da 22×22 cm; cosa che lo rende, nonostante la rilegatura cartonata, decisamente più trasportabile rispetto a molti altri manuali di questo tipo. Una scelta che amalgama design e fruibilità.
Sfogliando il manuale poi ci si imbatte nelle splendide illustrazioni a doppia splash page (per cui ho un debole) di Pietro Bastas. Queste servono a separare nettamente i capitoli del manuale e per quanto siano relativamente poche, riescono in un compito ben preciso; cioè quello di trasmettere a chi le legge la varietà di ambientazioni a cui è possibile giocare e la filosofia del “disposto a rischiare” alla base del gioco.
Infine vorrei spendere un paio di parole per quanto riguarda l’impaginazione minimale e sobria che aiuta a ritrovare velocemente specifiche parti del manuale. Un aspetto da non sottovalutare, specialmente durante una sessione di gioco, cosa che aiuta a non spezzare eccessivamente il ritmo. Promossa a pieni voti.
Not The End: commento finale
Not The End è un gioco di ruolo che mi ha colpito in maniera estremamente positiva. Nonostante io sia un amante dei gdr tradizionali, ho trovato una grande profondità ludica senza che sulla scheda ci fosse scritto un singolo numero.
Il suo più grande pregio è quello di aver creato un sistema che si incorpora perfettamente alla filosofia e al concept del gioco. Le modalità con cui si effettuano le prove e le circostanze nelle quali l’eroe cresce, riescono ad amalgamare fiction e meccaniche. Se dovessi fare un paragone dire che sotto questo aspetto mi ha ricordato il sistema Powered by the Apocalypse; sistema alla base di giochi come Dungeon World.
Molti pregi, pochissimi lati negativi
Gli unici “lati negativi” che gli ho trovato in realtà non sono considerabili dei veri e propri difetti. Innanzi tutto se al vostro gruppo piace combattere e mettere in atto strategie sulla griglia, forse è meglio guardare altrove; inoltre per chi sceglie di fare il narratore è bene che eviti di prepararsi una storia a tavolino. Anzi la cosa migliore è quella di prepararsi un canovaccio esteso e poi lasciare che complicazioni, successi e sventure vadano a riempire la narrazione. Se siete narratori alle prime armi, il mio consiglio è quindi quello di allenarvi ad improvvisare, ricordandovi che in NTE collaborate per raccontare una bella storia. Lascia che il tavolo ti aiuti!
In definita NTE è un prodotto pensato per mettere la narrazione al primo posto. E lo fa alla grande grazie ad un sistema intuitivo ma profondo; in grado di dar vita a personaggi sfaccettati e in continua evoluzione. Una narrazione condivisa permette di scaricare il narratore dal peso di gestire in autonomia la sessione; lasciando molto più spazio all’interpretazione e al flusso della storia. Se siete in cerca di un prodotto originale e narrativo ma al contempo longevo e sfaccettato, Not The End è il manuale che fa per voi. Assolutamente consigliato.
Punti a favore
- Sistema narrativo estremamente intuitivo ma profondo e sfaccettato
- Unione perfetta tra fiction e meccaniche, in particolare quelle di evoluzione dell'eroe
- La fine di un eroe è una meccanica fantastica
- Regole di condivisione dell'autorità narrativa ben studiate
Punti a sfavore
- Non è un gioco per chi ama combattere e utilizzare la griglia
- I narratori che si approcciano a un gioco di questo tipo devono "cambiare mentalità"
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