Il meglio dei collectathon di PS1 torna su Nintendo Switch, casa dei platformer: la recensione di oggi è tutta per Spyro Reignited Trilogy
Se nella nostra recensione dedicata a Super Mario 3D All-Stars abbiamo eletto 64 a papà di tutti i collectathon, è pur vero che altri contendenti possono ambire alla corona: non avremmo piazzato la ri-censione di Spyro Reignited Trilogy così tanto più in alto in classifica, altrimenti. Già dal primo Spyro The Dragon del 1998 le premesse per il successo c’erano tutte: il moveset di Mario, mirato ad una curva di difficoltà meno clemente, lascia il posto ad una soddisfacente combo tra planate, corna per caricare i nemici come tori e, ovviamente, una semplice ma efficace fiammata. Più un backtracking ridotto all’osso, per un titolo d’esordio tra i più speedrun-friendly mai visti.
Spyro Reignited Trilogy, quindicesima recensione del Calendario di Nintendo Switch
Il punto più alto della trilogia, a nostro avviso, è Spyro 2: Ripto’s Rage!, al secolo Gateway to Glimmer per noialtri del Vecchio Continente. I draghi da salvare, un tempo collezionabili ed NPC in egual misura, lasciano il posto a degni sostituti atti a gestire i due differenti ruoli. L’escalation tipica di ogni secondo capitolo non ha risparmiato neanche un rampollo già nato con il talento in ogni scaglia: meccaniche inedite, sequenze subacquee, cannoni, veicoli, e una delle ricompense più tenere mai viste per i completisti. Lo stesso luna park menzionato nella scena iniziale, infatti, viene elevato da gag a premio tangibile.
Nel mezzo, tra le drastiche differenze che separano i due, abbiamo il capitolo conclusivo Year of The Dragon. Il gioco riesce a smussare diversi angoli, defenestrando ciò che non funzionava ed ingigantendo ciò che meglio si è accattivato i fan. L’uso di aree secondarie più marcatamente separate consente di espandere le idee di gameplay includendo skatepark, personaggi secondari (compreso l’Agente 9, prototipo di Ratchet & Clank per Insomniac “Spyro non poteva manco tenere una pistola in mano” Games) e mille altre idee di gameplay. L’agrodolce senso di finalità è mitigato dalla reverenziale ricostruzione di Toys For Bob, nonché dal ritorno del leggendario Stewart Copeland.
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