La nona generazione di Pokémon è alle porte: scoprite se Scarlatto e Violetto sono degni della fiaccola biancorossa nella nostra recensione
Per quanto possiamo provare a difendere la precedente coppia di titoli principali, è evidente che Pokémon Scarlatto e Violetto rappresentano una possibilità di rivalsa per il team di sviluppo: se è stata sfruttata degnamente o meno, poi, è qualcosa che cercheremo di capire nella nostra recensione. Non dovrebbero esserci dei dubbi, viste le premesse durante la campagna di marketing: dai primi trailer agli ultimi leak, tutto avrebbe dovuto lasciar supporre un gol a porta vuota. Non per questo, però, dobbiamo dare per scontato il successo dei due giochi. Il beneficio del dubbio non va a senso unico.
Probabilmente avreste preferito un incipit più sopra le righe, nel quale pregustare un voto a doppia cifra al termine dello scrutinio. Non è questo il caso. Il poliedrico team di sviluppo GAME FREAK ha dimostrato con i progetti secondari di avere delle ottime idee di game design, quando è libero dalle catene imposte dai detentori della IP. Lo dimostrano perle come Harmoknight, Pocket Card Jockey e quel Drill Dozer che mai arrivò ai nostri lidi. Ma per quanto concerne il magnum opus, i mostriciattoli tascabili non transigono: novembre, ad ogni costo. Con buona pace dei programmatori che, comprensibilmente, inciampano per reggere il passo.
Y luego comencemos
Le prime battute di Pokémon Scarlatto e Violetto ci hanno sorpreso positivamente in un aspetto che conferma le nostre ottime prime impressioni in fase di recensione. Una volta selezionata la lingua, ci sono stati proposti otto possibili volti e la possibilità di personalizzare i nostri lineamenti. Come in un buon Dark Souls che si rispetti, questo ci fa ben sperare: non è nulla di indispensabile per il gioco (fino a Versione Cristallo siamo sempre stati un bambino, punto), ma è sintomo di cura. Il pretesto narrativo, però, subentra solo dopo aver messo a punto ogni aspetto del nostro avatar.
La trama, come abbiamo già avuto modo di apprezzare a tempo debito, è suddivisa in tre differenti canovacci. L’accademia (Arancia in Scarlatto, Uva in Violetto) funge da tutorial glorificato, ma ben presto le “attività extracurricolari” ci danno briglia sciolta. Possiamo alternare la storia di Nemi, che ci vede affrontare le varie palestre, a quella di Pepe (dedicata al leggendario di copertina) e a quella di Cassiopea (incentrata sul team malvagio di turno). Questo escamotage permette al giocatore non solo di decidere a quale aspetto immancabile di un gioco Pokémon dare la priorità, ma anche di ottenere per la prima volta una medaglia per ciascuno dei 18 tipi. Non male!
Asalto a un mundo abierto – Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto
Vista la mole di argomenti da affrontare in questa recensione, parliamo brevemente dei cardini di Pokémon Scarlatto e Violetto. Le fondamenta sono le stesse: come in ogni gioco di ruolo, si alterna l’esplorazione dell’overworld alle battaglie a turni del caso. Queste ultime vengono gestite (con vari livelli di successo) direttamente nella stessa mappa del gioco, come avveniva in Leggende: Arceus. Dal medesimo gioco tornano anche il lancio delle Poké Ball nell’overworld e le meccaniche stealth, e a rendere questo progresso impressionante rispetto a Spada e Scudo è anche il neonato open world.
La regione di Paldea, teatro del gioco, è la prima ad essere esplorabile nella più totale libertà. La linearità, almeno all’apparenza, è andata del tutto a farsi benedire. Discuteremo dei vari “quasi” in seguito, ma in generale la sensazione di poter scorgere e raggiungere destinazioni lontane è una ventata d’aria fresca. La mappa ospita tutti i punti di interesse, comprese le tane dove affrontare i Raid Teracristal. Queste ultime, visibili in-game anche come fari analoghi alle Tane Dynamax di Galar, ci consentono di ottenere creature con un Teratipo (solitamente) diverso dai loro elementi di appartenenza, aprendo ulteriormente gli orizzonti strategici della scena competitiva.
Medalla de (dudoso) valor – Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto
E partiamo dunque dalle classiche otto medaglie, quelle della sfida in Palestra. Resta valida la loro incarnazione di Galar: una prova, che può o non può includere dei combattimenti, prima dello scontro con un Capopalestra specializzato in un determinato tipo. Su questo non si discute: squadra che vince, non si cambia. Però, affrontando il gioco in co-op (e parleremo anche di questo) ci siamo posti un quesito. Si è fatto un gran parlare della possibilità di affrontare le palestre in qualsiasi ordine nel periodo precedente l’uscita del gioco: sarà effettivamente così? La risposta ce l’ha fornita la Palestra di tipo Psico.
Raggiungere la città interessata non è impossibile di per sé, ma abbiamo notato spesso e volentieri che se avessimo sbloccato le dovute abilità per la nostra cavalcatura ci saremmo risparmiati diverse noie. La fauna locale ha tentato di avvertirci con il suo livello, passato improvvisamente dal 12 al 41, ma la doccia fredda ce l’ha fornita la prima allenatrice della Palestra. La sua squadra di livello 39 (come minimo) parla chiaro: no, nessun Capopalestra adatta la sua forza alle medaglie dello sfidante. E ogni medaglia porta con sé obbedienza della squadra e più strumenti sugli scaffali dei negozi. Peccato.
El Pepe – Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto
Abbiamo anche messo sotto scrutinio la quest secondaria di Pepe. Il tipo di sfida è più paragonabile alle prove dei Capitani viste nell’ultimo quartetto di giochi per 3DS, ovvero Sole, Luna, Ultrasole e Ultraluna. Anziché dover sconfiggere una squadra, stavolta il bersaglio è un solo Pokémon, che per non lasciare spazio a dubbi viene definito “dominante”. Il nostro successo porta ad una nuova ricetta, con cui il provetto cuoco Pepe andrà a creare un manicaretto per il leggendario intento a caracollarci (Koraidon per Scarlatto, Miraidon per Violetto). Cogliamo l’occasione per parlare (bene) della cucina nel gioco.
Accamparci nell’overworld (dove non ci sono personaggi o pendenze, quantomeno) ci consente di coccolare e intrattenere i membri della nostra squadra, oltre a dare all’inevitabile Ditto ed eventuale consorte l’intimità necessaria a sfornare delle uova. La cucina ci consente di preparare le pietanze necessarie ad incrementare il tasso di natalità ed altri valori con cui aiutarci nell’avventura, oltre a curare ogni compatriota ancora dotato di punti vita. I panini per i leggendari, esclusivi a Pepe, servono però ad altro: come abbiamo anticipato, sbloccarne delle abilità per l’esplorazione. In altre parole, sono presenti (sotto mentite spoglie) anche le MN. Ohibò.
La estrella de la esperanza – Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto
Nonostante il pattern che ci è parso di scorgere, abbiamo messo sotto torchio anche la cricca locale di combinaguai per capire quali fossero le loro ricompense. Nel caso del Team Star, le basi da assaltare fanno ricorso ad una meccanica inedita (soprannominata “Let’s Go!”) con la quale è possibile mandare avanti le proprie creature in modo tale che combattano in autonomia senza il nostro input. Dobbiamo riconoscere che questa dinamica consente di snellire due aspetti molto ripetitivi della serie, ovvero il consueto “raid alla base” del team locale e, più comunemente, il grinding contro i Pokémon selvatici di una stessa area.
In quanto alle ricompense che derivano da ogni sfida al Team Star, consistono nel permesso di poter creare più MT. Le Macchine Tecnica per apprendere le mosse beneficiano infatti di una neonata meccanica di crafting, disponibile presso ogni Centro Pokémon (ridimensionato a gazebo esterno per motivi di game design). Catturare o sconfiggere una creatura consente infatti di ottenere materiali, con i quali poi creare nuove Macchine Tecnica. Come era prevedibile, questo significa anche che i dischi sono definitivamente tornati alla loro detestabile incarnazione monouso. In quanto alle basi del Team Star, anch’esse presentano un tasso di sfida unico per tutti i giocatori: la linearità c’è, è solo camuffata bene. Ahinoi.
Juega conmigo – Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto
Sebbene la promessa di un ordine libero per affrontare il gioco non sia stata mantenuta, resta ancora da vedere se il multiplayer ha dato al franchise il suo “momento MMO”. La risposta è… più o meno. Gli interni di molte case (e negozi, ridimensionati a menù) hanno lasciato il posto ad un’enfasi maggiore sull’ambizioso matrimonio tra open world (senza schermate separate per le battaglie) ed esplorazione in simultanea. Come dimostra la compenetrazione dei poligoni, però, l’esperienza non è esattamente tanto immersiva quanto i trailer lasciavano supporre. In fatto di co-op, però, fa il suo lavoro.
In poche parole, noi vediamo gli altri giocatori della nostra cerchia (apribile presso il “Poképortale” responsabile anche per scambi, lotte e Doni Segreti, nonché in prossimità di ogni Centro Pokémon) ma non possiamo effettivamente interagirvi. Nel nostro overworld compaiono i Raid Teracristal di altri giocatori, ma il gioco ci ricorda che alcuni di loro non sono i “nostri”. Collaborare per i Raid, affrontarsi nelle lotte e scambiarsi i Pokémon sono dunque tutte azioni che passano per la burocrazia del Poképortale, sebbene il co-op ci aiuta a limitarle ai confini della nostra cerchia. Da un lato, questo semplifica molti passaggi nel gioco; dall’altro, il retrogusto di occasione mancata c’è tutto.
Tipo Bicho – Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto
Okay, leviamo di mezzo il Donphan nella stanza. Da quando le copie del gioco sono trapelate in rete, insieme alle informazioni su di esse circolano svariate storie dell’orrore circa i vari bug che stanno martoriando le nuove avventure. In base alla nostra esperienza, purtroppo dobbiamo confermare che i problemi tecnici si fanno sentire. Chiariamoci: si tratta spesso e volentieri più di casi isolati che altro, quindi gli avvoltoi che sperano nell’equivalente di Cyberpunk 2077 saranno delusi. Allo stesso tempo, però, al di là della trasparenza dettata dalla telecamera libera i rallentamenti si fanno sentire.
Li abbiamo riscontrati perlopiù nelle sessioni prolungate e nel co-op; combinare le due cose è risultato in un poco lusinghiero crash del gioco. Raramente capita che un gioco edito da Nintendo ci parli di “software chiuso a causa di un errore”, ma siamo sicuri che nel giro di qualche mese questi due paragrafi saranno resi irrilevanti dalle dovute patch del caso. Confidiamo, a tal proposito, anche in un buon supporto post-lancio al gioco tramite DLC (gratuiti o meno che siano). Siamo felici di vedere un aiuto concreto alla scena competitiva con Mente facilmente reperibili, ma anche sorpresi di non vedere alcuna simil-Torre Lotta nel postgame.
No todo lo que duele es malo – Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto
Cedere al cinismo a questo punto sarebbe facile, ma ci sono diverse sfaccettature dell’esperienza di gioco che non abbiamo toccato per mettere in corsia preferenziale le questioni più urgenti. In primo luogo, contraddicendo quanto abbiamo detto poco fa sul postgame, dobbiamo elogiare ulteriormente i piccoli tocchi che rendono il gioco molto appetibile alla community competitiva. Il (purtroppo ormai consueto) taglio alla fauna restringe le opzioni a disposizione dei prossimi partecipanti al VGC, ma i completisti di ogni percorso (o, per meglio dire, area) vedranno le proprie vittorie contro gli NPC ricompensate con strumenti preziosi come Conchinelle e simili.
Strumenti di questo calibro se ne possono trovare anche negli appositi negozi, come uno dei tanti accessibili a Mesapoli. Si parla di location raggiungibili a inizio gioco. L’avventura ci instrada in modo abbastanza vago, e sebbene ad un certo punto l’illusione di non-linearità venga meno, non si tratta neanche di un titolo che ci tiene costantemente per mano come è avvenuto in passato. Se però avete il pallino della personalizzazione, sarete felici di sapere che oltre alle opzioni per il viso di inizio gioco ci sono anche molti abiti ottenibili durante l’avventura, che la neonata fotocamera è più che felice di mettere in risalto.
Ojos y oídos – Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto
Siamo quasi in dirittura d’arrivo: c’è di che parlare del comparto tecnico del gioco, ora. La grafica, almeno a parer nostro, non merita di gridare al miracolo, ma nemmeno allo scandalo. Naturalmente il framerate ballerino (differente da “basso ma costante”, come testimonia la nostra opinione circa LEGO Racers) non piace a nessuno, specie nelle fasi in cui personaggi con animazioni limitate si trovano accanto ad altri dalle movenze più fluide. Il nostro debutto in accademia ne è l’esempio lampante: i compagni di classe erano molto più robotici di Nemi, ma non appena è subentrata una messa a fuoco ottimizzata sulla nostra rivale abbiamo avvertito un “effetto Octopath Traveler” di cui il resto del gioco avrebbe avuto un gran bisogno.
A prova di ciò, è sufficiente guardare la cura riposta nelle texture dei personaggi rispetto al look spartano di certe ambientazioni. L’interfaccia beneficia enormemente del minimalismo, mentre altrove quest’ultimo dà spiacevolmente nell’occhio. Molte meno lamentele, invece, dal punto di vista del sonoro. L’imprinting di Gun Ichinose è sempre presente, ma il maggior coinvolgimento del grandioso Toby Fox ha davvero dato i suoi frutti. Non abbiamo avvertito la stessa influenza culturale rispetto alle cornamuse di Galar, ma un po’ di Spagna si è fatta strada nell’ecosistema di Paldea.
Consideraciones finales
Come (quasi) ogni titolo edito dalla Grande N, anche Pokémon Scarlatto e Violetto richiedono le loro belle sessanta cucuzze. Sta a voi decidere se sborsarle o meno, e quanto basare la vostra scelta sulle righe che avete letto fino ad ora. La risposta sta nel mezzo un po’ per tutti. Siete fan della saga di lunga data? Sappiate che i modelli 3D delle creature sono effettivamente nuovi, contrariamente alle menzogne su Spada e Scudo: ragione in più per non riproporre, purtroppo ancora una volta, la totalità della fauna fino ad oggi. D’altro canto, però, le agevolazioni per i giocatori più abili ci sono e non sono neanche poche.
Se poi sapete davvero giocare bene le vostre carte, potete anche aggirare quella linearità il cui goffo camuffamento cede sotto i colpi della numerazione a cui sono soggette le varie aree da esplorare. Questo è quanto per gli Allenatori della prima ora, ma che dire di quelli dell’ultima? O, per essere precisi, il gioco diverte? Sarete contenti di sapere che la serie non ha perso il suo “effetto Tetris”: una cosa tira l’altra e, come anni fa con Versione Oro e Versione Argento, anche oggi le sessioni per le quali ci siamo prefissati di spegnere la console a mezzanotte si sono protratte fino alle due. Qualcosa vorrà pur dire.
Questo era ciò che pensavamo noi. Voi però di che opinione siete? Ditecelo qui sotto, e come sempre non dimenticate di restare su tuttoteK per leggere altre recensioni ed avere tutte le notizie più importanti sulla sfera videoludica e non solo. Per i vostri bisogni da gamer, potete invece trovare i migliori sconti in formato digitale su Instant Gaming.
Punti a favore
- GAME FREAK è ambiziosa...
- Il debutto open world della serie...
- Co-op perlopiù funzionale...
- Texture grandiose per NPC e creature...
- Avatar più personalizzabili
- Gioco ottimizzato per il competitivo
Punti a sfavore
- ... e le prestazioni ne risentono
- ... che nasconde a fatica i binari
- ... ma decisamente marginale
- ... un po’ meno per gli ambienti
- Di nuovo i tagli alla fauna? Davvero?
Denise
23 Novembre 2022 alle 18:07Ottima recensione, mi è piaciuto anche il tocco spagnolegiante tra le righe.
Il redattore Bozzi, d’altronde, è sempre una garanzia!
Grazie mille!