In questo articolo discuto l’eventuale classificazione fotografica della prima immagine dell’orizzonte degli eventi di un buco nero pubblicata dal consorzio EHT
La pubblicazione da parte del consorzio EHT di un’immagine della zona prossima ad un buco nero ha suscitato stupore ed ammirazione in tutto il mondo. Su diversi canali legati al mondo della fotografia si è anche scatenato il dibattito circa l’opportunità di considerare questa immagine alla stregua di una fotografia.
Come è stata ottenuta | Buco Nero: possiamo considerare fotografia l’immagine ottenuta?
Per meglio entrare in questa discussione prima di tutto vorrei dettagliare le modalità di generazione dell’immagine del buco nero. Si tratta infatti di un’immagine ottenuta analizzando radiazione a lunghezza d’onda di 1,3mm con tecniche interferometriche. Gli astronomi hanno usato speciali strumenti che al posto di essere sensibili alla luce visibile come i nostri occhi, lo sono alle microonde, i radiotelescopi.
Si tratta in realtà di qualcosa non così dissimile dalla fotografia che si fa in altre bande rispetto al visibile, ad esempio UV e infrarosso dove si rende sensibile il sensore alla radiazione d’interesse (ad esempio con una pellicola sensibile all’infrarosso o rimuovendo il filtro che lo blocca posto sulla maggioranza dei moderni sensori digitali) e si seleziona la banda d ‘interesse con un apposito filtro. Il termine interferometriche invece significa che l’immagine si ottiene sfruttando la teoria dell’interferenza. Si tratta di un’elaborazione dei segnali su base delle leggi dell’ottica molto più complessa della classica riflessione che avviene un telescopio.
L’interferometro ALMA, uno degli strumenti utilizzati da EHT
Solitamente infatti si installa un sensore nel piano focale di un telescopio, proprio come un astrofilo con la sua macchina fotografica. In questo caso invece, diversi telescopi sono coinvolti. I segnali captati dai diversi telescopi vengono correlati fra loro sfruttando il ritardo di fase tra le onde che colpiscono in momenti diversi luoghi diversi del globo. Una complessa e lunga analisi (post produzione?) di questi segnali permette di ottenere la mappa che il mondo ha visto.
Tecnicamente, alla fine non sembra che questa immagine sia così differente da una comune fotografia. La luce si raccoglie in modo simile, per mezzo di tecniche specifiche per la lunghezza d’onda della radiazione d’interesse e la posa che ne deriva subisce una post produzione particolare.
Ma l’immagine è una foto? | Buco Nero: possiamo considerare fotografia l’immagine ottenuta?
L’etimologia della parola dal greco, ci conduce a “scrivere con la luce“, concetto molto più ampio che quello in cui si inquadra ora una foto. Del resto basti pensare all’uso che è stato fatto nel corso del tempo della camera oscura, in cui gli elementi sensibili alla luce erano i muri della stanza, usati spesso dagli artisti per copiare una scena.
Ansel Adams sosteneva che le fotografie sono come le barzellette, se è necessario spiegarle, allora sono venute male. Credo che questa concezione sia quanto di più lontano possa esistere dall’immagine del buco nero e dal suo scopo. Basti pensare che per spiegare questa immagine è stato necessario redigere un articolo scientifico di svariate pagine a cui hanno contribuito centinaia di autori. E’ il risultato è una pubblicazione destinata agli addetti ai lavori piuttosto che al grande pubblico.
Ferdinando Scianna inoltre ha affermato che “le fotografie mostrano, non dimostrano“. Mi sembra anche questo un concetto molto distante dai fini dell’immagine di EHT. Si tratta infatti di una rappresentazione grafica di risultati numerici, volti a dimostrare o falsificare un modello matematico che spiega dei fenomeni osservati nel cielo.
Ancora, secondo Josef Koudelka “se una foto è buona racconta molte storie diverse“. Questo è inaccettabile per qualsivoglia dato scientifico. I dati possono essere infatti interpretati e coniugati a diverse teorie ma devono essere oggettivo per avere una loro dignità e utilità scientifica. Mi sembra di poter concludere che non sia possibile classificare come fotografia l’immagine del buco nero proprio per la naturale mancanza di questa dimensione soggettiva dell’autore che caratterizza le fotografie. Â
Una provocazione finale
Concludo con una provocazione. Credo che la banalizzazione che ha subito la fotografia in questi ultimi con la parziale perdita di questa dimensione autoriale del lavoro, abbia aiutato a fare confusione nel caso specifico di EHT. La tecnicizzazione del gesto fotografico ha portato a sottovalutare lo scopo della rappresentazione grafica, equiparandola a fotografie di molto diversa destinazione. Non nascondo in questo anche una sana e innata volontà semplificatrice nell’uomo, che tende a crearsi un paragone con oggetti più comuni e comprensibili di avvenimenti oggettivamente difficili da comprendere appieno per quanto affascinanti.Â
Tutto questo mi spinge anche a un ossimoro. Le fotografie oggi, o meglio foto (termine che fa inconsciamente perdere il significato di scrittura, scripta manent), sono destinata a volare nell’etere: fanno furore per qualche istante piuttosto che a durare nel tempo a personale testimonianza di un qualsivoglia evento. In questo senso è molto più fotografia l’immagine di EHT che quelle che comunemente scattiamo.
Voi cosa ne pensate? Fateci sapere nei commenti e continuate a seguirci su tuttoteK!
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