Con grande sorpresa, Demon Slayer ha conquistato un pubblico vastissimo grazie all’adattamento Ufotable. Ma la serie di Koyoharu Gotouge si merita davvero tuttto questo successo? Scopriamolo nella nostra recensione di Demon Slayer
Demon Slayer è inaspettato. Inutile girarci troppo intorno. Dopo anni di serie decennali come Bleach e Naruto, ci eravamo abituati all’idea di salutare il vecchio Shonen Jump. L’ambientazione puramente nipponica, con samurai, shinobi e demoni, è sempre stata al centro di manga e anime. Per questo motivo sembrava che con serie come Seven Deadly Sins, The Promised Neverland e Attack on Titan, l’editoria si fosse preparata a un cambio di direzione, puntando verso l’occidente. Non è stato dunque semplice prevedere il fatto che qualcosa di così “tradizionale” come Demon Slayer fosse riuscito a spiccare. Scritto e disegnato da Koyoharu Gotouge, Demon Slayer è stato adattato recentemente dalla Ufotable, studio noto per Fate Stay Night, Kara no Kyoukai e per la loro collaborazione con i Tales of.
Vediamo dunque in questa recensione cosa ha reso Demon Slayer così speciale:
Giappone, albori del ventesimo secolo. Il giovane Tanjiro, un gentile venditore di carbone, vede la sua quotidianità stravolta dallo sterminio della famiglia a opera di un demone. L’unica rimasta in vita è la sorella minore Nezuko, che tuttavia è stata trasformata in un demone a sua volta. Per farla tornare come prima e vendicarsi del mostro che ha ucciso la madre e i fratellini, Tanjiro si mette in viaggio con Nezuko, dando inizio a un avvincente racconto di sangue, spade e avventura.
Un taglio semplice, ma efficace
La trama, presa direttamente dal sito dell’editore Star Comics per evitare spoilers, appare estremamente semplice. Un classico viaggio dell’eroe che, oltre a cercare vendetta, si mette a vagabondare desiderando risposte. Questa non è solo una formula comune, un cliché, ma è ciò che fa funzionare gli action per ragazzi. Un pretesto semplice per iniziare un viaggio per nulla facile per un obiettivo lontano tuttavia chiaro. Ciò che differenzia Tanjiro è la sua stessa personalità, la sua volontà. Non vuole diventare il re dei cacciatori di demoni, né tanto meno desidera chissà quali altri poteri o titoli.
Tutto si basa interamente sul suo desiderio di proteggere ciò che rimane della sua famiglia. La relazione silenziosa che si instaura con Nezuko, la sorella, mostra in tantissimi punti quanto non sia un peso ciò che si porta sulle spalle. Ma, anzi, è la sua stessa anima. Il viaggio, seppur inizialmente lento, comincia in poco tempo a carburare nel migliore dei modi, con piccoli archi episodici che presentano il mondo narrativo, i personaggi e anche il funzionamento dei poteri. La formula giusta però non serve a molto, se dietro non si hanno le giuste idee. Dove Demon Slayer brilla e conquista il pubblico è infatti proprio nei piccoli archi iniziali, che presentano concept interessanti e originali per il mercato a cui appartiene.
La formula del successo | Recensione Demon Slayer
Ciò che avviene nella prima parte non ha la stessa forza emotiva che aveva Naruto nelle prime saghe, ma l’anime con la sua qualità amplifica tutto il contorno. Con una direzione non troppo distante da quella usata in Kara no Kyoukai, la regia dei combattimenti riesce a seguire ogni scena senza inciampare. Sì ha davvero l’impressione di star vedendo un derivato di quell’opera, ma Demon Slayer riesce comunque a migliorarne ogni aspetto. Inquadrature ben posizionate e ritmo serrato riescono a tenere in vita la serie pure nei momenti più deboli, trasmettendo la tensione e il peso degli scontri. Tutto ciò riesce quindi ad ammortizzare una prima parte che può far storcere il naso agli spettatori più esigenti.
La forza di queste scene è portata in gioco con più enfasi anche grazie al resto dello staff Ufotable. Finalmente, hanno lasciato quel guscio timido che non voleva osare in Fate UBW, il quale dava un senso di vuotezza ai frame si sbrilluccicanti e pieni di particellari, ma al contempo vuoti. Una vuotezza che è stata riempita a livello artistico da Demon Slayer. Infatti, si possono osservare trovate a livello grafico e di puro design non solo originali nel genere, ma anche gradevoli alla vista. I fulmini e le onde cauaste dai poteri dei protagonisti ricordano molto i quadri classici giapponesi, il quale stile si amalgama benissimo al contesto dell’opera. Quando storia, mondo e arte si uniscono in un globo coerente, i risultati si vedono e apprezzano. Soprattutto se uniti a una CGI che si amalgama bene al digitale e che permette movimenti di camera estremamente dinamici e sbalorditivi.
Queste tecniche la Ufotable le ha evolute negli anni, riuscendo a riproporre scene ai livelli di Paprika di Satoshi Kon e il famoso Inception. Pur non essendo una trovata originale, dà comunque un’impostazione meno comune al taglio registico, creando una propria identità. Notevoli sono anche gli interventi in prima persona, che risultano essere suggestivi al punto giusto, senza rovinare troppo l’esperienza. Crearsi un proprio marchio è quello che di solito fa uscire un’opera dalla mera mediocrità. E, nel caso, piuttosto che “Recensione Demon Slayer” servirebbe una vera e propria tesi sull’industria cinematografica.
Superare l’originale | Recensione Demon Slayer
La serie animata di Demon Slayer prende qui le sue distanze dal manga. Essendo disegnato e diretto da un’autrice ancora alle prime armi, il fumetto soffre di alcune ingenuità e non riesce a raggiungere il livello della serie. La fotografia allarga la voragine, riuscendo a dare un tono alle scene ed evitando di creare contrasti con particellari, CGI e lo stile in generale dell’opera. Il character design stesso, seppure molte simile, è più omogeneo e si presta comunque bene alle piccole gag. Non è strano dunque che la “carineria” di Nezuko sia riuscita letteralmente a sfondare lo schermo per raggiungere il cuore dello spettatore. Design che non si vergognano di sfigurare in mezzo a dei frame dal livello artistico estremamente alto, più vicini a un film che a una serie settimanale.
Non è infatti nozione comune il problema che affligge l’industria giapponese d’animazione: la schedule. Infatti non sono tanto i fondi a creare discrepanze nella qualità, bensì i tempi di produzione ristretti e il sistema di assegnazione del lavoro. Nonostante tutti i problemi di ogni studio, Ufotable ci ha donato una serie consistente e solida, che non ha mai vacillato e che a breve potrà brillare con il primo film. Tornando a un aspetto meno tecnico, il filone narrativo degli eventi comincia a diventare aggressivo con le prime saghe lunghe. Grazie a degli archi ben strutturati e ambientati in luoghi angusti e pregni di tensione, Demon Slayer si rivoluziona.
L’equlibrio che unisce tutto | Recensione Demon Slayer
Gli antagonisti, che comunque sono stati sempre caratterizzati, si guadagnano lo spazio che si meritano. Con un arco narrativo più lungo, si ha uno screen time ugualmente denso, ma più importante rispetto a tutti gli altri demoni. Il formato “episodico” dei demoni della prima parte della serie non è stato vano né vuoto. portando sempre l’aspetto umano e psicologico della questione. Questo, lasciando sempre l’amaro in bocca allo spettatore, che si ritrova a empatizzare con i cattivoni di turno. Il che è un bene, ma che è ancora meglio quando a quel gusto agro vi si aggiunge il dolce, che nasce dalla soddisfazione. Sentimento che, mischiandosi con il sentore di tristezza della serie, porta a un sacro equilibrio inviolabile.
Tanjiro è il personaggio incarna quell’equilibrio. Puro di cuore, come quasi ogni altro personaggio di Shonen Jump, il peso sulle spalle del protagonista lo ha portato ad assumere una forma diversa. Gli ha donato una maturità che lo accompagna in ogni sua avventura, e che sotto le sembianze della sorella Nezuko gli ricorda l’importanza di quell’onere. Pur essendo stato segnato dalla perdita, continua a stringere a sé qualcosa che gli è caro. Il dolore e il sollievo mischiati insieme rendono Tanjiro un personaggio più complesso del solito e semplicemente interessante.
Sappiamo fin da subito cosa è veramente importante per lui, e per questo ogni piccolo sacrificio che fa ci viene mostrato in ogni suo colore. Non è dunque per niente difficile affezionarsi al protagonista, grazie anche al design originale che ha saputo distinguersi dalla massa. La stravaganza e il contrasto fra i colori aiuta molto a rendere i design particolari e a modo loro affascinanti, e il protagonista è forse quello meno in vista. Pur considerando il protagonista, il focus non leva spazio al cast dei secondari, che offrono dei concept a volte banali, altre volte altrettanto degni di nota. Zenitsu, oltre a essere una delle migliori spalle comiche di sempre, con la sua stravaganza si crea uno spazio inalienabile all’interno dell’opera. Il suo carattere può sembrare anche irritante, ma grazie alle scelte e alle azioni che compie, si riesce facilmente ad affezionarcisi. Difatti, personalmente è il mio preferito.
L’arte negli anime
Il passato, il presente e il futuro del cast non è mai certo, ma viene influenzato dal legame che essi hanno l’un con l’altro. L’autrice ha dimostrato di sapere come strutturare sia una storia completa, sia ogni singola scena, palesando una creatività invidiabile. Lo staff di Ufotable ha fatto del suo meglio per rendere giustizia all’opera originale, creando un cult dall’incipit semplice, ma che è stato in grado di ammaliare il grande pubblico. Il livello artistico raggiunge delle vette superbe, anche attraverso il comparto sonoro, che dà un effetto realistico ai movimenti e alle azioni dei personaggi. Oltre a ciò, le soundtrack sono orecchiabili e danno un tono alle vicende, mischiandosi perfettamente con l’ambientazione e i temi. Alcune di esse ricordano addirittura le tonalità di Nier Automata, compensate talvolta dai ritmi giapponesi più vicini a Katanagatari. A livello tecnico, è estremamente difficile trovare dei difetti importanti.
In definitiva, Demon Slayer è un adattamento molto più che vincente, in grado di appassionare una grande fetta di pubblico. La passione e la qualità dimostrata dalla Ufotable rendono l’anime un acquisto praticamente obbligatorio, soprattutto in vista dell’annuncio fatto dalla Dynit al Lucca Comics. Valutandolo semplicemente come adattamento, non possiamo trovare grosse pecche al suo interno. Per gli amanti dell’action, è da non perdere. La serie è in streaming su VVVVID.
Punti a favore
- Protagonista maturo e interessante
- Animazioni eccellenti
- Qualità tecnica e regia di alto livello
- Musiche ed effetti sonori sorprendenti
- Archi minori gradevoli e con alcune trovate degne di nota
Punti a sfavore
- Concept in diversi casi troppo semplice
- Prima parte debole sorretta dall'apparato tecnico
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