Sono stati annunciati i vincitori del World Press Photo 2019, uno dei più importanti ed autorevoli concorsi di fotografia del mondo. Di anno in anno il World Press Photo premia gli scatti che meglio hanno descritto gli avvenimenti fondamentali dell’anno e noi cercheremo di capire perché queste immagini sono state così efficaci nel raccontare le loro storie
I vincitori del World Press Photo sono sicuramente i fotografi più bravi del mondo. Vincere il più prestigioso premio dedicato al foto-giornalismo significa raggiungere lo stato dell’arte per un professionista della fotografia. Per vincere il World Press Photo non basta sapere scattare un’immagine ben esposta e che segua le regole di una buona composizione, è invece necessario saper estrarre da un avvenimento quell’unico istante che condensa il significato di un intero evento. Una singola immagine avere la forza di raccontare un’intera storia che ha segnato la storia dell’uomo.
L’archivio dei vincitori di questo prestigioso concorso quindi si trasforma in uno spaccato della storia umana, riassume tutti i fatti fondamentali dei decenni passati. Impressi nelle immagini troviamo giubili di gioia, urla di dolore, morte, sangue, vita e rivincita. Un grande libro di storia umana privo di parole scritte, dove un nuovo capitolo viene scritto di anno in anno, bloccandone un impercettibile istante per sempre. Capire come sono stati stati realizzati questi scatti e perché non solo ci aiuterà a crescere come fotografi, ma ci permetterà di imparare qualcosa in più del mondo che ci circonda e di valutare in che direzione stanno evolvendo le peripezie dell’uomo.
World Press Photo: le storie dei vincitori
È importante comprendere quanto sia importante, soprattutto nel foto-giornalismo, la capacità di trasmettere una storia allo spettatore. In altri generi fotografici possiamo anche mettere in secondo piano questo aspetto, concentrandoci sulla geometria dello scatto, sull’impatto visivo, sul seno della modella. Scherzi a parte, per capire veramente le immagini che andremo a analizzare tra poco dobbiamo un po’ allontanarci anche dai canon classici e oggettivi di valutazione di uno scatto e metterci nei panni del giornalista. Un fotoreporter deve essere in grado di catturare l’attimo più significativo di tutta un’intera vicenda che può protendersi per giorni. Un solo scatto per dirci tutto quello che è più rilevante di uno egli eventi più importanti dell’anno. Questo devono saper fare i vincitori del World Press Photo.
Prenderemo in esame solo gli scatti singoli vincitori delle varie categorie per motivi di spazio, tuttavia nel sito ufficiale del World Press Photo potete trovare tutti gli scatti finalisti e anche i progetti fotografici, che purtroppo non abbiamo lo spazio di presentare in questo articolo, ma rappresentano una parte fondamentale del concorso. Date un’occhiata perché c’è davvero molto da vedere ed apprezzare, soprattutto dopo aver letto le prossime righe che vi proponiamo.
World Press Photo of the Year
Questa immagine rilasciata dalla World Press Photo Foundation giovedì 11 aprile 2019, scattata da John Moore, Getty Images, che ha vinto il World Press Photo of the Year e il primo premio della categoria Spot News, Singles, intitolata “Crying Girl on the Border”, mostra la piccola honduregna Yanela Sanchez piangere mentre lei e sua madre, Sandra Sanchez, vengono prese in custodia dai funzionari del confine USA a McAllen, Texas, USA, il 12 giugno 2018. (John Moore, Getty Images, World Press Photo Foundation)
Le famiglie di immigrati hanno attraversato il Rio Grande dal Messico e sono state poi trattenute dalle autorità statunitensi. Sandra Sanchez ha detto che lei e sua figlia hanno viaggiato per un mese attraverso l’America Centrale e il Messico prima di raggiungere gli Stati Uniti per chiedere asilo. L’amministrazione Trump aveva annunciato una politica di “tolleranza zero” alla frontiera in base alla quale gli immigrati catturati negli Stati Uniti potevano essere perseguiti penalmente. Di conseguenza, molti genitori arrestati furono separati dai loro figli, spesso inviati a diverse strutture di detenzione. Dopo che questa foto fu pubblicata in tutto il mondo, la dogana e la protezione delle frontiere degli Stati Uniti confermarono che Yanela e sua madre non erano tra le migliaia di famiglie separate dai funzionari statunitensi. Tuttavia, la protesta pubblica sulla controversa pratica ha portato il presidente Donald Trump a invertire la politica a partire dal 20 giugno.
La più grande paura di una bambina non è abbandonare il proprio paese per andare in cerca di una vita migliore che forse no troverà mai. Una bambina teme solo di venir separata da sua madre. Nonostante sia troppo piccola per capire quello che sta succedendo, capisce che la madre è in pericolo. Le lacrime della piccola Yanela si fanno carico di tutte le sofferenze patite dai migranti al confine con gli Stati Uniti e si aggiudicano la più alta onorificenza del concorso: il World Press Photo of the Year.
La scena è dominata dalla bambina che piange. Questo perché tutti gli altri volti sono stati tagliati, lasciando solo dei busti mozzati che contestualizzino lo scatto. Gli adulti sono trattati alla stregua di manichini insensibili, tutto il sentimenti è concentrato nel pianto della bimba. La composizione non segue molto le regole canoni, c’è solo un vago accenno all’utilizzo di linee parallele in sequenza per dare regolarità allo scatto. Tra le tonalità cupe e spente della scena emergono però due particolari cromatici. Il primo è il vestitino rosso di Yanela che sembra tratto direttamente dal film “Schindler’s List” di Steven Spielberg. Il secondo sono invece i guanti azzurro intenso del poliziotto. Essi guidano lo sguardo verso i due concetti chiave della narrazione: il dolore della bambina e la sua causa, ovvero la paura per le sorti della madre perquisita dalla polizia. Uno scatto semplice e poco pensato probabilmente, ma proprio per questo diretto e vero. La scena non sembra costruita, ma intrisa di una triste realtà che mostra una delle pagine più tragiche della storia umana.
World Press Photo – Ambiente
In questa immagine pubblicata dalla World Press Photo Foundation giovedì 11 aprile 2019, intitolata “Akashinga – the Brave Ones” di Brent Stirton, Getty Images, che ha ottenuto il primo premio nella categoria Ambiente, Singles, mostra Petronella Chigumbura (30), un membro di un’unità anti-bracconaggio tutta al femminile chiamata Akashinga, mentre partecipa ad una esercitazione di mimetismo nel Phundundu Wildlife Park, Zimbabwe (Brent Stirton, Getty Images, World Press Photo)
Akashinga (‘The Brave Ones’) è una milizia di guardia forestali stabilita come modello alternativo di conservazione. Mira a lavorare con, piuttosto che contro le popolazioni locali, per i benefici a lungo termine delle loro comunità e dell’ambiente. Akashinga comprende donne provenienti da ambienti svantaggiati, che danno loro potere, offrono lavoro e aiutano le popolazioni locali a beneficiare direttamente della conservazione della fauna selvatica. Altre strategie, come l’utilizzo delle tasse dalla caccia ai trofei per finanziare la conservazione, sono state criticate per aver imposto soluzioni dall’esterno ed escludendo i bisogni delle popolazioni locali.
In questo vediamo ritratte due delle più grandi battaglie moderne: quella per i diritti delle donne, la seconda per la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. In un’Africa martoriata dal bracconaggio e dalle pratiche riservate alle donne, questa immagine rappresenta l’eccezione che dovrebbe far da esempio al mondo intero. Lo sguardo fiero di questa donna soldato dimostra tutta la sua motivazione nel portare avanti il suo lavoro, una duplice motivazione: dimostrare la sua forza di donna e proteggere uno dei pochi ecosistemi ancora quasi totalmente selvaggi.
Dal punto compositivo si può notare la divisione del frame in quattro rettangoli uguali grazie alle linee perpendicolari create dall’orizzonte e dal soggetto che si incontrano esattamente al centro dell’immagine. La perpendicolarità e la regolarità danno una forte sensazione di stabilità e grande consistenza allo scatto. Anche la composizione è sfruttata per trasmettere la forza solida e imperturbabile del soggetto durante una dura esercitazione. Il legame con la natura è inoltre accentuato dai colori vividi dello scatto. Il blu vivido e le varie tonalità di verde e marrone molto sature ci trascinano sotto il cielo terso di un savana aperta e selvaggia. Due grandi battaglie fuse in una, lo scatto trasmette questo bisogno di lotta tramite lo sguardo e il fucile sfoderato pronto ad essere utilizzato. Ma dopotutto la natura è sempre stata considerata donna. Proprio per questo si tratta di una grande dimostrazione di narrazione fotografica.
World Press Photo – Questioni Contemporanee
In questa immagine pubblicata dalla World Press Photo Foundation giovedì 11 aprile 2019, intitolata “Cubanitas” di Diana Markosian, Magnum Photos, che ha ottenuto il primo premio nella serie Questioni Contemporanee, Singles, Pura attraversa il suo quartiere in un decapottabile rosa degli anni ’50, mentre la comunità si riunisce per celebrare il suo quindicesimo compleanno, a L’Avana, a Cuba. (Diana Markosian, Magnum Photos, World Press Photo)
La quinceañera di una ragazza (il quindicesimo compleanno) è una tradizione latina di formazione che segna la transizione verso la femminilità. È un rito di passaggio specifico per genere, che mostra tradizionalmente la purezza di una ragazza e la prontezza al matrimonio. Le famiglie sostengono spese enormi, spesso festeggiando con una festa sontuosa. La ragazza si veste da principessa, vivendo un’idea di fantasia e percezione della femminilità. A Cuba, la tradizione si è trasformata in una performance che coinvolge servizi fotografici e video, spesso documentati in un fotolibro. La quinceañera di Pura aveva un’influenza speciale, poiché alcuni anni prima, quando le era stato diagnosticato un tumore al cervello, le era stato detto che non avrebbe vissuto oltre i 13 anni.
Le feste fanno parte della vita dell’uomo. Sono giornate uniche nel loro genere che sentiamo di dover rendere speciali. Il comun denominatore delle feste è in genere la felicità, l’euforia, la voglia di stare insieme e molto spesso l’ostentazione. Durante una festa importante vogliamo sempre mostrarci al meglio che possiamo. Nel corso della storia in ogni luogo del mondo si sono sviluppati diversi modi di metterci in mostra durante avvenimenti importanti della nostra vita. Non fraintendete: alla volte tutto ciò può essere qualcosa di esageratamente bello. I festeggiamenti per l’entrata nell’età adulta assumono particolare importanza nella vita di un individuo. Specialmente se questi non doveva sopravvivere oltre l’adolescenza. Questi sfarzosi ed esagerati festeggiamenti assumono quindi il significato della lotta contro la malattia e del trionfo della vita.
Si notano subito nella composizione le linee diagonali che convergono verso il soggetto principale, ovvero la macchina che trasporta la ragazza. L’uso delle linee diagonali convergenti è uno dei metodi più diffusi per convogliare l’attenzione verso un punto di interesse. Molto si utilizzano elementi architettonici, naturali o paesaggistici – le strade sono l’esempio più comune. In questo caso sono le persone ad accentuare l’effetto e contemporaneamente danno grande dinamismo all’immagine. Le persone, anche se inserite casualmente nella composizione, diventano punti di interesse notevoli. Tutte le persone ai lati della strana danno quindi vita alle linee sui si basa la geometria dell’immagine: lo sguardo non procede diritto, ma tende a divagare, soffermandosi sui vari volti e particolari della folla. Questa scelta estetica è fondamentale per adeguare la composizione al tema dello scatto, cioè la frenesia di una festa.
World Press Photo – Ritratto
Questa immagine rilasciata dalla World Press Photo Foundation giovedì 11 aprile 2019, intitolata “Dakar Fashion” di Finbarr O’Reilly che ha ottenuto il primo premio nella categoria Ritratti, Singles, mostra le modelle Diarra Ndiaye, Ndeye Fatou Mbaye e Mariza Sakho indossare gli abiti della designer Adama Paris, nel quartiere di Medina della capitale senegalese, Dakar, mentre i residenti guardano incuriositi. (Finbarr O’Reilly, World Press Photo)
Dakar è uno dei centri di crescita della moda franco-africana ed è la patria di Fashion Africa TV, la prima stazione interamente dedicata alla moda nel continente. L’annuale Dakar Fashion Week include uno stravagante spettacolo di strada aperto a tutti e frequentato da migliaia di persone provenienti da tutti gli angoli della capitale. Adama Paris (che ha un marchio omonimo) è una forza trainante della settimana della moda, e in tanti altri ambiti nella scena del design.
Milano, Parigi, Tokyo sono conosciute da tutti come grandi capitali della moda. Ma chi si aspettava di vedere delle top model sfilare tra le strade della capitale del Senegal? Nessuno, è proprio questo il problema. Fuori dalle nostre limitate conoscenze c’è un mondo vivo e magnifico che sviluppa la sua personale visione estetica. La ricerca e valorizzazione della bellezza è una necessità insista nell’uomo stesso, indipendentemente dal contesto socio-economico dove viene inserito. Questo è la storia che leggiamo in questo scatto. Un mondo che molto spesso viene associato alle frivolezze e all’ostentazione, come quello della moda, può dirci invece molto della cultura e della visione di un popolo. Ecco qui nello condensati tutti questi sentimenti: la forza e la necessità di ricercare la bellezza e la cultura raccontata attraverso gli abiti che si indossano.
Anche qui le classiche regole compositive sono state un pochino degradate per dare spazio alla narrazione e alla contestualizzazione. C’è tuttavia un nucleo attrattivo centrale nell’immagine, il trittico delle modelle. Le tre donne sono disposte in maniera geometrica e molto equilibrata: i tre volti formano un triangolo perfetto, quasi equilatero. Le figure geometriche regolari danno una forte sensazione di stabilità. Il triangolo inoltre da un grande dinamismo perché spinge lo sguardo a passare da un vertice all’altro. I corpi delle modelle riprendono poi la disposizione triangolare dei volti, amplificando ed estendendo l’effetto a tutti i particolari somatici delle ragazze.
Intorno a questo nucleo fortemente geometrico è stata costruita una cornice più casuale che va in contrasto con quest’ultimo e contestualizza tutto la scatto. Immaginiamo di prendere le modelle e portarle in uno studio fotografico, con uno sfondo omogeneo. Non ci sarebbe nulla di strano, se non che si perderebbe tutto il senso della narrazione esposto poco sopra. Le persone disposte quasi casualmente attorno alle modelle danno vita a punti di interesse che spingono lo sguardo ad esplorare l’ambiente circostante, contestualizzando l’immagine. Si avrebbe potuto cambiare punto di ripresa e stringere l’inquadratura magari, tagliando fuori tutte le distrazioni che forviavano l’attenzione dalle modelle. Tuttavia il contrasto tra le bellezza eterea delle modelle e la curiosità ingenua dei passanti è la base del potere narrativo dello scatto. Le tre ragazze da sole sarebbero indubbiamente belle, ma non racconterebbero tutto quello che c’è da raccontare.
World Press Photo – News generiche
Questa immagine pubblicata dalla World Press Photo Foundation giovedì 11 aprile 2019, intitolata “The Disappearance of Jamal Kashoggi” di Chris McGrath, Getty Images, che ha ottenuto il primo premio nella categoria Notizie generali, Singles, mostra un uomo non identificato che prova per trattenere la stampa mentre gli investigatori sauditi arrivano al consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul, in Turchia, dopo una crescente reazione internazionale alla scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi. (Chris McGrath, Getty Images, World Press Photo)
Un critico del regime saudita, Khashoggi era scomparso dopo essere entrato nel consolato il 2 ottobre per ottenere i documenti. Dopo settimane di voci e informazioni false, Riyadh annunciò che Khashoggi era stato ucciso per caso durante un litigio. Le autorità turche e la CIA hanno affermato che fosse stato stato assassinato da agenti dell’intelligence saudita, lavorando sotto l’alta autorità saudita.
Già nel 1941 era stato compreso il grande potere dei mezzi di comunicazione di massa e della stampa in particolare e venne presentato nel film “Quarto Potere”. Oggi abbiamo altri mezzi per la comunicazione, forniti soprattutto dal mondo del web, ma la stampa rimane una sorta di elitaria fonte di informazione cui le persone si affidano – o per lo meno si spera lo facciano. La forza dirompente della stampa è immortalata in questo scatto. Un esercito di telecamere e fotocamere puntate e pronte a mettere sotto torchio la verità. Potremo quasi parlare di metagiornalismo in questo caso: il fotoreporter che racconta il giornalismo con i suoi scatti. Forse è stato proprio questo colpo di genio a colpire la giuri del World Press Photo.
Di nuovo troviamo uno scatto dove la spinta emozionale è data dalla narrazione e dal contesto piuttosto che dalla composizione. Notiamo solo il soggetto principale, l’uomo che tenta di trattenere la massa di giornalisti, è leggermente decentrato nell’inquadratura. Questa scelta eccentua il dinamismo portando squilibrio tra il peso degli elementi compositivi. Inoltre la posizione del soggetto tende a schiacciare il secondo elemento di interesse, la folla di giornalisti, contrapponendosi alla spinta di quest’ultima. In questo modo viene accentuata la sensazione di lotta tra i due soggetti. Vale la pena spendere anche due parole sulle luci artificiali delle videocamere. Le alte luci, specialmente se immerse in una scena dominata da toni scuri, diventano importanti nuclei di attrazione per lo sguardo che portano all’esplorazione della scena.
World Press Photo – Natura
In questa immagine rilasciata dalla World Press Photo Foundation l’11 aprile 2019, intitolata “Harvesting Frogs ‘Legs” di Bence Mate, premiata con il primo premio nella categoria Nature, Singles, vengono mostrate le rane con le gambe mozzate e circondate dalle loro uova in superficie, dopo essere stati rigettate in acqua a Covasna, nei Carpazi orientali, in Romania, nell’aprile 2018. (Bence Mate, World Press Photo)
Le zampe delle rane vengono spesso raccolte per mangiarle in primavera, quando maschi e femmine si riuniscono per accoppiarsi e deporre le uova. Le gambe vengono talvolta recise mentre l’animale è ancora vivo. Ogni anno vengono vendute zampe per circa 40 milioni di dollari, con i paesi di tutto il mondo che partecipano al commercio. Una piccola parte della popolazione dei Carpazi si guadagna da vivere raccogliendo le zampe delle rane in natura e vendendole.
Una scena molto macabra e triste. La vita e la morte unite insieme attraverso un sottile filo di sofferenza. Ma c’è anche molta speranza racchiusa nel fragile guscio della uova. Vediamo rappresentata la crudeltà dell’uomo? Forse. Dipende dai punti di vista. In natura è del tutto normale assistere a macabri spettacoli. L’ecosistema è fatto di un delicato equilibrio tra nascita e morte. E il passaggio dalla vita alla morte è spesso doloroso. Il problema è non confondere un bisogno primario come quello della fame con un desiderio di ricchezza e piacere. La nostra cupidigia va di pari passo al potere che abbiamo di sfruttare la natura. Riusciremo a mantenere il fragile equilibrio? Vincerà la vita o la prepotenza?
Si tratta di uno scatto complesso e un po’ confusionario. I temi stesse e le emozioni che si vogliono trasmettere sono contrastanti. Da una parte il macabro, la morte e la sofferenza, dall’altro la nuova vita. Le rane mutilare fungono da triste cornice alle uova. L’uso delle cornice è moto comune in fotografia. Di norma viene utilizzato per concentrare l’attenzione in una regione specifica dello scatto, di solito il soggetto principale. In questo invece no. Non c’è nemmeno un soggetto principale. La cornice entra in maniera attiva nella narrazione ed è parte fondante di essa. Il contrasto tra la sofferenza delle rane menomate e il giubilo della vita sta anche nel colore. Tonalità brune e verdi per le prime, bianco lattigginoso per le seconde. Non si tratta di un contrasto forte, anzi sono colori ben amalgamati insieme, ma che comunque si notano. Vita e morte sono concetti opposti, ma dopotutto inscindibili.
World Press Photo – Sport
In questa immagine rilasciata dalla World Press Photo Foundation giovedì 11 aprile 2019, intitolata “Boxing in Katanga” di John T. Pedersen che ha vinto il primo premio nella categoria Sport, Singles, viene mostrata la boxer Moreen Ajambo (30) allenandosi al club di boxe Rhino a Katanga, un grande insediamento di baraccopoli a Kampala, in Uganda, il 24 marzo. (John T. Pedersen, World Press Photo)
Più di 20.000 persone vivono in Katanga, in luoghi affollati e spesso in estrema povertà. Il club di boxe non riceve finanziamenti esterni. Ajambo, madre di sette figli, boxa nella squadra femminile ugandese. La boxe maschile ha una lunga storia in Uganda, ma le donne pugili sono spesso frustrate dalle poche opportunità di competere a livello internazionale.
Siamo abituati a vedere lo sport praticato in moderne e lussuose strutture sportive. In realtà lo sport prescinde tutto ciò. Lo sport è il modo ideato dall’uomo per mettere in risalto le proprie capacità e misurarsi con i suoi simili, senza battaglie e sofferenze. Ci sono tanti di modi di affermare il proprio io e lo sport è uno di essi. Richiede sacrificio, richiede impegno e dedizione. E così in ogni luogo può nascere la speranza di una cambiamento, di una rivincita. Anche tra la polvere e le baracche.
In questo scatto possiamo individuare una certa cura nei dettagli compositivi. Innanzitutto l’immagine viene suddivisa in due aree ben distinte dalla parete, seguendo le proporzioni della regola dei terzi. Nell’area più estesa si trova il soggetto principale, la pugile Moreen Ajambo. Il cono di luce illumina proprio la donna, mettendola in risalto rispetto agli altri soggetti che si trovano in ombra. I toni fortemente contrastati e i colori quasi del tutto presi dalla scala dei grigi danno un tocco stridente e duro all’intera immagine. Il color grading comunica tutta la durezza di questo sport e anche la portata delle difficoltà che una donna deve affrontare per riuscire ad emergere in un panorama dominato dagli atleti maschi. Una sfida ardua, come questo scatto.
Dalla sezione fotografia è tutto! Speriamo di avervi ispirato con questa analisi, ma soprattutto di essere riusciti a farvi apprezzare al meglio questi scatti e le storie che tentano di raccontare. Ricordate sempre che una bella foto prescinde una bella storia da raccontare, noi dobbiamo solo avere le capacità di raccontarla. Continuate a seguirci nel nostro sito per tante news ed approfondimenti!
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