Vent’anni fa veniva distribuito per la prima volta nelle sale di tutto il mondo Matrix, un film che tra azione concitata e temi ultramoderni sarebbe diventato una pietra miliare del cinema, nonché fonte di ispirazione per molte pellicole del nuovo millennio
TITOLO ORIGINALE: The Matrix. GENERE: Azione / Fantascienza. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Andy e Larry Wachowski. CAST: Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, Joe Pantoliano. DURATA: 136 min. DISTRIBUTORE: Warner Bros. USCITA CINEMA: 1999.
Thomas Anderson (Keanu Reeves) lavora come programmatore di software. Di giorno è noto per essere un cittadino modello e rispettoso della legge. Di notte vive una seconda vita come attivo hacker, sotto lo pseudonimo di Neo. In questa veste ha commesso praticamente ogni sorta di crimine informatico. Finché non viene arrestato e gli viene inserita una cimice nel corpo per seguirlo. Inizialmente pensa di aver immaginato tutto, ma nella notte sul suo computer compaiono una serie di frasi criptiche riguardo a qualcosa chiamato Matrix.
Desideroso di sapere cosa sia, Anderson accetta una richiesta di contatto da parte di Trinity (Carrie-Anne Moss), emissaria del misterioso Morpheus (Laurence Fishburne). Costoro rivelano a Neo una sconcertante verità: il mondo che ha sempre conosciuto, in realtà, è solo una messinscena. Da molti anni, infatti, sulla Terra regna uno scenario apocalittico, in cui l’intelligenza artificiale ha preso il sopravvento sugli umani. Le poche persone sopravvissute si sono organizzate in un movimento di resistenza e Neo è destinato a giocare un ruolo fondamentale in questa battaglia.
I fratelli Wachowski sono solo al loro secondo lungometraggio, ma con Matrix fanno centro su tutti i fronti. Confezionano un successo al box office (solo nelle prime due settimane di programmazione 73 milioni di dollari negli Usa) e conquistano la critica. Il loro prodotto è all’avanguardia, tanto da spaccare il pubblico: chi ha più di trent’anni fatica ad entrare nella logica del film, mentre chi ne ha meno carpisce nelle sue trame la logica dell’internet. Ma il successo di Matrix può essere replicato anche in un momento in cui non si teme il millennium bug?
Tra filosofia e computer | Retro-recensione Matrix
La pellicola è un coacervo di filosofia orientale e arti marziali, di mitologia e di science fiction. La storia vede Neo (vistoso anagramma di One), neo-Alice in abito di pelle, calarsi nella tana del bianconiglio. I fratelli Wachowski riescono a shakerare il tutto, e a calare una storia già sentita in un contesto calzante. Riescono, infatti, a rappresentare un futuro che è già presente, nella sua mescolanza di dati, di esperienze e di culture lontanissime tra loro.
Il contrasto fra realtà apparente e verità è, infatti, uno dei problemi più trattati fin dai primordi filosofia. La realtà virtuale di Matrix è, in definitiva, una caverna platonica da cui l’uomo deve uscire per poter finalmente cogliere la verità che gli è stata da sempre sottratta alla vista. Il film risulta, comunque, un’opera ben congegnata in ogni suo dettaglio, che non è mai fine a se stesso. Tanto che nell’immediato si è palesato un solo difetto: l’inevitabile, annunciato, seguito di un’opera che avrebbe dovuto invece restare un unicum.
I rimandi filosofici sono innumerevoli. Ci sono il Dio del sonno Morfeo, che entra a piacimento nei sogni (in questo caso un sogno virtuale) delle persone, la salvifica Trinità. Il cattivo che ha un nome incredibilmente assonante con Lucifero (Cypher). Infine c’è una morale, che mostra il grande paradosso leopardiano: se da un lato la consapevolezza del vero conduce alla lotta e all’infelicità l’inconsapevolezza rende felici e appagati.
Visionari effetti speciali | Retro-recensione Matrix
In questi termini, non si capirebbe perché Matrix possa essere annoverato tra i film d’azione. Ma proprio così si scopre il punto di maggiore forza di questo film. Il significato di fondo prettamente filosofico è reso fruibile grazie a una trama avvincente. Il tutto è condito da combattimenti corpo a corpo a suon di kung-fu e da eccezionali effetti speciali.
Matrix ha in effetti il merito di aver consacrato effetti in realtà già esistenti, ma che non avevano ancora trovato spazio nel mainstream. Su tutti il Bullet Time, un marchio registrato dal responsabile degli effetti speciali John Gaeta. Le cineprese attive sono 120, coadiuvate da software che modificano le immagini a piacimento nel tempo e nello spazio, e disposte in modo tale da coprire ogni punto di vista possibile. Le possibilità di accelerare, rallentare, stoppare i singoli frame permettono di vedere chiaramente la balistica a cerchi concentrici fino a fissare i proiettili a mezzaria.
Il risultato è decisamente suggestivo. Tanto è vero che moltissimi film nell’immediato futuro proveranno a copiarlo. Matrix diventa così un film cult in pochi mesi.
È destinato all’obsolescenza? | Retro-recensione Matrix
Fin dai primi giorni del suo esordio, il capolavoro dei fratelli Wachowski si è imposto come fenomeno del momento, aggiudicandosi ben quattro premi Oscar. Il tema del conflitto fra uomo e macchine, fra creatura e creatore, condito con quell’impianto grafico, ha superato ogni più rosea aspettativa.
Persino i difetti, come il cast piuttosto inespressivo, hanno dato dei frutti: contribuiscono a dare un senso di alienazione. Lo stesso Keanu Revees, con quella sua fisicità “banale”, risulta convincente sia come action-hero sia come comico maldestro che inciampa tra le persone e le cose che non comprende fino in fondo.
Resta però il fatto che Matrix è un film che ha accusato gli anni. Gli effetti speciali che, allora, avevano dello straordinario, oggi sono al limite del ridicolo. La stessa storia, di forte attualità all’epoca, ha subìto lo sviluppo di una società informatizzata che è divenuta sempre più insensibile a certi temi.
Nonostante l’età e i due dimenticabili sequel, possiamo comunque affermare che Matrix rimarrà un film unico, grandioso esponente cinematografico del genere cyberpunk capace di fondere azione e filosofia, effetti speciali e scene di rara umanità.
Punti a favore
- Il linguaggio ultramoderno
- Gli effetti speciali avanguardistici
- Le allegorie della trama
Punti a sfavore
- L'inespressività del cast
- I sequel
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