Maestoso, colossale, meraviglioso, sono solo alcuni degli aggettivi che vengono in mente pensando a una recensione di Jurassic Park di Steven Spielberg, film che ormai ha superato il quarto di secolo ma non accenna a sembrare superato
TITOLO ORIGINALE: Jurassic Park. GENERE: Azione, Fantascienza. NAZIONE: USA. REGIA: Steven Spielberg. CAST: Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum, Richard Attenborough, Bob Peck, Martin Ferrero, Joseph Mazzello, Ariana Richards, Samuel L. Jackson, B.D. Wong, Wayne Knight, Jerry Molen, Miguel Sandoval, Cameron Thor, Adrian Escober, Christopher John Fields. DURATA: 126 minuti. DISTRIBUTORE IN ITALIANO: Universal Pictures. USCITA: 1993.
Un eccentrico imprenditore riesce a ricostruire il DNA dei dinosauri dal sangue succhiato a loro tempo da una zanzara, fossilizzata nell’ambra e giunta intatta fino a noi. In laboratorio fa così nascere diversi dinosauri, che poi trasferisce in un’isola, creando il Jurassic Park. L’attrazione prima di aprire ha bisogno dell’avallo di un paleontologo, che vola così verso questa nuova avventura. L’impatto a prima vista è mozzafiato: un habitat paleolitico perfettamente ricostruito, in cui questi animali creduti estinti sono rinati. Negli intenti il parco dovrebbe essere assolutamente sivcuro, ma a causa di una serie di sfortunate coincidenze i dinosauri sfuggono al controllo dei gestori. Alcuni mostrano così tutta la loro aggressività, costringendo i protagonisti a una fuga per la loro vita.
Jurassic Park, come vedremo in questa retro-recensione ma come ormai noto, è diventato presto un film cult. Condensa una quasi insuperabile maestria cinematografica con dei temi importanti, tratti dal libro di Michael Crichton. In fondo a questo spettacolo per gli occhi c’è infatti una morale: è meglio lasciare la natura com’è, ha già sopportato troppi abusi e non giocare a creare vita. Una piccola curiosità: Steven Spielberg opzionò la regia del film ancora prima dell’uscita del libro e iniziò a portarlo su storyboard ancor prima che ci fosse una sceneggiatura. Scommessa vinta.
La meraviglia in una inquadratura | Retro-recensione Jurassic Park
Abbiamo parlato di spettacolo per gli occhi. In effetti il primo impatto al film è questo, che potrebbe essere riassunto con l’aggettivo che abbiamo usato nel titolo: meraviglioso. Una sensazione che caratterizza indelebilmente il cinema di Steven Spielberg. C’è addirittura un tipo di inquadratura che è tanto caratteristico del cinema di Steven Spielberg da aver preso il suo nome: la Spielberg Face. Affidata a volte a un lento carrello e più raramente a movimenti meno dinamici, viene usata per mostrare qualcosa di stupefacente attraverso l’effetto che ha sui personaggi. Questo ci permette di intuire che qualcosa sta per accadere, e quale tipo di sensazione aspettarci, dall’espressione di stupore, paura, gioia stampata sulla faccia degli attori, con i quali creiamo un’empatia destinata ad accrescere l’emozione dell’inquadratura successiva, che ci mostra cosa i personaggi hanno visto.
Questa trovata raggiunge l’apice proprio in Jurassic Park. In effetti è difficile dimenticare l’espressione di Sam Neill quando, togliendosi gli occhiali incredulamente, vede per la prima volta dei dinosauri viventi. Una scena di 30 secondi che è rimasta impressa nella mente di tutti, perfetto preludio al primo incontro con gli animali preistorici. Forse nessun momento più di quello racchiude la poetica di un’intera carriera, nonché l’idea di magia basata sulle emozioni che è alla base del cinema di Spielberg.
L’età non conta | Retro-recensione Jurassic Park
Altro aspetto memorabile nel film è l’uso sapiente degli effetti scenici. A rivederlo oggi, non ci si rende conto che questo film ha più di un quarto di secolo. Questo perché si è optato per un sapiente mix tra gli effetti grafici tradizionali, che la fanno da padrone, e la CGI, che all’epoca muoveva i primi passi. Non era infatti la prima volta che la computer grafica fotorealistica appariva sul grande schermo (il più grande predecessore è stato Terminator 2 del 1991), ma era ancora acerba e bisognosa di essere centellinata, come si resero conto i maggiori registi dell’epoca.
Spielberg decise di optare per intere scene completamente create al computer, in particolare quelle in cui i dinosauri si muovevano alla luce del giorno, laddove ricorse ad effetti pratici nelle scene notturne e in spazi chiusi. La ricchezza di dettagli e l’incredibile realismo dei movimenti degli animali è dovuto perciò a questo mix perfetto di virtuale e analogico che, a lungo abbandonato dalle successive mega-produzioni che avrebbero fatto un eccessivo ricorso a una computer grafica ancora acerba, tornò a diventare un punto di riferimento più tardi, tanto da venire preferito ancora oggi.
A ciò si aggiunga che Jurassic Park è stata una pietra miliare anche dal punto di vista degli effetti sonori. La pellicola creò invero un precedente ineludibile nella sonorizzazione di creature immaginarie, sfruttando, anche in questo caso da avanguardista, per la prima volta in modo innovativo le potenzialità offerte dai computer. Una rivoluzione per l’epoca, con la quale si è continuato a fare i conti negli anni a venire. Ad esempio il verso del t-rex è una miscela dei suoni di una tigre, un alligatore, un cucciolo di elefante, un cane e un pinguino, mentre una delle componenti principali del richiamo dei velociraptor (per quanto bizzarro possa sembrare) erano le urla di tartarughe che si accoppiavano.
Il tema dell’ingegneria genetica | Retro-recensione Jurassic Park
Come detto inizialmente questo film non è solo un prodotto d’azione girato in modo avveniristico. Al di là dell’aspetto visivo c’è anche un rilevante quesito morale che Spielberg aveva intuito ancora prima dell’usita del libro. Il periodo storico era quello dell’inizio degli anni ’90, anni in cui nel panorama scientifico e nell’opinione pubblica si parlava sempre più insistentemente di biogenetica e di clonazione. Il tema degli effetti sconosciuti del progresso scientifico arrivò a colpire, con molta forza, l’immaginario collettivo grazie anche a questa pellicola.
Jurassic Park, andando oltre l’immaginario un po’ consunto dei cloni umani, propose l’idea della resurrezione di animali estinti da 65 milioni di anni. Resurrezione, poi, finalizzata ad attrarre turisti in un parco. Mostra dunque quale sia la questione etica legata allo sviluppo delle scienze, quale sia il dubbio relativo alla coesistenza tra specie programmate per vivere in epoche totalmente diverse, in definitiva un profondo scetticismo nei confronti dello sviluppo delle conoscenze non associate a una morlaità specchiata e in qualche modo tentennante. Tutto questo in un blockbuster.
Film cult
In definitiva, questa retro-recensione di Jurassic Park si può chiudere dicendo che si tratta di un film quintessenziale della poetica di Steven Spielberg. Le sue inquadrature, il tema morale sotteso, tutto in questa pellicola sa emozionare. I momenti di azione, poi, sono ben girati e invecchiati benissimo. La colonna sonora è entrata nella testa di tutti. Jurassic Park è un’avventura senza tempo, un film che non può mancare nello scaffale di un vero appassionato, una meravigliosa dimostrazione di come storia ed effetti possano convivere generando un meraviglioso mix finale.
Punti a favore
- La grafica, che non è invecchiata affatto
- Il significato della morale di fondo
- L'azione dirompente
Punti a sfavore
- Qualche forzatura nella sceneggiatura
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