Il nostro viaggio nel retrogaming continua con Baldur’s Gate: Dark Alliance ed il suo riuscito tentativo di portare i Forgotten Realms su console
I Forgotten Realms sono una delle più popolari ambientazioni fantasy mai realizzate. Se vi è capitato di tirare qualche dado in compagnia dei vostri amici, saprete quanto in profondità si sono spinti i manuali di Dungeons & Dragons nel corso degli anni, senza contare la mole smisurata di romanzi e altri prodotti che hanno deciso di prendere spunto da questa licenza per dar vita a nuove storie spesso memorabili. I videogiochi, ovviamente, non fanno eccezione.
Si può dire, anzi, che quella di riproporre su schermo l’esperienza di una partita “in carne ed ossa” sia una delle ossessioni più antiche del nostro media preferito. Nel 1975, ad esempio, vedeva la luce il mitico The Dungeon, titolo progettato in via clandestina su sistema PLATO che può essere considerato in un certo senso il precursore dell’intero mondo dei videogiochi di ruolo e che presentava tutte le caratteristiche, o quasi, che oggi riconosciamo come tipiche del genere. Da allora, la strada è stata davvero lunga e ricca di sorprese.
Il titolo di cui ci occuperemo oggi nella nostra rubrica dedicata al Retrogaming è Baldur’s Gate: Dark Alliance, sviluppato da Snowblind Studios e pubblicato da Black Isle Studios nel 2001 per PlayStation 2, Xbox e Game Cube. Abbiamo deciso di parlarne perché l’annuncio del suo sequel, avvenuto due anni fa, è stato un fulmine a ciel sereno per tutti i fan di questa IP a lungo dimenticata e la cui eredità è più complessa ed ingarbugliata del previsto. Con un nuovo Dark Alliance alle porte, dunque – o almeno speriamo – ha ancora senso rispolverare il suo predecessore? A nostro avviso sì, e oggi vi spiegheremo perché.
Un po’ di contesto
Baldur’s Gate: Dark Alliance è un titolo che si presta molto bene ad aprire tante discussioni sul retrogaming. Innanzitutto non vi è mai stata una conversione del titolo su piattaforme moderne: è possibile recuperarlo soltanto in versione fisica per le console di sesta generazione oppure tramite emulazione. Una versione per PC, sviluppata nientemeno che da CD Projekt, è stata purtroppo cancellata.
In secondo luogo, Dark Alliance rappresenta un curioso tentativo di portare su console la serie di Baldur’s Gate, da sempre associata al mondo PC e, di conseguenza, al controllo tramite mouse e tastiera. La scelta fu di adattare le regole della terza edizione di Dungeons & Dragons in maniera semplificata e di trasporle in un titolo action dai ritmi molto frenetici. La pietra di paragone più evidente, del resto, è rappresentata proprio da quel Diablo che degli hack & slash era divenuto a tutti gli effetti il portabandiera più importante.
Via il party, via la libertà d’azione, quindi: quello che rimaneva era il puro e semplice loop di uccisioni, raccolta dell’equipaggiamento ed avanzamento di livello che, in fin dei conti, era già alla base dell’antichissimo Rogue. Dark Alliance diede vita, però, a tutta una serie di seguiti ed epigoni che ne condividevano il motore grafico (avvenne qualcosa di simile anche su PC con i titoli che utilizzavano l’Infinity Engine di Baldur’s Gate) e le meccaniche di base. Oltre ad un sequel, Dark Alliance II, è d’uopo citare almeno il bellissimo Champions of Norrath: Realms of Everquest, che di questa formula rappresenta forse l’espressione più completa in assoluto.
Si trattava di una seconda via per il genere hack & slash, che non richiedeva mouse e tastiera e poteva permettersi, grazie al sistema di controllo analogico, di incorporare anche elementi presi di peso dal genere platform. Uno spunto molto interessante che oggi non si vede molto spesso in questa tipologia di titoli e che rende il gioco di Black Isle molto fresco ancora oggi. Snowblind Studios, purtroppo, ha chiuso i battenti nel 2011, dopo la pubblicazione de Il Signore Degli Anelli: La Guerra del Nord. I suoi dipendenti confluirono all’interno di Monolith Productions e sembrava che per Dark Alliance non ci fosse più un futuro, almeno fino all’annuncio di un reboot ad opera di Tuque Game, in arrivo questa estate su PlayStation, Xbox e PC.
Chi non ruola in compagnia… – Retrogaming, Baldur’s Gate: Dark Alliance
Baldur’s Gate: Dark Alliance, volendo, poteva essere giocato completamente in single player. Il giocatore poteva scegliere fra tre personaggi preimpostati senza la possibilità di personalizzarli esteticamente. Ognuno di loro riproponeva un archetipo abbastanza classico: l’Arciere Arcano preferiva gli attacchi dalla distanza e poteva incantare le proprie frecce con vari elementi; l’Incantatrice poteva utilizzare diversi incantesimi a lungo, medio o corto raggio; il Guerriero, invece era… beh, un guerriero, che faceva cose da guerriero e seminava morte e distruzione fra i ranghi avversari a suon di asce e martelli.
Uccidendo i mostri e salendo di livello, ciascuno di questi tre eroi sbloccava nuove abilità e nuovi talenti, e non mancava un completo sistema di loot ed equipaggiamento. Nuove armi e armature potevano essere sia raccolte dai nemici, sia acquistate presso i mercanti in città. L’impostazione, come potete notare, ricorda proprio quella di Diablo, ma c’è qualcosa che differenzia particolarmente il titolo Snowblind Studios dal capolavoro di Blizzard. Si tratta, nello specifico, della sua propensione dialogica.
Il titolo si apre con una sequenza in cui il narratore (o il dungeon master, se volete) ci introduce alla città di Baldur’s Gate:
La notte è calata da qualche ora e noi, viaggiatori solitari, ci avventuriamo per le strade deserte alla ricerca di una locanda, quando ecco giungere un gruppo di ladri che ci stordisce e ci deruba dei nostri averi.
Da qui, si dipanerà un’avventura più grande del previsto che coinvolgerà l’intera Costa della Spada. La trama di Dark Alliance prende il via da un incipit molto abusato e, a dirla tutta, non si allontana troppo dai soliti cliché che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso di tante sessioni con gli amici, eppure non è affatto malvagia nel suo svolgimento.
Una volta preso il controllo del giocatore, infatti, ci accorgiamo che i dialoghi con i personaggi non giocanti, pur non consentendoci di effettuare alcuna scelta narrativa, sono spesso molto approfonditi e ramificati per la media del genere (ed erano tutti doppiati in italiano!). L’impressione è proprio quella di parlare con uno dei personaggi ideati dal nostro master di fiducia, quelli che torturiamo ponendo loro domande stupide su aspetti insignificanti della location per il puro gusto di mettere in difficoltà il narratore (e se negate di averlo mai fatto, state mentendo).
Una nota interessante: fra i designer del titolo figurava addirittura Chris Avellone, oggi noto (purtroppo) a causa delle sue vicende giudiziarie, ma indiscutibilmente autore della sceneggiatura di tanti capolavori del videogioco di ruolo (un esempio su tutti: Planescape: Torment). Baldur’s Gate: Dark Alliance, dunque, è davvero divertente in singolo e permette di costruire la propria build con una certa libertà, risultando anche molto rigiocabile. Ma cosa succede quando lo si affronta in compagnia di un amico?
D20 critico – Retrogaming, Baldur’s Gate: Dark Alliance
Chiunque abbia provato almeno una volta il titolo di Snowblind Studios assieme ad un amico vi dirà probabilmente che si tratta di una delle esperienze che si avvicinano maggiormente alla sensazione di una sessione dal vivo. Il peso trasportabile è limitato, i personaggi hanno tutti dei punti di forza e delle debolezze e spesso e volentieri bisognerà fare economia su cosa acquistare e quando, visto che i soldi non saranno mai abbastanza. A proposito del loot: a differenza di quanto avviene oggi in molti altri giochi, il mondo di gioco condivide gli oggetti caduti a terra fra i due giocatori. Buona fortuna per quando farete a gara a chi raccoglierà per primo quella Morning Star +1…
Giocando la campagna ad un livello di difficoltà medio, a dirla tutta, la cooperazione fra i due giocatori può diventare anche uno scontro fra chi arrafferà per primo il bottino. Se opterete per il livello di difficoltà massimo, invece, dovreste prepararvi ad una sfida non di poco conto. Persino il più scarso dei topi di fogna potrà dimezzare i vostri punti ferita con un singolo colpo e, se considerate che non vi è alcun tipo di respawn dei nemici, capirete che la via del grinding sfrenato viene preclusa al giocatore.
Collaborare sarà l’unica, vera chiave del successo, specialmente durante le difficilissime bossfight. Il livello di difficoltà cambia drasticamente l’esperienza che andrete a vivere. Il bello, evidentemente, sta anche qui. Assieme ad un amico, Baldur’s Gate: Dark Alliance diventa una delle realizzazioni più compiute che il mondo di Dungeons & Dragons abbia mai avuto sullo schermo. Il gioco non prevedeva alcun tipo di modalità online e pertanto era necessario incontrarsi con un amico di persona. A distanza di tanti anni, diventa difficile scindere Dark Alliance dai nostri ricordi personali più cari. Anche perché, diciamolo, le creature e le razze iconiche dei Reami Dimenticati sono realizzate con cura certosina e attenzione per il dettaglio.
Il motore di gioco si difende molto bene ancora oggi. I modelli poligonali sono solidi e ricchi di dettagli, anche se le animazioni tradiscono il passare del tempo. Sorprendente è il frame rate, stabilmente ancorato ai sessanta fotogrammi al secondo; ancora meglio la realizzazione dell’acqua, dotata di una sua fisica e capace ancora oggi di lasciare stupefatto il giocatore. Le onde si muovono in maniera realistica al nostro passaggio e riflettono la luce circostante, andandosi infine ad infrangere contro gli ostacoli in maniera molto credibile. Nonostante tutto, sono davvero pochi gli aspetti del titolo ad essere invecchiati davvero. Persino l’inventario rimane ad oggi uno dei più intuitivi e funzionali che mai si siano visti su console.
Reami e giochi dimenticati
Il nostro appuntamento con il Retrogaming di oggi termina qui, nella speranza di avervi messo un po’ di curiosità nei confronti di Baldur’s Gate: Dark Alliance. Sebbene il titolo abbia dato luce ad una serie di seguiti e successori spirituali anche molto riusciti, l’interesse del pubblico nei confronti di questa particolare tipologia di hack & slash per console sembrava essersi estinta. Il nuovo capitolo della serie, inoltre, sarà un gioco molto diverso nell’impostazione, a giudicare da quanto ci è stato mostrato.
Come al solito ci sarebbe da sperare in una nuova remaster dell’originale che ne preservi l’esistenza e gli impedisca di perdersi nelle nebbie del tempo. Il capolavoro – possiamo dirlo? Diciamolo – di Snowblind Studios rappresentava un’altra via del gioco di ruolo, capace di giocare con i cliché dei suoi parenti per personal computer, senza preoccuparsi di inserire alcuni momenti assolutamente inconcepibili per l’appassionato abituato a mouse e tastiera che ha fatto di RPG Codex il proprio credo. Come nelle sessioni migliori, l’importante era divertirsi.
Avete mai provato uno di questi titoli? Fatecelo sapere nei commenti. Se, invece, avete intenzione di acquistare uno dei tanti titoli su licenza di Dungeons & Dragons, potreste dare un’occhiata ad Instant-Gaming, che propone molti di essi ad un prezzo scontato. Continuate a seguirci sulle pagine di tuttoteK per essere sempre informati sul mondo della tecnologia e dei videogiochi.
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