Alle volte videogiocare è un po’ come muoversi verso l’ignoto e non è così facile come può sembrare. Oxenfree è qui con noi per darci una lezione su noi stessi
Vorrei provare a fare una cosa un po’ diversa oggi.
Vorrei parlarvi di un gioco (e fin qui tutto normale), solo che in questa occasione si tratterebbe di un titolo che non ho ancora giocato (e vorrei ripetere “ancora”; è un po’ il fulcro del discorso come vedrete).
So che potrebbe sembrare strano, forse anche scorretto, ma credo proprio che potremmo trarne qualche considerazione interessante.
Quindi… lo conoscete Oxenfree? Io non tanto, ecco.
Oxenfree, dovrebbe parlare di…
Oxenfree viene sviluppato da qualcuno e esce un qualche giorno che ora non ricordo. Ovviamente potrei andare a controllare e fare la mia solita introduzione, ma andrebbe contro il senso di questo articolo. Sia chiaro, non è che non sappia nulla di questo gioco, ma è tutto in mano alla memoria (che di solito è buona, giuro) di letture vecchie di anni.
Oxenfree l’adocchiai qualche tempo prima l’uscita, non sono sicurissimo di quanto. Vidi un trailer, probabilmente anche un pezzetto di gameplay. Sono certo di averne letto la recensione in versione PC, ma in quanto giocatore console non ero intenzionato a preoccuparmi troppo di questo gioco fino al suo arrivo su PS4. A questo va sommato che da molti anni (dal 2012, ma questa storia ve la racconterò un’altra volta) rifuggo non solo gli spoiler, ma persino le anticipazioni di ogni tipo.
Quindi dobbiamo andare un po’ a vista, diciamo. La storia dovrebbe ruotare attorno ad un gruppo di ragazzi che vanno a fare una gita (o qualcosa del genere) su un’isola. Dai trailer si respirava un’aria di mistero con note thriller se non quasi horror. Si intuiva una qualche meccanica legata a una radio, che forse permette di avere accesso a suoni di un altro mondo, forse qualcosa riguardo a fantasmi e cose del genere. Sì, non ne so molto. E mi sta bene così, in un certo senso. Voglio evitare di farmi condizionare da troppe parole o troppi video di presentazione. Voglio arrivare al primo avvio con la mente sgombra.
Certo, sorge un piccolo problema: l’immaginazione. Io non so di preciso cosa troverò in Oxenfree, ma nel corso degli anni (tra scoperta del gioco, effettiva uscita su PC, arrivo su PS4, attesa di uno sconto sostanzioso: di tempo ne è passato…) ho creato tutta una serie di fantasie su questo gioco. È un tipo di opera di cui subisco il fascino con grande facilità: uno stile grafico sublime e non comune, personaggi adolescenziali e grande enfasi sulla narrazione di una storia che profuma di mistero. Non posso non esserne affascinato e suggestionato, persino cercando di starne lontano. Mi ritrovo quindi in una situazione strana: non so nulla e non ho delle reali aspettative, eppure ho come il timore a confrontarmi con quest’opera che è cresciuta dentro di me lentamente e inesorabilmente, anche quando non ci pensavo coscientemente.
Oxenfree, mi pare che si debbano fare delle cose…
In termini generali stiamo parlando di un gioco dalla forte impronta narrativa e, soprattutto, dialogativa. Una delle caratteristiche che più mi avevano colpito era il fatto che il personaggio controllato dal giocatore si ritrovava a dover parlare con degli amici in tempo reale. Non c’erano i “turni”, in cui si alternavano giocatore e png: i personaggi parlavano anche tutti assieme e il giocatore doveva “insinuarsi” nel discorso nel momento giusto, come in una vera discussione, scegliendo una risposta tra le varie disponibili. Era qualcosa di interessante che rendeva, sulla carta chiaramente, tutto quanto più fluido e realistico.
Certo, sorgeva un piccolo problema: la lingua. Oxenfree non è tradotto in italiano. Io all’epoca avevo un discreto inglese ma leggere più dialoghi a velocità di parlato e al tempo stesso buttare un occhio a tutte le possibili risposte era qualcosa che mi lasciava dei dubbi. Temevo che nei momenti più concitati sarei finito per dare risposte sbagliate, fraintendendo per la fretta. Da allora sono migliorato, ma chissà se posso farcela. Il dubbio mi è rimasto.
Ecco il punto del discorso
Non potendo dire molto su un titolo che non conosco, arriviamo velocemente al sodo.
Io soffro di ansia da prestazione videoludica. Dopo aver appurato che sì, io non sono esattamente normale e equilibrato, proviamo a pensare a questa cosa.
Non è semplicemente una questione di aspettative: un FF XV che arriva dopo moltissimi anni ha sulle spalle un carico incredibile, ma questo poiché si sa ormai molto del titolo e si ha avuto il tempo di sperare che ciò che andremo a giocare sia effettivamente la migliore versione di se stesso. Se fallirà sarà colpa sua.
Con Oxenfree è esattamente l’opposto. Il dubbio è soprattutto legato a ciò che io potrei ricavare dal titolo. Io ho alle volte paura di sprecare un gioco. Non solo per (in)capacità personali, come nel caso della lingua, ma anche per il fatto che forse “non è il momento giusto”. Mi capita spesso di “non sentirmi ispirato”.
Il punto però è che non vivo per niente bene questa cosa. Mi rigiro il controller tra le mani, fisso i giochi su disco, scorro la libreria digitale di PS4. E se poi inizio Tropico 5 e mi stufo? Forse fra qualche tempo avrò ancora più voglia di adesso di giocarci? Sono certo che sia il momento adatto per giocare a Hitman? Non è che voglio giocare a Oxenfree solo per liberarmene? E se poi non me lo godo?
Pensieri di questo tipo mulinano nella mia testa con più costanza di quanto desideri ammettere. Questo poiché non ritengo la mia passione qualcosa di irrilevante, da trattare senza rispetto. Il videogame è un’opera d’arte creata, spesso, da molte persone che richiederanno al giocatore una partecipazione attiva e un certo impegno. Io non sono in grado di giocare superficialmente a un videogame. Subentra quindi quest’ansia da prestazione videoludica. E se proprio devo ammetterlo: non vorrei mai rinunciare a questo mio lato.
E voi? Siete persone ben più sane di me? O forse è una condizione meno rara di quel che penso? Diteci la vostra nei commenti!
Chiara
16 Luglio 2017 alle 16:51Complimenti davvero un articolo interessante. Sappi che soffro della stessa sindrome! XD
Nicola Armondi
16 Luglio 2017 alle 17:10Ti ringrazio!
Ora sappiamo di non essere i soli, in questo vasto mondo videoludico, ad avere una certa ansia da prestazione. Direi che è una consolazione!